Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

Mario Pendinelli giorazione, calcolabile in media intorno al 100 per cento, e mai inferiore al 52 per cento. Oggi le cose vanno anco,ra peggio: su ogni 100 lire pagate dai co·nsumatori, gli agricoltori ne ricevono, in media, 20-25; mentre l'aumento dei prezzi dai mercati all'ingrosso ai dettaglianti non è mai inferiore al 70-80 per cento e sfiora, in molti casi, il 300-350 per cento. Avevano dunque ragione le « Cassandre radicali » del settimanale di Pannunzio nel prevedere che, qL1alora il nostro, sistema di distribuzio,ne fosse rimasto immutato, la corsa ai prezzi sarebbe aumentata in misura crescente e nessuno avrebbe potuto fermarla. Infatti siamo arrivati al punto in ct1i il costo del commercio dei prodotti ortofrutticoli è in Italia il più alto del mondo. Negli Stati Uniti, tanto per avere un'idea, esso non supera quasi mai il 10 per cento del valore del prodotto. Purtroppo la maggiore dose di responsabilità, le colpe maggio,ri di questa sitt1azione, ricadono sulle amministrazioni comunali, che, avendo poteri assai ampi nel settore dell'organizzazione dei mercati ortofrutticoli, li hanno usati, a dir poco, molto male. La « competenza » nel commercio dei prodotti agrico,li fu attribuita aii Comuni da una legge del 1903, che poi st1bì alcune modifiche nel 1925 e, più recentemente, qualche variazione con una leggina del 1959. Ma la sostanza è rimasta quella fissata dalla legge del 1903: cioè di un periodo, e si può dire di un'epoca, profondamente diversa da quella attuale. Allora i mercati erano una cosa modesta, in confronto a quello che sono diventati con l'esplosione dell'urbanesimo. Ma i Comuni non se ne sono accorti. Di solito gli amministratori co·munali considerano le « mediazio,ni » (così vengono chiamati i mercati all'ingrosso dei prodotti ortofrt1tticoli) come uno strumento per fo,rmare o accrescere la loiro· «clientela » personale. Ciò è reso passi bile dal fatto, che soltanto i Comuni, all'interno dei mercati - cioè nei luoghi dai quali obbligatoriamente deve passare quasi tutto il comn1ercio degli ortofrutticoli destinati al consumo cittadino - possono assegnare le « concessioni» per la co,mpra-vendita. Nel 1959, con la « leggina» di cui abbiamo parlato., gli agricoltori furono autorizzati a vendere direttamente i loro prodotti ai co,nsumatori « nei Comuni di produzione ». Le cose naturalmente sono rimaste al punto di prima, perché, evidentemente, il problema no1 n è quello dei « Comuni di produzio,ne », che sono generalmente piccoli paesi agricoli, ma quello delle medie e grandi città nelle quali si co,ncentra la stragrande maggioranza del commercio, all'ingrosso e al dettaglio, degli ortofrutticoli. Nei soli mercati all'ingrosso di Milqno, Torino, Bologna, Ro1 ma, Genova, Firenze e Napoli si negozia ogni anno il 40 per cento dell'intera produzione trattata dal mercato in- · 80 Bibiiotecaginobianco

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