Mario Pendtnelli dificare, insieme con le coltivazioni, le vecchie « strutture » del Mezzogiorno agricolo, e finanche la « mentalità » degli agricolto·ri. E gli ortofrutticoli, nonostante le grandi difficoltà cui abbiamo accennato, sono potenzialmente una coltivazione « ricca », in gra1do cioè di consentire, se sorretta adeguatamente, un b11on red:dito. Ma quali so,no le prospettive? Il potenziamen-to dell'industria di trasformazione è uno strumento per alleviare la « crisi ». Nel Mezzogiorno d'Italia ci sono le due condizioni essenziali (materie prime e manodopera) per la nascita e lo sviluppo di industrie di questo genere. A condizione che siano aziende efficienti, tecnologicamente sviluppate e di grandi dimensioni, non piccoli capannoni di latta con vecchi macchinari acquistati di seconda mano. Chi le farà, queste industrie? E ammesso che qualcuno le faccia, anzi che ne facciano molte, saranno in grado di trasformare industrialmente tutto quello che il mercato dei prodotti freschi, nelle condizioni attuali, non riesce ad assorbire? Considerando le previsioni che si fanno sugli incrementi delle produzioni, la cosa non sembra possibile. La ricerca di nt1ovi sbocchi commerciali all'estero, diversi da quelli tradizionali del Mercato co,mune europee, è un'altra strada valida che dovrebbe essere imboccata al più presto. iJa questo punto di vista sarebbe molto importante l'allargamento delle Comunità Europee all'Inghilterra e ai paesi scandinavi; ma non vanno trascurate neppure le possibilità che offro·no gli immensi 1nercati dell'Europa orientale. Un altro problema da affrontare è quello dei trasporti. I convogli ferrovia·ri so,no eccessivamente lenti, e scarsi, nei mo,menti di punta, i vagonii frigoriferi disponibili per la produzio11e. Ora, a p·arte 01 gni altra considerazione, una valida industria di trasformazione non si costruisce da un giorno all'altro. Così come i nuovi mercati non si conquistano dalla sera alla mattina e i tras·porti ferroviari non possono essere resi più efficienti con un tocco di bacchetta magica. Ci vuol tempo ed una forte dose di volontà realizzatrice. Pure, i p1 roduttori non possono attendere. E allora? Alcune organizzazioni di agricolto 1 ri puntano tutto, o quasi, sull'intervento dello Stato. Si tratta, molto spesso, delle stesse organizzazioni, e la cosa non sorprende, che credono « nell'insostituibile funzione dell'iniziativa privata » e si scandalizzano finanche per la g,estione statale delle ferrovie, che pure furono nazionalizzate dal « privatista » Giolitti. Ma, di fronte alla « crisi » dei prodotti agricoli, queste organizzazioni non sanno fare di meglio che invocare l'intervento dell'AIMA, in base al criterio che l'azienda di Stat·o dovrebbe acquistare tutti i quantitativi invenduti di ortofrutticoli. I dirigenti di queste organizzazioni fanno mostra di non capire che all'in,tervento dell'azienda p·ubblica si do78 Bibliotecaginobianco
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