Sara Esposito poche altre città alle quali viene dato il non1e di metrop·oli. Malgrado la presenza di aree ztrbane di din1ensioni intermedie, cioè, in Francia la contrapposizione o meglio il contrasto tra le gran.di agglomerazioni che sitperano i cirzquecentoniila abitanti e le città piccole e medie che non raggiungorio i centomila abitanti è nettissin10 . . Al fine di spezzare il monocentrismo e iZ radiocentrismo della capitale e di avviare al tempo stesso lo sviluppo urbano di altre regioni, gli addetti all'aménagement del territorio puntano sullo sviluppo di un certo nurriero di ,netropoli regionali cap·aci di resistere alla forza di at-• trazione di Parigi e di impriraere un certo in1pulso al loro hinterland. Molto diversa è a questo proposito l'opinione dei geografi francesi. Già riel 1963, a conclusione di uno studio sulla struttura urbana del paese (Le fait urbain en France, Ar1nand Colin, Paris 1963), Françoise Carrière e Philippe Pin.chemel esprimevano la loro preoccupazione circa lo sviluppo in Francia di grandi n-zetropoli regionali: i centri urbani di grandi dimensioni, infatti, attirano l'immigrazione dalla regione circostante e quindi, se inseriti in una tra1na u,rbana discontin.ua e, in molte regioni, fragile, finirebbero, da urz lato, con l'impoverire regioni già dep.auperate da decenni di emigrazione e, dall'altro lato, col creare altri punti ipertrofici nell'organismo urbano del paese. Aggiungevano che il f enometzo urbano va considerato come un tutto unico da sistemare globalmente, a tutti i livelli, e non attraverso interventi frammentari; e indicavano come punti di attacco per una politica di aménagement del territorio la· rivitalizzazione delle città piccole e la riorganizzazione delle reti urbane nelle regioni rurali o poco sviluppate. Poco più tardi, ·nel 1965, in un articolo pubblicato su « Le Monde », Maurice Le La11nou sottolineava ch,e nella struttura urbana francese si manifestano fermenti di rinnova1riènto; « se iri Francia esistono ancora regioni diseredate dove il deserto progredisce », scriveva, « nella maggior p·arte del paese a u11 tipo di popolame11to piatto e uniforme si sostituisce un'imm.agine nuova, i cui pu11ti di concentrazione si moltiplicano anche se la provi11cia presa in esame nel suo complesso continua a perdere uomini »; e identificava la ragione di questo fenomeno non tanto nella decentralizzazione delle funzioni industriali quanto nel rapido progresso del settore terziario, « espressione d·i una riscoperta da parte delle città delle vere funzioni urbane, che sono quelle dello scambio, della relazione e del servizio ». E concludeva che proprio da questo f enomen.o che si era manifestato spontanea-,nente, in un certo senso, doveva prendere l'avvio una seria e concreta p·olitica di aménagement urbatzo. Nel Plaidoyer la Veyret-Verner riprende l'argo1nento, facendo, se 68 Bibiiotecaginobianco
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