Girolamo Cotroneo versi indirizzi ideologici diremmo che lasciano uno spazio ab•bastanza ampio e consen to·no il rifiutai di scrivere « certe » cose a chi non lo desideri: è solo per viltà (anche se poi non mancano le giustificazioni verbali per trasformare in colpe del « sistema » quella che è invece una consapevole abdicazione morale) che si accetta in questo campo l'imposizio·ne esterna: perché se c'è un gio,rnale che non è disposto, per preclusione jdeologica, ad accettare certi discorsi, ce ne sarà sempre un altro disposto a farlo. 11 pericolo che la libertà di stamp·a corre nei paesi democratici è un altro: quello che si creino i grandi « imperi di carta », il mo·nopolio di pochi gruppi (o peggio ancora il monopolio statale che, co·m'è noto 1, è ampiamente desiderato dalle ali estreme del nostro schieramento politico,) che controllano la stampa. Il problema, in poche parole, non è quello di p·retendere che la stampa sia obiettiva, che le informazioni siano autentiche e non manipolate (il che, come abbiamo detto, è praticamente un assurdo), bensì quello di im1 pedire concretamente che la stampa finisca in poche mani, siano esse statali o private, condizionando così total,mente o quasi l'opinione pub·blica. Perché fino a quando al lettore sarà data la possibilità di scelta fra varie fonti di informazione, ognuna delle quali esprime il « suo » punto di vista, il problema del condizionamento, qualunque cosa ne pensino i minimarcusiani dell'ultima ora, praticamente non esiste, nono,stante i convincimenti che abbiamo espresso circa l'obiettività del giornalista. Certo, ove si pensi al b·assissimo n-umero di lettori di giornali nel nostro paese e al f1atto che quasi tutti ne leggano u·no solo subendone massiccia, mente l'influenza (la vecchia battuta « 'L'Unità' non lo dice» è polivalente, in quanto potrebbe benissimo suonare « ' Il Corriere' non lo dice», e così via), è chiaro che il p,roblema del condizionamento unilaterale da parte dei mezzi di informazione esiste; ma il caso particolare di un paese co•me il nostro, in gran parte culturalmente -depresso, non ci p1are applicabile al principio generale, che conserva tutta la sua validità. Per questo, tranne che non investa app•unto il problema di fondo e cioè quello di garantire comun- . que la pluralità delle fonti di informazione, qualunque dibattito sulla libertà giornalistica sfiora, senza toccarlo, il problem·a stesso, in quanto la deformazione del fatto è un fenomeno di cui si potrà semmai misurare la maggiore o minore gradazione e intensità, ma non eliminarlo del tutto·; ·e se a questo poi ·si aggiungono certe difficoltà tec11iche, tipiche della stampa quotidiana, quale ad esempio quella di preparare talvolta in anticipo la cronaca di avvenimenti attesi, si avrà il quadro completo di una situazione abbastanza complessa. Parlare perciò a questo p·unto ancora di « obiettività » è un discorso alquanto peregrino: e se il rimedio dovesse essere poi quello di fissare una « autorità » che garantisca l'obiettività della informazio,ne e che ne controlli l'autenticità, allora francamente diciamo che a questo rimedio preferiamo di gran lunga il male attuale. GIROLAMO COTRONEO 66 Bibiiotecaginobianco
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