.. Girolamo Cotroneo sio.ne, per le quali in Italia si è recentemente ,addirittura p·arlato, co,n espressione discutibile, di « informazione di classe» (Maurizio Cap·rara, « Il Manifesto», nn. 2/3, luglio agosto 1969); e so·no pro,blemi eh-e lasciano perplessi, anche perché in Italia non dispo·ne di mezzi cli persuasio 1 ne occulta so1 ltanto il potere, ma anche l'opposizione, che possiede anch'essa le sue centrali di i•nfo1rmazio1ne, i suoi formidabili gruppi editoriali, .e co,sì via. Naturalmente tutto questo ci costringe a mettere in disct1ssione ed a sotto,po·rre a revisione critica tutte quelle tradizionali convinzio,ni nelle quali ci eravamo ottimisticamente radicati circa la libertà di stampa nei paesi a regime democratico: e ci permette di capire, pur individuando·ne la clamorosa unilateralità, la lotta degli studenti ,tedeschi contro l'impero editoriale di Axel Springer e 1-e manifestazioni di quelli milanesi contro il « Corriere della Sera», che meritavano però di essere estese anche in altre direzioni. Ma per quanto veri siano questi mali, per quanto reali siano i pericoli per lo svilup-po culturale e per il progresso della demo>crazia, altrettanto difficile è elaborare per essi delle soluzioni che non mettano in discussione il pri,ncipio ,stesso, della libertà di stampa: e di questo è 01 ltretutto prova il fatto che quegli studiosi ai quali si può fare risa.lire la p·atemità di queste idee ed indirettamente di questi movimenti, se sono riusciti a formulare una diagnosi in gran parte accettabile, non sono tuttavia riusciti ad indicare una altrettanto accettabile terap,ia.: o si fermano, come Ado,rno,, al puro momento negativo, o formulano, come l'ultimo Marcuse, quello· della Critica della tolleranza o del Saggio sulla liberazione, ipoitesi inaccettabili o generose utopie: e questo perché ol,tretutto il p,ro1 b1 lema si innesta in quello più generale della società industriale avanzata, che pro 1ducendo, mezzi tecnici sempre più sofisticati (i quali finisco·no sempre con l'essere graditi al gro·sso, pubblico, anche nel campo della stampa, giacché permettono una più rapida diffusione delle notizie), restringe sem,pre di ·più il numero di coloro che possono inserirsi, truccandolo, nel « gioco» (per usare i termini marcusiani). Ma i termini essenziali di quel dibattito da cui abbiamo preso le mosse, non erano questi, o meglio, no1n erano soltanto questi: il problema di fo,ndo ci è sembrato invece fosse quello 1della possibilità, in questa situazione politica della quale no,n si entrava nel merito, di fornire al lettore del giornale una informazione rispondente a verità, senza alterazio,ni o mistificazioni di sorta. Tuttavia, ciò di cui a nostro avviso no 1n si tiene co1 nto abbastanza quando si discute di questi argomenti, è il fatto, che ogni notizia, ogni informazione ar~iva in ogni caso « mediata » attraverso il portatore, chiunque esso sia: p·er cui anche un eventuale controllo « popolare » (che poi, diciamolo chiaro, significherebbe « statale », con tutte le conseguenze facilmente immaginabili) non eliminerebbe mai la mediazio:ne di colui che scrive o per la stampa o per la radiotelevisione la notizia stessa (e non a caso Umberto Eco, nell'-articolo che ab,biamo ricordato, descriveva brillantemente il modo con cui su giornali e in paesi diversi sarebbe data la stessa noti;zia, la notizia giorn·alistica per antonomasia, cioè « l'uomo che morde il cane »). 62 Bibiiotecaginobianco
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