" Giornale a più voci conta London: « ... Non appena ap,pare un nome nuovo, i referenti insistono per sapere se si tratta di un ebreo [ ...]. Se la persona in questione è veramente di origine ebraica, i referenti cercano di inserirlo nel verbale con un rpretesto qualsiasi, che potrebbe benissimo. non aver nien,te a che fare con gli argomenti trattati. E accanto· a questo nome collocano la rituale qualifica di 'sionista'. Devono accumulare nei verbali il maggior numero possibile di ebrei. Quando cito due o tre nomi, se ce n'è uno che ' sembra ebreo', trascrivono solo quello. Questo sistema della ripetizione, per primitivo che :5ia, finirà per dare l'impressione voluta, e cioè che l'imputato era in contatto quasi esclusivamente con ebrei. Ma non si tratta 1nai di ebrei. Per esempio, quando mi interrogano su Hajdu, il referente sostituisce nel verbale la definizione di ebreo con quella di sionista. 'Noi apparteniamo all'apparato di sicurezza di una democrazia popolare. La parola ebreo è un'ingiuria. Ecco perché scriviamo 'sionista'. Gli faccio notare che '~ionista' è un attributo politico. Mi rispo•nde che non è vero e che lui si attiene agli ordini ricevuti [ ...]. Fino alla fine la qualifica di sionista rimarrà ap- {pioppata a uomini e donne che non hanno mai avuto niente in comune col sionismo [ ...].. In seguito la co,sa degenererà in una specie di caccia alle streghe» (ARTHUR LoNDON, La Confession,e, trad. it., Garzanti 1969, pp. 210-11). Fu in quell'epoca, ap,punto, che Jean Paul Sartre, turbato ed allarmato, denunciò la nascita dell'« antisemitismo di sinistra » (cfr. l'intervista ·di Sartre a « Evidences », gennaio 1952). Superfluo dire che il peggioramento dei rapporti tra Mosca e Israele ha ulteriormente alimentato il fenomeno. Lo scorso anno, è stato addirittura ·Gomulka a deplorare, nella XII sessione del Comitato centrale, « certe manifestazioni negative» che fanno degenerare in Polonia la «lotta al sionismo»: difatti (come riconosceva « Trybuna l.udu » del 9 luglio 1968), in certe organizzazioni ·del partito comunista polacco « non si fa differenza tra l'ebreo e i1 l sionista». Ed è di quest'anno il raccapricciante suicidio alla Jan Pa'lach di uno studente ebreo di Riga, URSS, quale drammatica protesta per la condizione fatta agli ebrei nella Russia sovietica. Ebrei, o sionisti? Affermava una rivista ucraina, « Perets », nell'ottobre 1967, che « oggi finanche i sionisti più ortodossi sarebbero incapaci di negare che tutti i maggiori crimini contro l'umanità sono stati commessi con la partecipazione dei sionisti ». E poiché è per lo meno improbabile che la rivista si limiti a prendere in considerazjone i soli crimini verificatisi dopo il 1896 (,data in cui il padre del sionismo Theodor Herzl formulò il suo programma), chi è, di grazia, che ricorre alla « tattica ignobile» giustamente ,denunciata da Levi? Dice ancora Levi che le proteste dell'Occidente no•n fanno che danneggiare ulteriormente quegli stessi eb·:rei che si dice di voler difendere. Nep·pure questo ci sembra esatto; se è vero che nell'URSS si è verificato negli ultimi tempi, come egli afferma, un «concreto seppure cauto disgelo», è probab1ile cht: lo si debba proprio alle denunce venute da tante parti e al conseguente turbamento nelle file comuniste occidentali. Del resto, è stata la stessa « Trybuna Ludu », nell'articolo prima citato, ad auspicare la fine delle manifestazioni di 57 Bib·I iotecag i nobianco
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