Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

.. Rosellina Balbi Rossanda faccia parte della CO•ngiura imperialistica, quando, nel primo numero del « Manifesto» denunzia nell'URSS « l'infiltrarsi [ ...] di contro-verità e contro-valori, fino ai rigurgiti nazionalisti o alla malapianta del razzismo e dell'an·tisemitismo »? Su·pponiamo pure che quest'argomento costituisca una manna per i reazionar,i (ma non per i fasci 1 sti, che son·o· nell'impossibilità di fars1 paladini degli ebrei perseguitati). Si deve perciò passarlo sotto, silenzio? Volendo seguire un simile criterio, la stampa «progressista» avrebbe dovuto astenersi dal criticare, o avrebbe dovuto addirittura ignorare, l'intervento armato sovietico in Ceco,slovacchia: e ciò perché la destra no,n avrebbe mancato di strumentalizzarlo, (come ha fatto). Ma non siamo più al tempo in cui coloro che denunciavano i delitti di Stalin venivano bollati, se erano uomini di sini1 stra, come traditori e venduti. Da allora, la storia è andata avanti. Per amor di discussione, diamo p11re per buono ciò che buono no.n è: che l'essere « sionisti » costituisca un delitto tale, da meritare persecuzioni e discriminazio 1 ni. Né staremo a sottilizzare su ciò che in Unione Sovietica si intende con il termine « sionista»: chi desidera emi,grare in Israele? chi «tiene» per Israele nel conflitto mediorientale? La questio,ne meriterebbe di essere ap,profondita, ma, ai fini del nostro· discorso, possiamo accanto,narla. Dunque: posto che il « sionismo » sia giuridicamente condannabile, tornian10 a quanto, afferma Levi. « Generalizzare e confondere 'antisemitismo' con 'antisionismo' è una tattica ct1lturalm.ente ignobile, qt1alunque ne sia lo scopo », egli osserva. D'acco,rdo. Tutta la questione può dunque ridursi ai due interrogativi seguenti: 1) esistono, nell'URSS e in altre democrazie ·popolari, fenomeni di antisemitismo? 2) in qt1esto caso, chi ha confuso l'antisemitismo, con l'antisionismo? Sul primo punto, la risposta non può essere che affermativa. Neppure Levi vorrà negare le persecuzioni del periodo staliniano· (racco,nta Gilas, d'altronde, che Stalin ebbe addirittura a chlederg~i, un giorno: « Siete anche voi antisemita? »). Per quanto riguarda il periodo successivo, a p·arte gli episodi più noiti - co·me quello d1 ell1a qualifica sprezzante di « ebreo galizian·o » data da Kossighin all'espo 1 n1ente ,ceco,slovacco Frantisek Kri 1 egel, o come gli altri da noi rip·o1 rtati in un priecedente articolo (cfr. R. BALBI, Davide nel reame di Marx, « Nord e Sud», fiebbraio 1969) - ci limiteremo qui a ricordare le dichiarazioni « culturali» fatte nel 1966 da un funzionario sovietico a un giornalist~ francese: « Picasso è ebreo! Come, non lo sapeva? Anch·e Cézanne lo era. E Kand.i,nsky. Senza parlare di Chagall, naturalmente. Quello là, quando era commissario del popolo a Vitebsk, h·a fatto di tutto per inaridire il rinnovamento della p1 ittura ru1ssia, iniziato nel XIX secolo: Chagall era alla testa della grande congiura! » (Mosca 1966, reportage di Jean Neuvecelle, « France-Soir », 10 agosto 1966). Venendo al seco,ndo punto (la confusione tra sionismo e giudaismo), particolarmente illuminante è la testimonianza di Arthur London, già vice ministro degli esteri cecoslovacco e processato con Slanski, nel 1952. Rac56 Bibliotecaginobianco

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