" / Note della Redazione Ma di tutto qu~sto, abbiamo detto e scritto tante volte. Ora vogliamo far presente un aspetto della question,e sul quale, a quanto ci consta, soltanto Bruno Zevi, su «l'Espresso» del 21 settembre, ha richiamato l'attenzione dei responsabili. Si tratta di u,n interrogativo molto semplice e molto eloquente: se si devono destinare 70-80 miliardi allo scopo di costruire a Torino case per gli immigrati senza-tetto, e se si devono destinare altrettanti miliardi per le case degli immigrati senza-tetto a Milano, chi costruirà queste case, che sono case per lavoratori occupati in zone dove non si trovano manovali in cerca di occupazione, stando alle dichiarazioni dell'an. Verga e di altri autorevoli testimoni? A costruire le case per i lavoratori che hanno il posto e non il tetto si dovranno chiamare i manovali dal Sud e poi ci sarà il problema della casa per i nuovi venuti, « nuovi ùnmigrati più numerosi e scontenti, fino ad un grado parossistico di congestione ». Bruno Zevi ha suggerito « alternative » che devono essere prese seriamente in, considerazione: una volta reperite le case e dopo averle dotate dei servizi essenziali, « si devono montare alloggi prefabbricati a carattere non permanente, prodotti da industrie dislocate nel Mezzogiorno ». Solo così è forse possibile evitare che la pur necessaria costruzione di « grandi casealbergo », e di « abitazioni unifamiliari sistemate in quartieri ridenti e salubri», implichi ulteriori immigrazioni .a Torino ed a Milano. Solo così è forse possibile predisporre le condizioni di una mobilità della manodopera tale da consentire il suo « futuro riflusso in comprensori di nuova industrializzazione ». Solo così è forse possibile realizzare con 70-80 miliardi un programma di alloggi più consistente di quello realizzabile con « tecniche tradizionali, tipo INA-Casa o Gescal ». Ma l'alternativa suggerita da Zevi presuppone un discorso sull'inditstria della prefabbricazione. Sollecitiamo lo stesso Bruno Zevi a impostare questo discorso: quali sono le condizioni di questo ramo dell'industria moderna nel nostro paese e quali sono le esperienze di altri paesi che possono costituire ittili punti di riferimento? In pari tempo giriamo l'intera questione dell'intervento di soccorso per Milano e per Torino agli uffici della programmazione, e naturalmente ai ministri competenti, i quali non possono sottovalutare la portata dell'interrogativo che ci siamo posti: chi, quali manovali, costruiranno le case che si vogliono costruire? Napoli: "misteri" del sottosuolo e altri "misteri" Commentando sull'« Espresso» gli ultimi sprofonda1nenti napoletani, Nello Ajello notava che proprio per il fatto di ripetersi con regolarità ad ogni mutar di stagione, questi tragici episodi non riescono più a « fare notizia», in quanto previsti e scontati. E giustaniente Ajello se ne doleva: · si doleva cioè che la frequenza e regolarità dei crolli e delle voragini di Napoli avessero non già l'effetto di provocare un incontenibile sdegno nei 49 Bibl.iotecaginobianco
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