Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

Francesco Compagna razione alle richieste degli operai chimici o metalmeccanici, non solo in presenza di un fe11omeno come quello dell'esodo dei capitali, ma anche dopo che da parte della DIRSTAT, per esempio, si è manifestato un atteggiamento tutt'altro che di moderazione? Si spera che nuovi aumenti di produttività diano luogo a riserve grazie alle quali si possa far fronte senza ·troppi rischi alle esigenze deri,,anti dal rinnovo dei contratti. Non è detto che questo non sia possibile. Anzi, ci sono buoni segni per quanto riguarda l'aumento della produttività industriale; meno buor1i, se mai, sono i segni di un aumento dell'occupazione industriale proporzionale all'aL1mento della produttività. Ma fino a che p11nto questa speranza nelle riserve che grazie alla produttività dovrebbero formarsi è una variante tecnocratica della tradizionale invocazione rivolta al tradizionale stellone? E se inta11to i capitali continuano ad emigrare? E comunque con quali riserve si pensa di poter far fronte anche all'esigenza di promuovere nel Mezzogiorno gli investimenti che si vogliono e devono promuovere? Che cosa resterebbe insomma per il Mezzogiorno, per i disocc11pati del Mezzogiorno? Francesco Forte, che no11 è un economista del quale si possa dire che è affittato o affittabile dalla Confindustria, approdava recentemente ad una con.cl11sione che lui stesso definiva « malinconica »: è mancata finora una politica sociale dei redditi, intesa come politica di comn1isurazione degli aumenti retributivi per le varie categorie alle possibilità globali del paese. E La Malfa ha ragione quando dalla considerazione « malinconica » di Forte deduce che, nel caotico e rissoso accavallarsi delle rivendicazioni e delle trattative, capita spesso che coloro i quali più producono meno sono remunerati in quanto si accolla ad essi (lavoratori del settore privato specialmente) il costo crescente di situazioni improduttive o addirittura parassitarie ( del settore pubblico special1nente); e capita che rivendicazioni di coloro che hanno di meno sono subordinate a quelle di coloro che già hanno di più, e che sono più organizzati e meglio organizzabili dal punto di vista sindacale. Si potrebbe ritenere, quindi, di essere in presenza del rischio che i sindacati di oggi ripetano, mutatis mutandis, atteggiamenti dei sindacati di ieri, dei tempi di Salvemini, di quando Salvemini denunciava riformisti e sindacalisti di s11bordinare agli interessi dei. loro iscritti meglio organizzati e meglio organizzabili gli interessi vitali dei « cafoni »? 20 Bibiiotecaginobianco

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