Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

Francesco Conipagna festandosi nella degenerazione in senso clientelare di tutti i rapporti che si formano sul terreno del collocamento, della previdenza sociale, dell'azione sindacale, per non parlare degli enti locali. È comprensibile quindi l'insoddisfazione che ci coglie quando consideriamo i sistemi di reclutamento e selezione degli stati maggiori della politica meridionalista e la qualità dì tali stati maggiori e dei loro distaccamenti locali. E tuttavia, c'è forse qualcosa che comincia a muoversi. Ci sono oggi qua e là nel Mezzogiorno uomini nuovi, che si profilano come un'alternativa rispetto al tradizionale « notabilato ». Li abbiamo incontrati anche alla Camera taluni di questi uomini nuovi, deputati eletti per la prima volta nel 1968 fra i democristiani o fra i socialisti, capaci di contribuire con documentati interventi ad una discussione come quella dell'aprile scorso e comunque assai diversi, e migliori, rispetto a coloro che li hanno preceduti, e a tanti che ancora li accompagnano, vecchi elefanti e vecchi camaleonti del trasformismo e del clientelismo meridio11ali. E uomini nuovi sono entrati nel Consiglio di amministrazione della Cassa e negli organismi collaterali alla Cassa, onde una situazione migliorata rispetto a quella che io stesso denunciavo su « Nord e Sud » nel dicembre del 1965 con un articolo (Nuovi dati e nuovi quadri della politica meridionalista) che tante polemiche ebbe a suscitare. Uomini nuovi si cominciano a ·far valere qua e là anche nei consorzi per le aree industriali, nei CRPE, in ambienti dove si formano o si attuano le decisioni relative alla politica meridionalista. E ho l'impressione che anche i nuovi imprenditori, almeno in certe zone del Mezzogiorno, siano oggi più numerosi e più capaci di quanto non lo fossero ieri, e comunque più. numerosi e più capaci di quanto 110n ritengano tutti coloro che lamentano se1nplicisticamente la perdurante carenza di spirito imprenditoriale nel Mez- • zog1orno. Pochi o molti che siano questi uomini nuovi - e sempre che essi riescano a rimanere fedeli a se stessi, senza decadere nelle pratiche del clientelismo e del trasformismo - è su di essi che si deve puntare, indipendentemente dalle esigenze dei partiti di accumulare e ripartirsi presidenze e vice-presidenze: è su di essi che si deve puntare per un rinnovamento in estensione e in profondità degli stati maggiori della politica meridionalista. Specialmente in vista dell'attuazione delle regioni. . Pochi o molti che siano gli t1omini nuovi, dicevo. Ma per quar1ti essi siano non sono mai tanti da indurci a considerare non più 16 Bibiiotecaginobianco

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