" • Lettere al Direttore Italia dove il dibattito politico finisce sempre per partire per la tangente verso i cieli delle disquisizioni astratte, nonostante tutti gli sforzi che pochi volenterosi, come l'on. La Malfa, pongono in atto per ricondurlo sul terreno delle cose concrete e dei problemi moderni. Purtroppo i nove mesi intercorsi da marzo ad oggi, anziché contribuire ad un chiarimento dei rapporti tra i partiti ed il paese, sono serviti soltanto ad accrescere la confusione, lo scoramento e il logoramento della formula di centro-sinistra che pure continua ad essere rappreseritata, con una sorta di rassegnato determinismo, come l'unica possibile nell'attuale situazione storica. Sul versan,te comunista si sono segnalati sviluppi lenti, vischiosi, contraddittori. Nei rapporti col movimento internazionale, il PCI ha sbiadito fino all'imbarazzo e alla elusione le sue critiche alla politica cecoslovacca dell'Unione Sovietica, abbandonando al loro destino Dubcek e gli altri protagonisti del « nuovo corso » e rifiutandosi di prendere posizione, col pretesto notarile di tener fede al vecchio testamento di Togliatti e al nuovo testamento di Ho-Chi Min, nel tragico conflitto tra russi e cirzesi. Sul piano interno, mentre Amendola avanzava ufficialmente (con una certa prevaricazione sulle decisioni congressuali) la proposta governativa, il Partito e la stessa CGIL restavano fermamente - ancorché non dichiaratamente - in contrasto con gli estremisti di sinistra, mettendo all'indice il « Manifesto», ipotizzando addirittura l'espulsione, dei suoi redattori e respingendo le istanze massimaliste dei gruppetti « cinesi » alla Fiat e alla Pirelli. Decisa a com-. piere, secondo l'insegnamento di Togliatti, il 1ninor numero possibile di errori, la Direzione sorvolava anche sulle « lettere » che « dall'interno del PCI » la deputata di Napoli Macciocchi ha scritto al fa1noso filosofo francese per spiegargli quanto diffuso sia il « cretinismo parlamentare » tra i suoi compagni dell'apparato, in contrasto con le esigenze rivoluzionarie della situazione nella nostra ed in altre città italiane. In poche parole, condizionato dalla 1nole dei suoi interessi e dei con,- sensi che riscuote negli strati più diversi della popolazio·ne, il Partito Comunista si è mosso in questi nove mesi con estrema circospezione, lentezza e ritrosia, mùnetizzando il proprio immobilismo dietro la cortina fumogena della lotta anti-imperialista (un articolo verbale in cui è specialista soprattutto l'on. Pajetta), della cinica battaglia per l'uscita del nostro paese dall'a NATO e delle più accese, sfrenate e contemporanee agitazioni sindacali, in occasione delle quali, come al solito, nessuna seria attenzione è stata dedicata al delicato meccanismo economico della produzione ed a quello, ancor più sensibile, del suo rapporto con la cartamoneta circolante. Per 1nolti versi, dunque, e salvo la forzosa tolleranza verso i frazionisti del « Manifesto », ben poco è 1nutato alle Botteghe Oscure rispetto alla venticinquennale tradizione del Partito ambivalente, moderno nell'organizzazione e nelle valutazioni intellettuali, ottocentesco nella fraseologia e nell'attivismo pseudo-rivoluzionario . . La « doppiezza» di cui lo stesso Togliatti discusse apertamente, rimane la caratteristica fondamentale della maggioranza centrista che segna la rotta. Ma anche l'altra caratteristica fondamentale, il rovescio della medaglia, e 113 · f?ibliotecaginobianco
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