Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

.. Marisa Càs~ola terp:retazione dei fatti di costume. Il bisogno di scrutare a fondo, nelle inquietudini della attuale generazione lo ha indotto ad una sorta di ripiegamento sugli abissi della coscienza, ora facendogli toccare una delle tematiche più scottanti del mondo contemporaneo, quella dell'alienazione, ora ispirandogli una tendenza verso il morboso e il surreale. Specchio di questa evoluzione è lo stile, che, pur non perdendo nulla della sua forza p•rimitiva, si va sem·p,re più arricchendo di riposti sig11ificati, così da presupporre, nella maggiore complessità, una trama sempre più fitta e snodabile di rapporti un1ani. Due motivi però sono rimasti costanti nell'ispirazione di Arpino: la fedeltà al tema del sentimento, visto come unica salvezza dell'uo,mo di fro•nte alle op,pressio,ni sociali e al male oscuro che si annida nei recessi della coscienza; e la carica moralistica, che lo induce ad estrarre dei valori universalmente validi anche dalle esperienze 1 più individuali e abnormi. Ci limitiamo a citare in questo senso L'ombra delle colline, un ro1 manzo di memo,ria, che si rifà all'esperienza drammatica di tutta una generazione, quella maturata nel periodo confuso del dopoguerra, che è stata particolarmente impegnata nella ricerca di nuovi valori esistenziali (e qui Arpino, commisurando il tempo, della maturità con quello della giovinezza, esprime l'esigenza di non recidere completamente i legami con il passato,: « non esi1ste ricordo da abbandonare come fosse una fr,edda stanca cenere cui più non somigliamo; ogni vero ricordo è ancora un richiamo, una verità che ci lavora nelle ossa, un febb·rile atto di sfi·da al buio di do,mani » ); e Un'anima persa, dove oggetto dell'indagine è un vero e proprio caso patologico, nascosto però c;;otto una m·aschera di rispettabilità borghesie; ed è significativo che la scoperta di questa tara segreta venga compiuta da· un adolescente, ancora agli albori della conoscenza, così da assumere il valore simbolico· di una rivelazione della realtà nei suoi aspetti più offen·sivi e brutali. Anche l'ultimo libro di Arpino (Il buio e il miele, Rizzali, 1969) si pone su questa linea, rappresentando la tragedia privata di un uo1 mo, ma vivendola ·attraverso un altro personaggio, che ne risulta dapprima scosso nel suo mondo un po' limitato, fondato· su un sistema dÌ abitudini e di schemi precostituiti, poi completamente rinnovato. Il protago 1 nista del romanzo è Fausto G., un ufficiale quarantenne cieco e monco in seguito al fortuito scoppio di una bomba. La sua disgrazia lo ha irrigidito in una maschera di cinismo e di durezza che è però tutta esterna; sotto i suoi modi bruschi, sotto il lin·guaggio ironico ed aggressivo, si celano una disp.er<;tzione schiva di ogni conforto e una sensibilità straordinariamente ricettiva, pronta a cogliere ogni minima vibrazione della realtà circostante. La vicenda di Fausto è ,raccontata in prima persona da un soldato di leva, studente universitario, che è stato incaricato di accompagnarlo in un viaggio da Torino a Napoli. Il narratore ha la funzione di scoprire a poco a poco il mondo del protagoni·sta per il quale prova all'inizio, insieme con il lettore, solo una doverosa compassione, unita ad una leggera carica di ostilità; poi, a m·ano a mano che scopre gli aspetti più ripo1sti del suo· carattere, un senso di ammirazione per l'atteggiamento deciso con il quale 104 Bibliotecaginobianco

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