Nord e Sud - anno XVI - n. 118 - ottobre 1969

Adriana Bich quando la scuola italiana era veramente degna di essere ammirata ». Oppure 26 : « Nella scuola di Stato prefascista non tutto andava· nel miglior,e dei modi, ma si studiava sul serio ». E studiare sul serio significava anco,ra, per molti, studiare « varia umanità >>. La Benedetti Brunel1li infatti quale rimedio ·alla crisi •del momento. pro,po,neva di « cercare le tracce dell'indirizzo, umanistico», la cui immagine, eternamente valida, rinveniva n·el mondo grece>-latino,. E Marchesi 27 si diceva certo che « verrà un,a nuova civiltà » ma aggiungev·a: « ciò non vuo1 l dire umanità diversa o diversa cultura ». All'o•pposto, Lo,mbardi osservava: « Se la cultura se·mbra costituire l'appannaggio di alcune più ristrette classi sociali, che se lo tramandano per diritto quasi ereditario», ciò è dovuto « all'ideale umanistico, o falsamente umanistico, che presiede ancor oggi all'ordinamento sociale ». I11 nome di questo « si studia, o si dovrebbe studiare, n-ei nostri licei classici, in modo non molto diverso• da quello che già consigliava a suo tempo il conte Monaldo». Per lui, infatti, il pro,blema maggiore è « l'avanzare della massa dentro lo schema di una scuola, e in generale di una cultura, che si adattava a una società diversa ». Altri invece 28 pensava che « la soluzione del grande problema » stesse « in un'opera di selezione che attraverso esami severi, severissimi, dovrebbe iniziarsi nella scuola media ». Ma anche volendo• accettare questa opinione, condivisa del resto, dal,lo stesso· Marchesi che già nella media voleva « quella salutare selezione di cui già parlava Quintino Sella », occorre chiedersi almeno con quale metro bisogna attuarla perché sia severa finché si vuole, ma « giusta » e soprattutto, socialmente utile. Infatti spesso si commette il gravissimo erro,re di valutare, nel rendimento scolastico dell'alunno, addirittura quando è ancora bambino, « meriti » che gli derivano da una privilegiata co·ndizior1e familiare, la quale gli consente ad esempio di esprimersi con correttezza, di leggere, di viaggiare, di acquistare la disinvo1tura di chi può coltivarsi. O come « deficienze » la sua impossibilità di sopp·erire, co·n sussidi extrascolastici, a carenze educative imputabili alla scuola stessa. D'altra parte spesso la facile accettazione dei rigidi schemi di certo attua1e insegnam·ento è indice di duttilità, di adattabilità, talora di abitudine contratta in famiglia alla obbedienza senza ribellioni. Virtù lodevoli, ma che non presuppongono necessariamente una intelligenza eccezionale. 26 Atti Ass. Costit. Discussioni Voi. 331 pag. 3157 (Malagugini). n CoNcETio MARCHESI, Le persona umana nel comunismo, Roma 1946. 28 Atti Ass. Costit. Discussioni Voi. 331 pag. 3142 (Della Seta). 100 Bibliotecaginobianco

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