/ .. Argomenti mozioni indiscriminate, quasi a livello di scuola dell'obbligo; perché, per quanto scarsi, gli elementi su cui formulare un giudizio esistono anche adesso, se si tiene conto di qt1anto sia qualificante· una prova scritta di italiano e le capacità espressive che in sede di colloquio un candidato poteva dimostrare (o non dimostrare) ·di possedere. Ma resta ancora da trattare quello che è forse il punto essenziale della le·gge di riforma e che è stato sbandierato come il vero elemento di inno-vazione, come la più valida risposta alle esigenze di libertà e di critica portate avanti dai movimenti studenteschi: il colloquio al po1 sto della tradizionale interro,gazione e la conseguente battaglia « antinozionistica » iniziata dagli studenti e accolta con entusiasmo da una parte dei docenti e soprat·tutto dalla classe politica responsabile della pubblica istruzione. Ma è proprio qui che il problema si complica, no,nostante il semplicismo con cui è stato affrontato e (si è detto) risolto. Va bene senz'altro il colloquio libero e a·perto e con ampie facoltà di critica anche radicale (per chi è in grado, di farlo); va bene, perché si elimina il subdolo gioco delle domande, della richiesta di conoscenze inessenziali, dei trabocchetti ancora in uso presso certi vecchi ruderi dell'insegnamento. Qui p,erò nasce un problema: su che cosa deve vertere la discussione? Naturalmente, sui programmi di esame che il candidato deve conoscere almeno nei tratti essenziali (ma quanto sia difficile definire i « tratti essenziali » è un p•ro·blema che non mi pare sia stato posto). E questa è appunto la difficoltà: se il candidato non conosce i punti essenziali del pro-gramma d'esame, di che cosa mai si potrà discutere? E come accertare, se non attraverso le domande, sia pure di am·pio respiro, che il candidato sia a co·noscenza del programma? Colme si può criticare o discutere ciò che no,n si conosce a livello di informazione (o di nozioni)? Natura1mente la questione investe il contenuto stesso dei programmi, che si ·definiscono antiquati, prolissi, inutili alle esigenze della realtà cont 1 emporanea. Ma allora i casi so,no due. O si riconferma che la letteratura italiana, la storia, la storia della filosofia, la matematica, sono materie qualificanti, la cui conoscenza è indispensabile, e allora i candidati dovranno, di,mostrare di conosce~e (almeno a livello1 di informazio,n·e, la critica v·errà dopo, se del caso) Foscolo e Manzo·ni, Kant ed Hegel, saperli co1llocare storicamente, conoscere le loro principali opere e magari discuterli •storicamente. Opp,ure si decide che tutto questo non è essenziale; e allora si includano nei programmi la cibe-r: netica e la sociologia, l'antropologia, l'etnografia, la psico,lo,gia, le cosiddette « scienze umane », insomma, che oggi si collocano in alternati va a quelle « umani,stiche » (e poi vorrei_ vedere se a1 ncl1e su queste 97 ~ibiiotecaginobianco
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