Argomenti dizi espressi sulle prove scritte; il giudizio sul colloquio. Ma quali fra questi elementi ,debbono essere considerati determinanti? E come regolarsi, ad esempio, quando ci si trova di fronte a due giudizi positivi ed a due negativi, in p,ariticolare quan 1do fra i negativi si trova la prova scritta di italiano o il colloquio orale? Il Ministero ha raccomandato di tener co·nto soprattutto dei giudizi espressi ,dal consiglio di classe: ma qui, per quel che riguarda la mia personale esperienza, le riserve da avanzare sull'attendibilità di questi giudizi, sono veramente molte. Praticamente tutti gli alunni erano presenta.ti con giudizi positivi; 1na questi giudizi contrastavano spesso apertamente non solo co•n le prove di esame, ma persino con gli stessi voti riportati dalle candidate nei primi due trimestri e con la loro carriera scolastica generale. Come considerare allora elemento determinante ciò che era palesemente inattendibile? C'è, è vero, nelle commissioni il rappvesentante della classe: ma evidentemente i rappresentanti di classe hanno male inteso la loro funzione, risolvendola in quella di difensori di ufficio. Essi l1anno i11sistito nel sostenere ad ogni costo persino quei can,didati da loro stessi durante l'anno giudicati ·del tutto in,sufficienti; e la loro mancanza di obettività, il loro considerare le commissioni quasi come un nemico dal quale difendere i loro perseguitatissimi allievi, ha falsato co•mpletamente la prospettiva delle commissioni stesse, private di quei lumi che era pro·prio compito dei rappresentanti offrire. Ma anche questi sono fenomeni che andranno probabilmente assestandosi col passare degli anni e che non inficiano la bontà del provvedimento; anche se, come prima dicevo, diventa estremamente difficile stabilire gli elementi determinanti per giudicare maturo un candidato (e questo senza contare gli equivoci che genera quel termine « maturità », di p·er se stesso ambiguo e polivalente, che è stato elevato a canone di tutte le decisioni). L'ultimo dei tre elementi positivi dell'esame mi pare sia, come ho detto sopra, la riduzione del numero delle materie: ed anche questa è una cosa abbastanza ovvia, di cui semmai c'è da chiedersi co·m'è che si è atteso tanto ,per giungervi. In effetti, ,per giudicare della « mat11rità » di un giovane o comunque della sua preparazione professionale o, diciamo, pre-universitaria, basta certamente ascoltarlo su alcune materie essenziali, senza sottoporlo ad una snervante discu,ssione su una decina di materie eterogenee e spesso nepp 1 ure qualificanti ai fini della sua futura attività. Ma la bontà del pri 1ncipio è stata, a mio• avviso, rimessa in ·discussione dalla ulteriore riduzione a due delle materie del co1 llo·quio da ten1 ersi in sede di esame. E questo non perché, come alcuni halnno creduto e detto, si riduceva u,ltelriormente la fatica dei 95 Bibliot~caginobianco
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