Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

Argo 111e n t ì può essere altretta11to soddisfatti? Percl1é il problema di fo1 11do e proprio questo: la quantità dei maturi - fine a cui sembra si sia voluto indirizzare il nuovo esa1ne, che avrebbe invece dovuto avere solta11to il compito di rivitalizzare la scuola, di tagliare alcuni ra1ni secchi di una struttura abbasta11za antiquata - la quantità dei maturi, dicevo, conta ben poco (o è addirittura nociva) se ad essa non corris,ponde un adegua.to livello qualitativo; e se è vero, co1ne ha scritto Carlo Casaleg110 ( « La Stampa», 5 agosto 1969), che, in omaggio alle recentissin1e polemiche contro la « meritocrazia», è stata attuata una « politica dell'indulgenza », i cattivi effetti di questa politica si vedranno solo più tardi, mentre ora, con gran,de soddisfazione di certo diffuso demagogismo e populismo di bassa lega, si vedono soltanto le statistiche che do,vrebbero da sole comprovare la bontà dei metodi seguiti e·d incitare al proseguimento di essi. Ma proprio perché questo accertamento allo stato attuale è molto difficile, e perché una riforma degli esami di Stato era non solo utile, ma addirittura indispensabile, il modo migliore per portare avanti un discorso su di essa, ad esperimento compiuto, mi pare possa essere soltanto quello di analizzare i punti qualificanti della riforma, per vedere se effettivamente t1n esame condotto secondo la lettera e lo spirito della legge portava necessariamente a promozioni quasi indiscriminate e se davvero esso era sufficiente ad accertare il grado di maturità raggiunto dai candidati. Da un esame di questo tipo mi pare dovrebbero anche scaturire i motivi che hanno favorito, nonostante l'esito quantitativamente positivo, le aspre polemiche sorte a sessione conclu a. Come si vede, si tratta di problemi piuttosto con1plessi, perché la riforma come tale non richiedeva affatto la eliminazione del carattere selettivo dell'esame, in quanto il principio della non-selezione può essere applicato solo nella scuola dell'obbligo, e non mai negli Istituti ,di Istruzione superiore a frequenza facoltativa. E del resto lo stesso n1inistro della Pubblica Istruzione, in un'intervista a Dino Basili ( « Panorama », 24 luglio 1969), ha affermato che il proble1na principale del nuovo esame di maturità era quello « di far diventare protago11ista I'esami11ando, abbandonando le domandine standard », in quanto, pur attraverso un libero colloquio invece che attraverso la tradizio,nale interrogazio11e, « il ciuco va a fuoco egualn1ente ». Quest'ultima, per la verità non felice espressio11e, sta, mi pare, a di111ostrare che lo stesso Ferrari Aggradi non escludeva la presenza di . alunni non ancora maturi che le commissioni avrebbero do•vuto tranquillamente ,dichiarare tali: tuttavia, ad esami conclusi si sono egualmente scatenate moltissime polemiche, le quali talora hanno trovato 89 -Bibliot~caginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==