Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

' j Antonio Jannazzo - Ern1anno Corsi derno; ed è su questo terrieno ,che si deve mi,surare una filosofi.a della p1 rassi che voglia essere storicistica. Qua·ndo la sinistra laica prop.ose la •necessità di uno statuto dei diritti dell'opposizione, l'esigenza di svillllpp•are un ,discorso sui costi burocratici e sull'arti 1 co1 lazione regionale della p1rogrammazione, la :legge sull'organizzazione del gover,no· e lo statt1to degli en,ti p,ubblici nori territoriali, essa si pro1 poneva di agire sul momento del « po,tere », dove questo si mescola nell'eco,nom.ia e i1 n gangli vitali della società civile e rischia di diventare « corpo separato», ai fini di socializzar.lo e farlo diventare elemento p,ropulsivo e p,rogressivo, so,llecitatore dello svi,luppo economico ed esaltatore della libertà p·olitica. Non orpel1li inutili, e borghesi, ma problemi, che si potreb,bero p•rese.ntare in qt1ella « società rego,lata, in modo, diverso, ma regolata » (Occhetto ), e senza la soluzione •dei qua,li la « cresci,ta ·delle masse » diventa illusoria, quasi una « delega» all'apparato del partito. ANTONIO J ANNAZZO Napoli e il Piano Regolatore Giorgio Bocca ha seri tto qualche tempo, fa sul « Giorno » (22 giugno) che « Napoli ha l'età della ragione». Bocca è incorso probabilm.ente in un eccesso di ottimismo. Se per « ragione », infatti, si deve intendere « maturità », la sua frase deve essere certamente ri,dimensionata, in quanto· una serie di fatti (più O· meno recenti) stanno a dimostrare che Napoli si è forse avviata da alct1ni ann1 i verso la ragione, ma che è ancora ben lontana dall'averla conquistata. Quali sono questi fatti? Il primo, oggettivo e macroscopico, il dibattito in città sul nuovo Piano Regolatore. Si sa che l'Amministrazione Pri·ncipe, accettando una impostazione politica più avanzata, ha voluto togliere alla elaborazione dello schen1a ogni carattere di vertice ed ha sollecitato; il con .. fìronto dialettico di enti e categorie professionali per far sì che la stesura definitiva del nuovo P.R. (quella che dovrà ·essere sottoposta al1 l'esame del Consiglio comunale) avesse una genesi democratica, completamente affrancata da imposizioni autoritarie. L'importanza di questo modo nuovo di impostare i problemi non è stata, tuttavia, interamente co111:presa. Si è rivelato netto il divario tra certe forze politiche (che non rinunciano, ad un ruolo di avanguardia e che hanno voluto il dibattito nella città) e le componenti della vita cittadina a tutti i livelli. È un divario non soltanto politico 1, ma sostanzialmente cultuirale. Il dibatti,to ha avuto già diverse f,asi, ma poche apprezzabili. Le varie categorie (tecniche e professionali) non sono andate al di là degli interessi d~ parte, al di là del proprio « part:iculare », al di là di un esame corp-orativo: come se il Piano non si dovesse riguardare in una visione unitaria, ma si potesse smembrare in tanti fatti settoriali tra loro indipendenti. Si è 80 Bibiiotecaginobianco

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