Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

/ Giornale a JJiù voci recentemente creati). Dei 48 m.iliardi stanziati dal CNR per l'anno 1969, solo 7 miliardi e 500 milioni, pari al 15,6%, saranno spesi nelle regioni meridionali. Né il quadro migliora se si fa riferim·ento all'attività di ricerca ·svolta diret• tamente nell'ambiente delle aziende. Le imprese a carattere industriale che portano avanti in Italia attività di ricerca sono non più di poche centinaia su circa 72 mila. Quelle poi che svolgono attività nel Mezzo,giorno sono poche decine. In Puglia opera soltanto qualche 11nità. Anche le aziende meridionali più 1noderne, quelle cioè nate in questi ultimi anni, dipendono per i servizi di ricerca dalle aziende-madri cl1e operano al Nord o all'estero e che hanno e co,nservano _i propri centri di decisione. Infine, le aziende che notoriamente svolgono una attività di ricerca nel Mezzogiorno, espletano, in ogni caso, il maggiore intervento nel Settentrione. Un esem1pio tipico è quello ·della Montedison, cl1e occupa ben 5.800 persone nel settore della ricerca, con un impegno finanziario annuo cospicuo di 31 miliardi di lire: ebbene, soltanto 170-200 di queste persone lavorano nel Mezzogiorno, assorbendo una spesa che si aggira sul miliardo di lire circa. Alla luce, dunque, di questi dati ed elementi di fatto, è evidente che esiste un serio 1problema qualitativo e quantitativo della ricerca scientifica, che interessa la parte dell'Italia meno sviluppata sul piano economico e culturale. Su questa base ha impostato la sua relazione generale il prof. Augusto Graziani. Egli ha innanzi tutto osservato che il problema dello s~ilup,po1 merjdio·nale deve partire da una profonda trasformazione delle strutture produttive del Sud, in primo luogo quelle dei settori indu·striale ed agricolo. Per quest'ultimo è sul tappeto l'im,portante questione delle colture irrigue, che col passare del tempo si sostituiranno alle tradizionali colture cerealicole aride e alle aziende pastorali basate su1gli allevamenti ovini, che l1anno sempre fornito redditi di fame ai coltivatori e produttori. Giustamente - ha affermato il prof. Graziani - la trasformazione che si è imposta all'agricoltura meridionale richiede un profondo e costante progresso tecnologico per il r11igliore ,sfruttamento delle risorse naturali che si hanno a disposizio.ne. Perché il settore industriale, a sua volta, progredisca, - ha soggiunto Graziani _, è indispensabile che le industrie locali elaborino tecnologie proprie, in modo da inserirsi efficacemente in una economia aperta e quindi competitiva. È superato - egli ha detto - il concetto della competitività che le industrie meridio-nali potrebbero raggiungere grazie al minor co•sto del lavoro: primo, perché il lavoro costa ormai nel Sud quasi quanto nel No·rd; in secondo luogo1, per il peso decrescente che ha il co·sto del lavoro nelle al)iende tecnologicamente avanzate. Ci vogliono, invece, un maggior numero di aziende veramente moderne, che riuniscano in 1 sé centri di produzione e di ricerca scientifica, anche se da noi, per ora, industrie in grado di rispondere a questa duplice esigenza se ne vedono poco o n.iente. La loro pr1esenza è indispensabile per la formazione dei quadri tecnici e dirigenziali che nei settori di ricerca trovano il terreno ·più fertile. Tuttavia - ha poi rilevato il prof. Graziani - la soluzione del problema dipende anche dalle istituzioni scolastiche ed universitarie che sono scarse 73 _ Bibliotecaginobianco

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