.. / Giornale a più voci CGIL, la UIL). Contemporaneamente i sindacati venivano investiti, proprio nei luoghi di lavoro, all'interno dei cancelli delle aziende, da un'ondata massiccia di « contestazione». Molte agitazioni, scioperi, riven 1dicazioni, erano decisi dagli stessi operai, costituiti in « comitati di base », all'insaputa o addirittura contro il volere delle centrali sin·dacali. A questo punto il discorso sull'autonomia del sindacato rispetto ai partiti e sui nuovi « contenuti» dell'azione sindacale si è fatto strada rapidamente: la paura dell'impopolarità ·pres·so la « base» e più ancora il timore che le frange estremiste della contestazione svuotassero di ogni contenuto l'azione delle centrali sindacali, ha convertito al « sindacato nuovo» dirigenti che erano sembrati ostili ad ogni visione « progressista » e co·munque moderna dell'azione sindacale. È quanto è avvenuto al Congresso della CISL dove, come dicevamo· all'inizio di' questo articolo, il gruppo « conservatore » capeggiato· da Bruno Storni ha prevalso su quello progressista, guidato, oltre che da Armato e Macario, da Camiti, Marcone e Fantoni. Storti, che alla vigi1lia del Congresso ap•pariva battuto, ha saputo dar vita ad un miracoloso gioco di rimescolamento delle carte, che gli ha consentito la vittoria. Vi è riuscito facendo proprie tutte le tesi dei « progressisti» (incom1 pati·bilità, unità sindacale, ecc.) e co·stringendo questi ultimi (che a nostro avvi•so sono però caduti nella « trappola » troppo ingenuamente) a Sipostarsi sulle posizioni di un estremismo velleitario, nel tentativo di differenziare nuovamente la propria posizione da quella del segretario generale uscente. Ma la vera « carta vincente » di Bruno Storti è stato Vito Scalia, il sindacalista siciliano, che optando per l'attività sindacale ha rinunciato al mandato parlamentare ·per assu,mere la carica di segretanio generale aggiunto ·della CISL. Recuperando alla propria causa Scalia, un uomo fino a ieri impegnatissi,mo nelle vicen.de interne del·la Democrazia Cristiana, Storti si è assicurato i voti di buona parte dei delegati del Mezzogiorno. E sono stati proprio questi voti a consentire a Bruno Storti di capovolgere il pro1 nostico per lui sfavorevole. Molti commentatori hanno scritto, dopo il Congresso della CISL, che i veri vincitori sono stati però i « progressisti ». Le loro tesi iniziali sono state tutte accolte dal Congresso, anche se il gruppo si p-resenta oggi co1 me portatore di istanze che appaiono uno strano miscuglio, sotto certi aspetti paradossale, di riformismo e di contestazione. Non c'è dubbio però che Armato, Macario ed i loro amici, rifiutando, dopo aver perduto il Congresso, di entrare nella nuova segreteria, hanno fornito uina ennesima manifestazione, non ,priva di significato morale e politico, di grande di'sinteresse per il « potere » fine a se stesso. Essi rimangono perciò una componente importante del movimento sindacale, ed un punto di riferimento per la costruzione ·di quel « sindacato nuovo » che. sembra essere nelle aspettative dei lavoratori italiani. Ma, al di là dell'esito della battaglia tra <, moderati » e « giacobini », ciò che conta è che il Congresso d•ella CISL ha ormai sancito, al pari di quello 69 _ Bibliotecaginobianco
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