Note della Redazione prensibile che l'lSCO e il Ministero del Bilancio non abbiano voluto dare immediata diffusione al rapporto stesso, è assai meno giustificabile, a nostro avviso, che a dista11za di molti mesi non sia stata autorizzata la pubblicazione a stampa del Rapporto o quanto rneno una sua ampia diffusione fra gli economisti e gli esperti di politica econon1ica. Il Rapporto, che è lungo 176 pagine - oltre ad alcune appendici su pro·blen1i particolari - contiene 8 capitoli più l'introduzione. Di questi 8 capitoli, due riguardano la defi11izione degli obiettivi e degli strumenti della politica economica nel nostro paese, uno discute alcune questioni relative agli stabilizzatori aittomatici, alla politica dei redditi e così via, tre capitoli sono dedicati ad una analisi più dettagliata della politica monetaria e di quella fiscale, un capitolo contie11e alcune indicazioni sulla documentazione necessaria affinché il Governo possa disporre degli elementi necessari alla conduziorne della politica economica a breve termine ed un capitolo, infine, analizza la qualità dei docitmenti di politica economica attualmente presentati dal Governo al Parlamento. Bisogna dire che proprio l'ultimo capitolo citi abbian10 fatto cenno, per la franchezza di molti giudizi critici sulla qualità e sulla utilità dei documenti del Governo, può avere creato· qualche inib.arazzo o resistenza avverso una maggiore diffusione del documento stesso. D'altra parte questa stessa franchezza che si ritrova in questo e in molti altri capitoli del Rapporto - ed in particolare nelle parti dedicate a una disamina delle relazioni tra Governo e, Autorità Monetarie tanto per quanto riguarda le valutazioni sullo stato congiunturale dell'economia, quanto per ciò che riguarda gli obiettivi da perseguire e gli strumenti da adottare - sembra essere il inerito maggiore del documento e quindi indirettamente dei con11nittenti, poiché si tratta di uno dei primi tentativi fatti in Italia di impostare in maniera analitica1ne11te rigorosa i problemi di politica econon1ica, senza coprire le conclusioni della ambiguità caratteristica di molti docunienti pubblici . . Il punto di vista che informa il Rapporto è che gli strumenti di cui dispone il Governo per condurre la politica eco11on1ica sono troppo scarsi perché sia possibile perseguire con successo gli obiettivi che ragionevolmente ci si deve porre esaminando i problemi del sisten1a econo1nico italiano. In particolare, essendo ovviamente un obiettivo assai importante quello di raggiungere rapidamente la piena occupazione, esso è messo in pericolo dal fatto che nel breve periodo è più facile controllare il livello degli investimenti che quello dei consumi, cosicché alle prime difficoltà che provengano dall'andamento dei prezzi o della bilancia dei pagan1enti, la riditzione della domanda aggregata viene effettuata con strumenti che colpiscono gli investimenti. Gli autori del Rapporto sostengono, a questo proposito, la necessità di mettere in opera degli strumenti, prevalentemente di carattere fiscale, che consentano un controllo dei consumi più che degli investimenti. Queste sono posizioni note e rifiettono, i-n un certo senso, il dibattitQ che in Italia è stato abbastanza approfondito, fra fautori della politica fiscale e fautori della politic.a mo11etaria. Nel Rapporto si scorge chiaramente una preferenza per la prima, anche se vi è una analisi piuttosto accurata dei modi 61 Bi-biiotecaginobianco
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