Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

Nuce clella Redazione lo f assero le forze e gli interessi mobilitabili in,torno ad ordù1i del giorno come quello di Compasso. In altri termini, scrivevamo nell'ottobre del 1967, « se si fossero contati nel Consiglio Nazionale -del PLI i favorevoli ed i co11trari ai due ordini del giorno, il PLI sarebbe risultato chiaramente ostile all'Alfa Sud»; ma, aggiungevamo, poiché da una conta del genere ne sarebbe potuto derivare per il PLI « u11 danno elettorale a sud, forse non del tutto con1pensabile da un vantaggio elettorale a nord, Malagodi ha pensato bene di ricorrere alla formula neutralizzante dell'.accettazione dei due ordini del giorno come raccomandazioni ». E veniamo alla campagna elettorale del 1968: in un discorso a Caserta l' on. Malagodi affermò che nel Mezzogiorno si deve fare ancora oggi una politica di infrastrutture; e se la prese contro i « pubblicisti sofisticati» che ritengono ormai superata questa politica e « non capiscono che l'industrializzazione~ l'an1modernamento dell'agricoltura, il turis1no, ecc., non hanno possibilità di mettere veramente radici e di crescere ed espandersi organicamente se non si creano le condizioni ambientali» (così riferiva del discorso di Malagodi a Caserta il « Corriere della Sera »). Noi ci riconoscem1no fra quei « pubblicisti sofisticati» e replica1ntno all'on. Malagodi che, accusando noi di fuggire in avanti, lui fuggiva all'indietro. E questo non perché noi riteniamo che le infrastrutture non siano necessarie, o che la dotazione di infrastrutture del Mezzogiorno sia ormai pienamente soddisfacente. Ma perché ritenia1no che talune zone del Mezzogiorno, e ùi prùno luogo gran parte della c·ampania e gran parte della Puglia, siano ormai mature per l'industrializzazione; perché riteniamo che vi sia nel Mezzogiorno una rete di infrastrutture generali che consente di passare dalla preindustrializzazione all'industrializzazione; perché riteniamo che lo Stato abbia sostenuto e sostenga un certo sforzo per creare nuove infrastrutture nel Mezzogiorno e sarebbe quindi contraddittorio non cercare di utilizzarle bene e subito; perché, insom1na, noi non riteniamo, come sembra ritenere Malagodi, che il Mezzogiorno sia ancora e tutto oltre Eboli. In qitanto riferita a questi precedenti polernici - facciamo osservare all'on. Malagodi - la nostra affermazione sull'antimeridionalismo del PLI, nel numero di giugno della rivista, era fondata sulla dimostrazione che riteniamo di aver dato nelle varie occasioni che ora, per dare soddisfazione doverosamente alla lettera che ci ha inviato l'on. Malagodi, abbiamo voluto richiamare. E richia,niamo anche quella, più recente di tutte, della reazione liberale all'ordine del giorno sulla politica meridionalista votato dalla Camera nel mese di aprile: nel numero di maggio della rivista registravamo la notizia che « i parlamentari liberali della Lo·mbardia ed i rappresentanti liberali delle province lombarde si so·no riuniti a Milano sotto la presidenza dell'on. Malagodi in persona e hanno riaffermato la tesi dello svilup,po del Nord che sarebbe la condizione perché po,ssa svilupparsi anche il Sud ». Siamo. quindi allo sviluppo del Sud (le regioni-vagone) come ipo,tesi subordù1ata allo sviluppo del Nord (le regioni-locomotiv.a). È una concezione dello sviluppo italiano che non accettiamo. Non accettianio il discorso in base al 57 Bibl.iotecaginobianco

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