Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

Note della Redazione tare ed è una benemerenza che risale, se non andiamo errati, al 1957: l'emenda111ento di Cortese alla legge di proroga dell'attività della Cassa per il Mezzogiorno. In base a questo emendaniento (subìto wta non gradito, a nostro giudizio, da una maggioranza di liberali) il 40% degli investimenti complessivi delle aziende a partecipazione statale dev'essere annualmente destinato ad iniziative nel Mezzogiorno e per il Mezzogiorno. D'altra parte, se questa è una benemerenza meridio11alistica che i liberali possono vantare, non ci risulta che sul piano nazionale essi se ne va-ntino; lo stesso Malagodi non ci risulta che nei suoi discorsi in teatri e piazze del Sud (e figuriamoci quindi al Nord!) abbia vantato fria « le tradizioni e gli atti del PLI » l'emendamento Cortese: segno, appunto, che quell'emendamento fu subìto e non gradito, che costituisce un accidente da far dimenticare più che una be11enierenza da vantare. Più recentemente, invece, Malagodi ed i liberali, hanno indugiato sulla polemica relativa al « fallimento » del centro-sinistra anche sul piano della politica meridionalista e hanno vantato naturalmente i risultati conseguiti nel Mezzogiorno e per il Mezzogiorno ai ten1pi del centrismo. I lettori di questa rivista sanno con quanta petulanza noi abbianio de11unciato dal 1965 in poi l' « affievolimento » dell'impegno meridionalistico dei partiti della maggioranza (n1a non solo di questi partiti). E qualcuno dei 11-ostrilettori avrà conservato n1emoria anche dell'atteggian1ento dei liberali al tempo delle polemiche suscitate dall'iniziativa dell' IRI per l'Alfa Sud: leggemmo allora su « La Discussione» che un senatore liberale, presidente dell'Unione industriali di Torino, aveva dichiarato che la riduzione dello squilibrio fra Nord e Sud dev'essere considerato un obiettivo « irrealizzabile ed ingiusto». Caso-lùnite, forse; e comunque possiamo ammettere che la reazione di un singolo non esprin1.e necessariamente la reazione di tutto un JJartito, fosse anche quel singolo il più autorevole dei parlamentari. D'altra parte, se un senatore di Torino dichiara - magari con il consenso espresso o tacito di un deputato di Tori110, l'on. Alpino, per esempio - che la ridu,zione dello squilibrio fra Nord e Sud dev'essere considerato un obiettivo « irrealizzabile ed ingiusto », può esserci, a 11eutralizzarne l'arrischiata op,inio·ne, un deputato napoletano, l'on. De Lorenzo, per esempio, che - magari con l'autorevolissin10 consenso di un, senatore napoletano ( il sen. Chiariello?) - dichiari il conseguin1ento di quello stesso obiettivo necessario e possibile, oltre che giusto; e che efficacemente documenti la legittùnità della siLa dichiarazione. Forse qualcosa del genere c'è stato, ma non ha lasciato traccia: per te11denziosa reticenza degli osservatori, o per prudente reticenza dei protagonisti? O per niancanza di protagonisti? Qualche traccia rilevamn10, invece, di un ordine del giorno presentato al Consiglio Nazionale del PLI da Franco Compasso: era un ordine del giorno favorevole all'Alfa Sud e fu accettato da Malagodi co1ne raccomandazione, sullo stesso piano di un altro ordine del giorno, contrario all'Alfa Sud. Commentan1mo allora su « Nord e Sud» che il secondo ordine del giorno aveva dietro di sé, nel PLI, forze ed interessi assai più co11sistenti di quanto non Bibiiotecaginobianco

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