/ Il proble,na di Ven,ezia la Toscana - i co1 mpartimenti regionali investiti nel do-poguerra da un. cons,iste,nte processo di sviluppo - confìgurano 1 delle regioni nel senso cui si è testé acce11nato, per quanto il loro apparato urbano si:a piuttosto .ampio e a maglie strette. E a11zi, ad u.n'analisi appena approfondita, essi appaio·no come una vasta area, abbastanza omogenea quanto a ragioni e a modalità dello sviluppo, m.a ancora disarticolata sotto il profilo dell'organizzazione territo,riale e dipendente, per le funzioni che co·ntano, dall'andamento dell'eco 1 no·mia del « triango 1 lo » e dall'area metropolitana lombarda. Un ulteriore rafforzamento della loro economia può essere sinteticamente rappresentato come il passaggio ,dallo stato ,di area periferica nei confronti dell'Italia di nord-ovest a quello dii spazio regionalizzato, con economia · industriale maggiormente diversificata e contemporaneamente meno incompleta, con una trarna urba11a sviluppata, coordinata e coronata da metropoli regionali. Non è questa la sede per verificare in che modo la vasta ,area che fa da coron·a alla Lombardia, al Piemonte e alla Liguria po,ssa dar luogo ad unità regionali alternative e relativamente autonome n·ei confronti ,dell'Italia di nord-ovest. M:a quel che pare certo, allo stato attuale delle riflessioni sull'argomento, è che una -situazione di equilibrio territoriale non potrà raggiungersi nella pianura padan,a se non attraverso il rafforzamento di un',area metro·politana orientale che faccia da « contron1agnete » nei confro,nti dell'area metropolitana ·occidentale. E del resto l'alternativa territoriale a questa sia pure schematica ed appena indicativa soluzione è •rap·presen.tata da un quadro geografico in cui la forza dell'area metropolitan.a tenderà a ,diventare sempre più rilevante ed •esautorante nei confronti cl.ella vasta periferia di regioni padane che la circondano. Al limite e paradossalmente è possibile immaginare che per ·la pianura padana si possa arri,tare ad un quadro non molto diverso da quello che Gravier ha sintetizzato per la Francia con la .formula: Parigi e il deserto francese. Anche il Progetto 80 si muove in questa direzione: segno che la riflessione sui problemi del riequ,ilibrio territoriale e de1lo sviluppo ulteriore ,delle aree meno avanzate ha maturato o,r1nai il convincimento dell'impo 1 rtanza di una « politica della citta ». Vi si afferma infatti che « lo sviluppo urbano è un tem·a fondamentale nella prospettiva '80 » perché esistono « fo1 rti processi di gravitazio,ne u:i;- b·ana ed econo1nica » tali per cui - se non contriastati - si perverrà nel 1980 ad « una pr.ogressiva este·nsione dei sistemi di addensamento urbano attualme,nte più 'forti', e (p·ar~icolarmente al 2000) » alla 49 . Bibliotecaginobianco
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