Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

La funziolle clei con"lprensori lupparsi solo in t1na città ... sono, le attività culturali. L'educazio,ne artistica, l'emulazione intel1lettuale, non sono realizzabili che là dove esistono monumenti, collezioni, grandi biblioteche, archivi... Ecco final1nente la funzione urbana per eccellenza ... La funzione intellettuale e ct1.lturale non può essere svolta che dalla città; la cultura non atteocl1isce che i11mezzo alle folle ». Tutto ciò è giusto e provato dai fatti, ma non significa che solo gli abita11ti della città possono go,dere dei benefici di tali attività, così come, in genere, di tutti quei servizi « rari » che è possibile sviluppare solo in città e, a11zi, in certe città~. Il problema si può riso,lvere contemporaneamente in due 111odi: da l1na parte localizza11do nei centri mino,ri cl1e ne maincano quei servizi che, anche se considerati p,atrimonio della città, posso110, in realtà svilupparsi pure in co·munità numericamente meno 11un1erose (è il caso, ad esempio, di certe attrezzature sportive, sanitarie e culturali); dall'altra rendendo raggiungibile entro un termine massi1no tollerabile di ten1po qt1ei servizi che possono localizzarsi solo nella città. Il problema è dunque quello• di realizzare un sistema di organizzazion.e del territorio in grado di fornire al maggior numero di abitanti il massimo possibile soddisfacime11to del fabbisogno di attrezzature e servizi. Poiché questa funzione viene, sia pure impropriamente, considerata prerogativa della città, si parla di « diffusione dell'effetto città ». Il raggiungirnento di questo obietti, o po11e u11 problema im,mediato: quello della q1,1.antità ài attrezzature e servizi cl1e devono essere disponibili per ogni abitante i11 un determir1ato ambiente territoria.le e del modo con cui devono essere collocati nello spazio. Il problema non presenta una soluzione « libera », ma, più spesso, una soluzione sulla quale « influisce in 1na11iera determinante lo stato di fatto delle strutture insediative attt1ali, stato di fatto le cui modificazioni possono avvenire soltanto in tempi molto lu11ghi » 6 • Così delineato, l'obiettivo specifico del piano comprensoriale diventa quello dell'eliminazione degli squilibri territoriali all'inte·rno di una certa area. Ci pare, dunque, che tre elementi siano immediatamente alla base dell'attuazione pratica del piano: la dimensione spaziale, un minimo ·di popolazione, i tempi di percorrenza. Circa la dimensione spaziale e i tempi di percorrenza, i due elementi sono strettamente collegati: la dimensione, infatti, deve essere inferiore ad un certo valore massimo, in modo che ogni punto del comprensorio sia effettiva: mente raggiungibile da parte di tutta la popolazione entro un deters FRANCESCO COMPAGNA: La politica della città. Laterza, Bari, 1967. 6 ALBERTO LACAVA: Una ipotesi di assetto territoriale del Friuli-Venezia Giulia. Etas Kompass, Milano, 1969. 203 Bi liotecaginobianco

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