La funzione dei co,nprensori degli squilibri territoriali e delle lacune esistenti nella orga11izzazionc urbana. Come si sa, la pianificazio,ne eco11omica si articola a flivello nazionale e, quindi, a livello regionale, attraverso- gli schemi di sviluppo elaborati dai Comitati Regiona 1 li per la Programmazio11e Economica. In una fase successiva, dopo la disarticolazione del programma economico nazionale attraverso gli schemi dei CRPE, si van110 oggi definendo presso i Provveditorati Regionali alle Opere Pubbliche, le ipotesi di assetto territoriale e i successivi piani territoriali di coordiname11to. Tutti questi documenti prevedono, nella loro articoJazione, la individuazione di comprensori. Con questo termine si sono intese realtà mo1lto diverse sin dal 1933, anno della legge Serpieri sui conso 1 rzi di bonifica, che menzio11a per la prima volta i comprensori. Serpieri definiva il comprensorio: « l'unità territoriale nella quale si esegue il co1 mplesso coordinato delle opere fondiarie ». In un pri•mo tempo, dunque, co,n questo termine si intendevano esclusivamente quelle parti del territorio interessate ad o,pere di bonifica e di irrigazione. Successivamente, l'istituto del co,mprensorio è stato preso in considerazioH'e c1uasi esclusiva1nente nell'ambito della tematica dell'assetto territo 1riale. Le funzioni del co1nprensorio si sono andate, quindi, meglio delineando e il termi11e è stato usato prevale11temen·te per indicare uno strumento di attuazione della p•ianificazione urbanistica a livello di gruppi di Comuni. Già nel 1942 la l gge urbanistica, introducendo (art. 12) il concetto di piano intercomL1nale, riconosceva l'esigenza di un tipo di pianificazione intermedia tra il livello comunale e quello r~gionale. Il piano i11tercon1unale si può, pertanto, considerare, almeno nel concetto, l'antenato del co•mpre11sorio. Il punto di partenza è quello della « frammentazione » delle unità comL1nali. Si tratta, anzi, di una vera e propria polverizzazione, potendosi contare in Italia ben 8.055 Comuni, alcuni dei quali con qualche centinaio appena di abitanti. Il fenomeno è particolarmente diffuso in Pie1nonte, dove ben 244 Comuni su 1.209 presentano meno di 500 residenti, e in Lombardia (131 su 1.544); ma anche altre regio,ni, Liguria e Trentino-Alto Adige, in modo particolare, hanno esempi di questa anacronistica frammentazione 2 • La conseguenza di questo fenomeno è che la maggior parte dei Comuni non raggiunge la « soglia minin1a » sufficiente a cumulare i mezzi finanziari e operativi indispen·sabili a consentire una « corretta » pianificazio,ne urbanistiica; e d'altra parte no·n vediamo come si possa concepire tale pianificazione a livello di C,o: muni che no11 raggiungono nemmeno 500 abitanti. Risulta, pertanto, più 2 CARLO BELTRAME: Aspetti della polverizzazione amministrativa, in « Mondo economico », n. 50 14 dicembre 1968. · 201 · Bibliot~caginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==