Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

/ Ceausescu e l'ombrello di Nixon ste riguardassero problen1i di fondo e non questioni marginali. i rumeni votarono a favore. Co1ne mai tanta prudenza? In primo luogo, i dirigenti rumeni avevano il timore che un voto contrario potesse pregiudicare i rapporti con l'URSS, sensibilmente rnigliorati rispetto ai giorni di tensione, quando le truppe del Patto di Varsavia erano state ammassate al confine del paese e la minaccia di un'invasione era stata scongiurata grazie anche agli ammonimenti della Cina e degli USA. Con la fine del « nuovo corso » e la sostituzione di Dubcek con liusak, venendo n1eno uno dei punti di attrito, i rapporti con l'URSS avevano registrato una tendenza alla scl1iarita: chiaramente, i rumeni non potevano essere più cechi dei cecoslovacchi. Questo riavvici11ame11to alì'Unione Sovietica trovava conferma anche in fatti di secondaria i1nportanza, come, ad esempio, la rivalutazione dell'insegna1nento della lingua russa, che, pur non tornando ad essere, come in passato, materia obbligatoria, a partire dal prossimo anno scolastico verrà reintrodotto i11 detern1inate scuole. Indubbiamente, peraltro, il ti111ore di possibili ritorsioni 110n era l'unico motivo che aveva indotto i rumeni a tenere un atteggiamento così prudente. Rispetto all'URSS, la Romania vantava già alcuni punti al suo attivo e non aveva, quindi, alcun interesse a stravincere. Ci riferiamo a due successi, la cui in1portanza è di gran lunga superiore a quella che avrebbe potuto avere un en1enda1nento apportato alla risoluzione finale della conferenza di Mosca. Il primo è la rinuncia, da parte del comando delle truppe del Patto di Varsavia, ad eseguire manovre militari i11 territorio rumeno; il secondo è l'affermazione, vanamente contrastata dai sovietici, del principio della pianificazione nazionale così co•me è stato sancito dalla XXIII sessione speciale del Comecon, lo scorso aprile. Nel co1nunicato lìnale si legge « le relazioni economiche e tecnico-scientifiche [fra i paesi aderenti] si basano sui principi interstatali di tipo nuovo dell'internazionalismo socialista (piena eguaglianza di diritti, rispetto della sovranità e degli interessi nazionali, vantaggio reciproco e aiuto fraterno) » e che « la sessione si è pronunciata per lo sviluppo dei rapporti economici, reciprocamente vantaggiosi, fra i paesi membri del Consiglio con gìi altri paesi socialisti, così come con gli altri paesi del mondo, a prescindere dal loro ordinamento sociale ». Il che, traducendo il linguaggio diplomatico, vuol dire: no alla pianificazione sovranazionale e via libera al commercio con la Cina ed i paesi capitalisti. Si è trattato di una nuova, importante vittoria della Romania nel difficile « braccio di ferro » impegnato con l'Unione Sovietica. Già nel '62, appellandosi all'art. 4 dello statuto del. Co1 mecon, Bucarest aveva 175 - Bibliot~caginobianco

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