Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

·' Argomenti piacevole e riposante e le cui possibilità turistiche so,no tutt'altro che esaurite. Quando si parla di artigianato, la 1nente corre a quello fiorentino ed al suo valore eco1 nomico. Ma l'artigianato collinare meridionale ha caratteristiche be11 diverse; se nel passato, abbastanza remoto del resto, si possono trovare magnifici esempi di produzione artigiana, o•ggi no11 è rimasto quasi nuila; l'artigianato sta scomparendo,. Forse le scuole d'arte (ceramica, ebanisteria, ricami e simili) avrebbero un'utilità pratica, tale da imprimergli un nuovo ·corso ed una nuo,va forza. Ma ve ne so·no poche. Di industrie, complementari o non, qua,lcuna ce n'è, frutto talvolta della lungin1ira11za ed intelligenza di piccoli artigiani. Ma, oltre ad ~ssere piccole, sono poche. i\ncl1e dove riescono ad occupare 200-300 u1 nità, in un comune di 8-10.000 abitanti, non so1 no sufficienti: per 200-300 che restano·, mil1 le lavoratori emigrano. Quando, le pianure e le fasce costiere pugliesi e campane raggiungeranno un avanzato grado di sviluppo, la situazione collinare non cambierà gran che. È pro,babile che i 11.uo 1 vi ·posti di lavoro verranno occupati per buona parte da gente del posto. Sarà certo· più facile ad un certo numero di fa1niglie collinari di stabilirsi altrove, ma questo non eviterà ai comuni ·alti di diventare, come ha scritto Rossi Doria, « campi di concentran1ento per veccl1i, donne e bambini ». 11 problema dell'artigianato collinare e delle piccole industrie di collina è un problema di assai ardua solLtzione. Manca tutto, sa1vo una mano d'opera poco, o niente qualificata. Eppure i capitali dovrebbero es,serci. Nell'anno 1963-64 le rimesse degli emigranti ammontaro 1 no nella sola provincia di Avellino a sette miliardì e mezzo (Fra11ca Mo,ro, « Economia Irpina », apri 1 le-1naggio-giugno '66 ). Se si fa un calcolo ipotetico su una media di sei miliardi e mezzo per anno, in dieci a11ni si arriva a 65 111iliardi, cifra forse inferiore alla realtà. Molto di questo danaro è depositato presso le Poste. Co1ne u·sa l'emigrante i suoi risparmi? Compra o costruisce una casa. Per lo più senza uno straccio di giardino od orto che sia; e questo non solo perché i suoli hanno ra,ggiunto co,sti molto alti, ma anche per invincibili abitudini secolari. Nella eno,rme maggioranza dei casi i comuni collinari non dispongono di un piano regolatore, o,p,pure il piano è stato redatto da persone che non hanno alcun interesse per una urbanistica sana. Le fognature cresco·no disordi11atamente e così gli acquedotti e gli elettrodotti. Quasi sempre le case sono addossate le une alle altre; unico progresso, è sparita la coabitazione con gli ani1nali. Questa costruzion·e di nuove case, che si p·uò riscontrare in ogni comune collinare, insieme con l'acquisto di vecc~ie, smentisce l'asserzione 149 Bibliot~caginobianco

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