Antonino de Arcangelis nale è andato esasperandosi fino ad un peggioramento dei ·valori (in Campania 50 morti su mille nati nel '64, 51,9 nel 1966; a Nap,01 li 51 morti nel '65, 70 nel '66, 71 nel '67). Né si può attribuire i1lfeno1neno campano e napoletano a cause di ordine climatico che do·vrebbero. ,semmai espri 1 mersi attraverso valori elevati di mortalità per malattie dell'apparato digerente (date le temperature elevate che, in quella città ed in quella regione, possono raggiungersi durante la stagione estiva), e no1 n - co,me invece accade - per malattie dell'apparato respiratorio che, a causa del clima favorevole, do·vrebbero intervenire in maniera molto larvata. Risulta ino,ltre· dimostrato, che nella zona la mortalità infantile ospedaliera per malattie dell'ap•parato respirato 1rio è in conti,nuo aumento, con valori massimi nel mese di novembre; il che indubbiamente svincola questa specifica causa di n1orte dai periodi stagio,nali più freddi per riferirla ad altri meccanismi più profo,ndi, rilevati del resto nella stessa statistica o,spedaliera, dalla quale risulta che il 58,6 per cento dei bambini deceduti per malattie respiratorie p·resentava alterazione del terreno organico· (distrofie, rachitis.mo, tetania) direttamente o,d indirettamente legate a con,dotte alimentari erro,nee. Sono, poi gli stessi valori statistici regionali a farci escludere che possa trattarsi di un feno,1neno1 attribuibile a cause di ordine bio,lo,gicocosti tuzionale, poiché non ci sembra accettabile l'ipotesi che ,l'organis.mo dei picco,li abitanti della sponda settentrionale del Garigliano• o di quelli del versante o,rienta,le ,del M·atese abbia ricevuto dai genitori possibilità di difesa contro le malattie mortali superiori a quelle che possono aver ricevuto, poniamo, i bambini napoletani o q11elli pugliesi. Ne deriva che le cause del fenomeno vanno, ricercate in fattori di o,rdine ambientale, sanitario ed assistenziale. C'è da dire subito che no,n è facile distinguere i rispettivi settori di influenza, nel senso che il livello, di misure igieniche che la madre· usa a tutela del lattante è strettamente collegato alla capacità e all'es,perienza assistenziale che può offrire il suo· medico curante; ma quest'ultimo è a sua volta_ condizionato dal livello di preparazio 1 ne igienico-assistenziale della madre, e so,p,rattutto dalle possibilità che l'ambiente o·ffre per un eventuale ricorso a provvedimenti di emergenza quali il rico,vero ospedaliero 01 la utilizzazione di strutture assistenziali extra-familiari. Chi ha no,zio·ne pratica di assistenza all'infanzia nel MezzogioTno sa bene quanto le madri siano restie a lasciare che un figlio,, anche molto biso·gnoso di cure, vada fuori di casa a cercare salute; d'altra parte sa anche quanto giustificata risulti a voilte la preoccupazione di quelle madri di fronte alla precarietà dei ricoveri. Certo, vi è un bagaglio secolare di 116 Bibiiotecag inobianco
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