' ·' ) Argo111enti vistosi titoli e commenti e quindi se n,e ap·profittavano facendo i press agents di se stessi, con le autorità che volevano ad o,gni costo una soluzione, con Viareggio trasformata nella fantasia del comune mortale in una Sodoma dalle fosche tinte, con una situazione inso,mma davvero parossistica. Un poveretto, il Meciani - pare davvero colpevole di qualcosa, anche se non si sa bene di cosa - si impicca; poi, dopo un mese di sopravvivenza vegetativa, muore. Le rogne per i magistrati aumentano, il caso che stava smosciandosi, riprende vigore, il coflpo del povero Meciani diventa un vero e proprio campo di battaglia: come al solito il paese, attraverso la stampa, si divide in tre partiti, gli innoce·ntisti, i colpevolisti e i colpevolisti però... Poi sembra che tutto si calmi e infatti, dopo, il fattaccio della morte del Meciani, del « caso Lavorini » si comincia a parlare sempre meno e alla fine non se 11e parla più. È, forse, qt1esto « silenzio radio » l'occasione buona per cercare di vedere che cosa sia successo con esattezza dietro la morte di questo bambino. (Un giorno, all'improvviso, saremo tutti mobilitati nell'esultanza generale per la scoperta del colpevole dell'intera faccenda; e la sta,mpa tornerà a parlarne come se ne avesse sempre parlato e allo stesso modo. Un alleluia di proporzioni immani rallegrerà le tipografie il gio,rno in cui, con religioso silenzio, il foglio con le prime notizie comincerà ad essere composto e, come per le grandi occasioni, tutti i viareggini si preparano a sfornare ricordi e ricordini su come hanno partecipato, magari stando davanti alla televisione, alla soluzione del caso. Succederà così, oppure non succederà niente e allora un gior110 la gente parlerà del « caso Lavorini » come qualcosa accaduta tanto tempo fa, qualcosa che aveva a che fare con la mo,rte di un bambino, un rapimento,, mi pare, bene, e si chiederà co·me diavolo è finita quella faccenda senza sap,ere che da qualche parte, con estrema p1azie·nza, qdalcuno ancora sta tenta11do di riannodare le fila di u.n discorso, interrotto per irritazione, noia, indifferenza e impo,ssibilità di capire). Ma cosa è successo, esattamente? La domanda- non è facile. « Esattamente » è parola impegnativa, comporta certezze e qui non vi sono certezze, non vi sono prove irrefutabili, c'è solo una serie di elementi confusi, di sensazioni e di impressioni, qualcosa di irrazionale e di nevrotico che sfugge ad una semplice configurazione dei fatti. Che cosa è successo? I fatti si riducono a ben poco. Cominciamo da questi, ammesso che sia possibile cominciare da qualcosa in un affare come questo, che è diventato l'inizio· di un processo di discussioni, litig.ate e chiacchiere, e scritti che probabi1mente ·meritavano migliore causa. I fatti sono due: il primo, il 31 gennao 1969. Ermanno• esce di casa. 101 - -Bib.liote~aginobianco 4- . ' '
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