La stampa e il " caso Lavorini ,, di Salvo Ponz de Leon A poco a poco non se ne è parlato più. Prima una so,rda irritazione per l'impossibilità di comp 1 rendere quali fossero i sottili limiti che dividevano la realtà dalla fantasia, li1miti sempre più inavvertibili, so.vrapposti, limiti che ad un certo mo.mento diventavano co·me un eno,rme incubo da cui nessuno 1 - nemmeno gli stessi investigatori e passi per la sta·mpa do1tata di elementi di valo.re ma sempre di co,n1uni mortali - riusciva a cavarsi fuori. L'irritazione stava co,minciando a diventare fisica. Co1 me se l'organismo rifiutasse di accettare un cibo sem,pre più raffinato, sempre più appetibile ma che in sé conteneva qualcosa di no11 convincente e qualcosa di disgustoso. Non si sapeva (nessuno lo sapeva) co,n che cosa si avesse a che fare. Con un o·micidio. D'accordo, un omicidio puro e semplice. Un caso da romanzo giallo con coloriture nostrane e sociologismi affrettati. Un caso1 che suonava anche bene: « il caso Lavorini ». Ma in cosa consistesse esattamente il caso, Lavorini non è ancora molto 1 chiaro. Soltanto in un o·micidio, o, per essere più esatti, soltanto nell'assassinio di un bambino? L'irritazio,ne si trasformava in rabbia e poi, come estrema soluzione all'impossibilità di venirne fuori, in disinteresse. Ignorare di colpo un fatto dopo averlo seguito per giorni e giorni e più volte al gi0rno alla ricerca del particolare curioso 1 , nuovo, ghiotto o macabro, fa parte dell'etica nazionale della stam,pa. ·Così come altro, elemento, di questo 1 strano concetto (etica, ap·punto,) è lo, sfo,rnare continuamente ipo1 tesi, dichiarazioni e notizie senza vaglio,, senza un minimo di elaborazione intellettuale, con l'unico sco1 po del pettegolezzo in « sette tondo, ». Di colpo, dicevo, i titoloni diventavano tito,li rispettabilmente grandi, poi titoli semplici, poi titolini, poi titoli ad una colonna e poi niente. Il « caso Lavorini », per la stampa e il po,polo italiano che l'aveva seguito sulla stampa, era finito, quasi non fosse mai esistito. Pro.babilmente questo « silenzio radio» è da co,nsiderarsi altamer1te positivo. Gli inquirenti co1 minciano adesso a lavorare in pace. Non è che prima n<?n potessero lavorare, solo, che era tutta un'altra ~osa, con i gio1 rnalisti aille calcagna, tutti che premevano, testimoni mitomani che sapevano che anche a dire: « vado a fare pipì » appariva su t~tti i giornali con 100 Bibiiotecaginobianco
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