Nord e Sud - anno XVI - n. 116-117 - ago.-set. 1969

, Rivista mensile diretta da Francesco Compagna Augusto Graziani, Revisionismo per l'economia - Giovanni Ferràra, Su certe critiche ai partiti - Felice Ippolito, Dopo il fallimento dell'Euratom - Calogero Muscarà, Il problema di Venezia - Girolamo Cotroneo, I nuovi esami : una testimo1zianzaperplessa - Salvo Ponz de Leon, Il caso Lavorini e la stampa - Roberto Sciacchitano, La funzionalità dello Stato - Francesco Compagna, Un'urbanistica per la Regione e scritti di Marinella Balestrieri Terrasi, Luigi Compagna, Ermanno Corsi, Antonino de Arcangelis, Baldo de' Rossi, Mario Dilio, Antonio Duva, Sergio Gagliardo, Antonio Guariglia, Antonio Jannazzo, Ugo Leone, Vincenzo Litta, Antonio Nitto, Lanfranco Orsini, Mario Pendinelli, Rocco Palestra, Filippo Scalese, Enrico Vitiello. ANNO XVI - NUOVA SERIE - AGOSTO-SETTEMBRE 1969 - Nn. 116-117 (177-178) EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - NAPOLI Bibi iotecag i nobianco ---

LIBRERIE PRESSO LE QUALI È IN VENDITA LA RIVISTA TORINO Libreria PARAVIA Via Garibaldi, 23 I\JI IL AN O Libreria FELTRINELLI Via Manzoni, 12 Libreria FIORATI Francesco Piazzale Baracca, 10 Libreria S. BABILA Corso Monforte, 2 VENEZIA Libreria CLUVA S. Croce 197 VERONA Libreria SCIPIONE MAFFEI Galleria Pellicciai, 12 TRIESTE Libreria PAROVEL EUGENIO Piazza Borsa, 15 BOLOGNA Libreria FELTRINELLI Piazza Ravegnana, 1 Libreria NOVISSIMA Via Castiglione, 1 Libreria PAROLINI Via Ugo Bassi, 14 FERRARA Libreria TADDEI Corso Giovecca, 1 MODENA Libreria RINASCITA Piazza Matteotti 20/1 FIRENZE Libreria degli ALFANI Via degli Alfani, 84/86 r Libreria DEL PORCELLINO Piazza Mercato Nuovo, 6/7 r Libreria FELTRINELLLI Via Cavour, 12 Libreria MARZOCCO Via Martelli, 22/R Bibiiotecaginobianco PISA Libreria VALLERINI Silvano Lungarno Pacinotti, 10 SIENA Libreria BASSI Via di Città, 6/8 VIAREGGIO Libreria GALLERIA DEL LIBRO Viale Margherita, 33 PERUGIA Libreria LE MUSE Corso Vannucci, 51 ROMA Libreria ADRIANI Via del Tritone, 194 Libreria AI DIOSCURI Via del Corso, 293 Libreria CONDOTTI Via Condotti Libreria CUCINELLA. Viale Europa, 270 Libreria ERCOLI Piazza del Popolo, 11/ E Libreria EURO LIBRO Viale Europa, 122 Libreria FELTRINELLI Via del Babuino, 39/40 Libreria GREMESE Via Cola di Rienzo, 136 Libreria KAPPA Viale Ippocrate, 113 Libreria MODERNISSIMA Via Mercede, 43 Libreria PAESI NUOVI Via Aurora, 85 Libreria RINASCITA Via Botteghe Oscure, 1 Libreria RIZZOLI Largo Chigi, 15 Libreria RIZZOLI Via Veneto Libreria SFORZINI Via della Vite, 43 Libreria TOMBOLINI Via IV Novembre, 146 Libreria TREVI · Piazza Poli, 46 LATINA Libreria RAIMONDI Via Eug. di Savoia 6/10 NAPOLI Libreria Fausto FIORENTINO Calata Trinità Maggiore Libreria LEONARDO Via Giovanni Merliani, 118 Libreria DEPERRO Via dei Mille, 17 /19 Libreria A. GUIDA & FIGLIO Via Port' Alba, 20/21 Libreria FIORILLO Via Costantinopoli. 76 Libreria TREVES Via Roma, 249 Libreria GUIDA MARIO Piazza Martiri, 70 Libreria MACCHIAROLI Via Carducci 57 /59 Libreria MINERVA Via Ponte di Tappia, 5 PALERMO Libreria DOMINO Via Roma, 226 Libreria S. F. FLACCOVIO Via R. Settimo, 37 CATANIA Libreria CASTORINA Via Etnea, 67 Libreria LA CULTURA Piazza Vitt. Emanuele, 9 CORIGLIANO CALABRO Edicola FRANCESCO COSENTINO CAGLIARI Libreria FRATELLI DESSI' Corso Vitt. Emanuele, 30

NORD E SUD Rivista mensile diretta da Francesco Compagna ANNO XVI - AGOSTO-SETTEMBRE 1969 - Nn. 116-117 (177-178) DIREZIONE E REDAZIONE: Via Carducci, 29 - 80121 Napoli - Telef. 393.347 Amministrazione, Distribuzione e Pubblicità: EDIZIONI SCIENTIFICHE ITALIANE - S.p.A. Via Ca:rducci, 29 - 80121 Napoli - Telefono 393-346 Una copia L. 400 - Estero L. 700 - Abbonamenti: Sostenitore L. 20.000 - Italia annuale L. 4.000, semestrale L. 2.100 - Estero annuale L. 5.000, semestrale L. 2.700 - Fascicolo arretrato L. 800 - Annata arretrata L. 8.000 - Effettuare i versamenti sul C.C.P. 6.19585 . Edizioni Scientifiche Italiane - Via Carducci 29, Napoli Bibliot - ginobianco

SOMMARIO Augusto Graziani Giovanni Ferrara Felice Ippolito Calogero Muscarà Lanfranco Orsini Mario Pendinelli Mario Dilio Antonio Jannazzo· Ermanno Corsi Antonio Nitto Girolamo Cotroneo Salvo Ponz de Leon A. de Arcangelis Roberto Sciacchitano Filippo Scalese Rocco Polestra Sergio Gagliardo Editoriale [3] . Revisionismo per l'economia [7] Su certe critiche ai partiti [24] Dopo il fallimento de}l'Eurato1n [32] Il problema di Venezia [39] Note della Redazione Una lettera di Malagodi - L'« interlocutore valido» - Un docu.men.to da diffondere [55] Giornale a più voci Narciso tra il gioco e l'impegno [ 63] I sindacati e le scadenze di ottobre [ 66] Ricerca scientifica e Mezzogiorno [72] Il revisionismo liberale [76] Napoli e il Piano Regolatore [80] Danaro che viene, d·anaro che va [ 83] Argomenti I nuovi esami: una testimonianza perplessa [ 88] La stampa e « il caso Lavorini » llOOJ Il teorema assistenziale [113] · La funzionalità dello Stato [120] Una programmazione europea [137] Le ispide province [146] Il quinto centro siderurgico [160] Frontiere Enrico Vitiello Ceausescu e l'ombrello di Nixon [171] . Francesco Co.mpagna M. Balestrieri Terrasi Ugo Leone Antonio Duva Vincenzo Litta Luigi Compagna Baldo de' Rossi Antonio Guariglia Bibiiotecaginobianco Città e territorio Un'urbanistica per la Regione [181] Strutture territoriali e programmazione [ 190] La funzione dei comprensori [200] Inchieste Il «maggio» di Caserta [212] Il telefono in Italia [226] Profili Bordiga puro e duro [240] Lettere al Direttore L'Università e l'IRI [252] Il dribattito sui Piani Zonali [256]

/ Editoriale ... Per evitare le elezion.i anticipate, sia 'i socialisti di De Martino, sia i socialdemocratici di Tanassi hanno dovuto convergere sul monocolore cosiddetto « di parcheggio »: convergenze « parallele » di chi con u.na dissennata ed assurda scissione ha provocato la crisi della sola maggioranza riconoscibile nel Parlamen.to e nel paese. Ma perché si dovevano evitare le elezioni anticipate? Perché queste elezioni anticipate, in realtà, non potevano portare che ad itna solu.- zìone di tipo francese della crisi italiana: la DC ne avrebbe ricavato il maggiore vantaggio, trasformandosi però da partito degasperiano in partito gollista, con il suo Pompidou più o meno integralista (Fanfani?)· e con le sue sinistre ridotte a livelli di influ.en.za non gran che diversi da qitelli che sono i livelli di influenza, nel gollismo fran.cese, d'i Capitant e dei suoi pochi amici. Non la soluzione di tipo greco era ed è da te1nere, dunque, ma appunto la soluzione di tipo francese: la maggioranza dell'ordine, da un lato, i comunisti, dall'altro lato, magari come garanti dell'ordine; e in mezzo rziente o quasi niente. Per la DC questa so.Zuzione avrebbe comportato e comporterebbe la fine di ogn.i possibilità di continuare la tradizione politica degasperiana; ma per i socialisti e per i socialdemocratici questa soluzione avrebbe comportato e comporterebbe un drastico ridimensionamento, forse anche la riduzione a dimensioni elettorali e p·arlamentari del tutto trascurabili. lv1.algradoche il pericolo derivante da uno scioglin1ento delle Camere fosse evidente, è sembrato fino all'ultimo che non restasse altra solitzione (ammesso e non concesso che si potesse parlare di soluzione, di via d'uscita della crisi) se non quella del ricorso al corpo elettorale, in autunno. E certamente questo ricorso non poteva aver luogo senza che il paese avvertisse i termini gravi ed allarmanti di una crisi che investe tutto lo schieramento dei partiti ed in particolare le co,mponenti democratiche di questo schieramen.to: onde il corpo elettorale avrebbe reagito votando contro questi o qu~lli più che p•er questi o quelli; come in un'elezione di ballottaggio. Pertanto sarebbe stata inevitabile una radicalizzazione, come suol dirsi, degli orientamenti politici della pubblica opinione; e, come si diceva, soltanto i democristiani, e per la loro parte i -comunisti, ne avrebbero tratto vantaggio. D'altra parte, e proprio in ragione di quanto si è detto sui preve3 Bibliotecaginobianco

Editoriale dibili risultati delle elezioni anticipate, il problema centrale della crisi (una crisi non soltanto di governo) era quello di evitare che si inasprissero i rapporti fra PSI e PSU; di cercare, anzi, le condizioni grazie alle qiLali i rapporti tra PSI e PSU possono migliorare rispetto a quelli che sono diventati all'indomani della scissione. Si dqveva, cioè, fare in modo che i socialisti dell'uno e dell'altro partito, invece di colpevolizzarsi a vicenda, in un gioco f.atalmente destinato a concludersi con le elezioni anticipate, cercassero di mettere qualche riparo alle certamente non. calcolate conseguenze dell'avventata scissione e di mettere quindi un freno alle polemiche - comprensibili, rrza non per questo meno gravide a loro volt.a di conseguenze più o meno irreparabili - che dal giorno d'ella scissione in poi si erano venute avvelenando. Pochi iLomini, pensosi delle cause e delle conseg·uenze della scissione, hanno esercitato i loro sforzi in questo senso ed hanno fatto fronte al difficile compito che era ad essi assegnato: i nenniani. Non a caso questi uomini responsabili non han,no sposato la causa del bicolore DC-PSI, di quel bicolore che è diventato o sta diventando un mito, o una formula, come suol dirsi, strumentale, ma che corrisponde ad un disegno velleitario di strozzare nella culla il PSU: velleitario perché non gradito dalla DC e perché, se anche la DC vi si rassegnasse, durerebbe poco, pochissimo, e spianerebbe la via, nella migliore delle ipotesi, alla restaurazione centrista, con un PSU che dalle polemiche sul bicolore risulterebbe non solo centrifugato a destra, ma anche, forse, in qualche 1nisura e relativamente, rafforzato. Non a caso, dunque, i nenniani hanno sostenuto la soluzione del monocolore ed hanno evitato d'i farsi coinvolgere nella polemica sulle colpe della scissione: si trattava, infatti, di operare con adeguata cautela in modo da far sì che la preoccupazione do1ninante del PSU non fosse ancora e sempre quella di scaricare sul PSI la colpa del peggio e che la preoccupazione del PSI non fosse an.- cora e sempre quella di pervenire alla dimostrazione che la colpa del peggio ricade sul PSU. È chiaro che, in questo gioco puerile, la conclusione sarebbe stata tale da far ricadere la colpa del peggio sitgli uni e sugli altri; e comiLnque è chiaro che, indipendentemente dalla questione relativa alla attribuzione della colpa, il peggio avrebbe coinvolto gli uni e gli altri. In altri termini, la preoccupazione dorninarite sia del PSI che del PSU non dovrebbe essere quella della colpa da attribuire, ma proprio quella del peggio da prevenire, del peggio che non pitò essere evitato se non accantonando la questione della colpa. · Ora, la preoccupazione del peggio da prevenire, è stata la preoccupazione dominante dei nenniani, i quali avevano giustamente identificato 4 Bibliotecaginobianco

/ Editoriale il peggio nelle elezioni anticipate e hanno trovato, quindi, alleati in tutti i gruppi p·arlamentari e naturaln1ente anche fra i loro con1pagni di partito, demartiniani, e fra i socialisti unitari: nella battaglia co11tro lo scioglimento anticipato delle Camere non si resta mai soli! Senrzonché, evitato lo scioglimento delle Camere, non è stato ancora evitato il pegg·io, un lungo e travagliato periodo di instabilità politica, caratterizzato da alleanze incrociate (nuova maggioranza del PSI e sinistre della DC con.tra il PSU; fautori democristiani, socialdemocratici e liberali della restaurazione centrista contro il PSI) e da tensioni polemicl1e esasperate alla giuntura fra socialdemocratici e socialisti, i primi accusati dai secondi di mirare appunto alla restaitrazione centrista ed i secondi accusati dai primi di voler provocare un'apertura « strisçiarzte » ai comunisti. Se questo fosse il periodo che ci attende, il peggio sarebbe stato rinviato, ma non evitato; e comun,que la V Legislatitra non sarebbe in grado di far fronte ai problemi che la incalzano, ai problemi che nel paese si accavallano, si inaspriscono, si complicano. Occorre dunque proseguire pazientemente, sotto quel tanto di riparo che il monocolore pitò f or11ire, n.ello sforzo intrapreso dai nenniani, dall'interno del settore socialista e dai rep·ubblicani, dall'interno del settore della sinistra den1ocratica, per il riavvicinamento fra PSI e PSU: l'ilnica possibilità di rimediare ai « gravi guasti » prodotti dalla scissione nello scl1ieran1ento di centro sinistra ed in partic'olare nel settore della sinistra democratica non con1unista; l'unica possibilità di recuperare prima o poi le condizioni necessarie per itn rilancio del centro sinistra. Si può obiettare che dopo la scissione, anche se dovesse verificarsi l'aitspicato riavvicinamento fra PSI e PSU, il centro-sinistra sarebbe comunqite più arretrato, e non più avanzato, quale si riteneva che dovesse diventare e potesse diventare prima che l'irreparabile scissione ne compromettesse le prospettive di evolitzione, le svolte e le aperture patrocinate da socialisti e democristiani di sinistra. Di qui il tentativo - velleitario, come abbiamo detto e per le ragioni di cui abbiamo detto - di aprire una prospettiva di bicolore DC-PSI. La verità è che la scissione ha posto il problema in questi termini: il PSU ha un potere di interdizione nei confronti di qualunque formula di maggioranza che volesse prescindere dal suo consenso_: ed il PSI ha il potere di qtlalificare come spostata a destra qualunque formula di maggioranza che volesse prescindere dal suo apporto e dalla sua partecipazione. Ma in realtà non è in termini di schieramento, o quanto 1neno non è soltanto in termini di schieramento, che un cen.tro-sinistra 5 Bibiiotecàg i nobianco

Editoriale si qualifica più arretrato o più avanzato: è a11che ed è soprattutto in termini di contenuti, di elaborazione concettuale e critica di iLn.a politica di si11istra, di una strategia delle riforme. La questione di fon.do è ancora una volta quella posta da La Malfa e che piLrtroppo non ha trovato fino ad oggi interlocutori ricettivi, be11 disposti: né fra i comunisti, che pur non sono più qiLelli del 1948; né fra le sinistre democristiane, che tuttavia non sono rimaste fer1ne a Dossetti ed a La Pira; né fra i socialisti, che co1nunque avverto110 o cominciano ad' avvertire quanto siano invecchiate le loro tavole ideologiche e quali problemi di aggiornamento vengano ad essi dall'Inghilterra , di Wilson e dalla Germania di Schiller. La questione di fondo consiste nella capacità della sinistra di rispondere a questa incalzante domanda: « che cosa deve fare una sinistra in una società econo·micamente avanzata, quali devono essere i suoi obiettivi riformatori, quali i suoi mezzi e striLmenti di azione? ». La sinistra insomma deve dimostrare di saper governare, di saper riformare, di sapersi iscrivere nella storia come forza capace di trasformare la società. Ammesso quindi che mediante il riavvicinamerzto e l'ulteriore sforzo di convergenza parallela tra PSI e PSU si possa110 recuperare le condizioni necessarie al fine di riproporre alla V Legislatura il tema della mag·gioranza stabile e del governo orga11ico di centrosinistra, questo centro-sinistra non sarebbe più arretrato o più avanzato perché più chiuso o più aperto agli « apporti utili » dei comunisti, che, fino a quando insister.anno· sul massin1alismo delle rivendicazioni giustapposte e a volte contrapposte, non sono in. grado di recare « apporti utili »; ma sarà più avanzato se le forze che possono concorrere alla formazione della maggioranza e del governo avranno n,zesso a punto nel frattempo una coerente strategia delle riforme, con particolare riguardo ai modi ed· ai tempi della programmazione, alle incoerenze da eliminare nella politica economica e finanziaria, alla revisione da attuare negli ordinamenti istituzionali. 6 Bibliotecaginobianco

/ Revisionismo per l'economia - I di Augusto Graziani · La politica monetaria è di nuovo sotto accusa. La crisi ,del dollaro, la gu1erra dei tassi di interesse, le esportazioni di capitali hanno nuovamente attirato l'attenzio,ne sui problemi congiu'nturali. Sarà in grad10 la politica mo·netaria ,di fro·nteggiare la situ,azione? potremo avviare l'econ.o,mia italiana ad una nuova e più solida ripresa, o dovremo continu:amente vigilare sulle so·rti della bilan,cia dei pagamenti? dispo·niamo ·di strumenti abbastanza elastici per fare fro·nte alle esigenze di espansione interna dell'economia e insieme metterci al riparo dalle crisi finanziarie in ternazio·nali? in altri termini, possiede il paese una ·a,deguata politi 1ca ,di ,controllo della congiuntura? Q.uesti gli interro·gativi che le vicende eco·nomiche più recenti hanno sollecitato. Problemi di breve p·eriodo e problemi strutturali a lunga scadenza si intrec,ciano ineluttabilmente nelle vicende dell'.economia italiana. Da un lato, le gravi scadenze di rifo,rme· che si fanno sempre più attese, e ,che ri,chiedo,no jnterventi massicci per la loro po:r-- tata eco1 nomica e politica, d:all'altro problemi di controllo immediato ·di un'e,conomia ch·e, come tutte le mo·derne eco,nomie aperte agli scambi con l'estero 1 , ha bisogno di essere controllata e corretta di contin.uo·. I ·p1rob1 lemi posti dal,l'e·quilib•rio di periodo bre,ve, e cioè i p·roblemi della piena o,ccU1pazione, dell'inflazione, ·d·ell'e·quilibrio nei conti ·con l'estero, vengo·no se·mpre co·nside·rati i più urgenti e meritevoli di discussio 1 ne immediata; e, alm·eno 1in certa misura, essi lo sono. Ma .Je discussioni sul1 le ,difficoltà immedi,ate non ,devono far dimenticare i pro·blemi di fo·ndo. È p.er questa ragio 1 ne che, mentre dedichiamo ancora una volta l'attenzione alla situazio·ne dell'economia italiana vista nei suoi aspetti congiunturali, lo faociamo ·co,n l'intenzione di rip1 rendere a breve scadenza i1 I discorso in una prospettiva di più lungo perio 1do. D'altro canto, non va .dim.enticato• che il controllo dell'economia nel periodo breve, che si ria,ssume nel controllo• dell'equi•librio fra dom,anda e offerta globa,le· e nell'equilibrio nei conti con l'estero, riveste importanza 'primaria anche sotto il profilo della politica eco1 no,mica di più largo respiro. Qual7 Bi ol iotecag i nobianco •I

Augusto Graziani siasi forma 1di intervento si voglia realizz,are, essa potrà essere condotta in porto solo nei limiti in cui sarà possibile preservare l'equilibrio interno del1l'economia, evitando pre,ssioni inflazionistich·e o sbila·nci insoisten.ibili nei conti con l'estero. Sotto· questo pro,filo, risulta estremamente importante mettere a punto ·u~ sistema efficiente di contro1'lo1 dell'economia nel perio-do breve, pro 1 prio· allo scopo di poter e·sp,letare con ragionevo.Je tranquillità gli interventi strutturali, senza crisi brusche e ,conse·guenti interruzio,ni forzose. La 1situazio,ne eco1 nomica degli anni più recenti è nota nelle SL1e linee generali. L'economia italiana, d·opo· la ·crisi del 19·63, ha attravevsato un periodo di .depressio,ne, seguito ,da una lenta ripresa. L'-elemento, trainante in ques 1ta ripresa so,no state le esportazio,ni, cresciute a ritmi .assai veloci, p1 ratica•mente senza interruzione. Alla ripresa ha cooperato ,la ·po1itica monetaria, che ha mirato a·d a:cc.rescere la liqui 1dità del ,sis,tema econo·mico n-el tentativo di stimolare la ripresa degli investimenti privati e ·di finanziare un aumento di spesa da parte del settore pubblico; così co,me hanno giovato• alcuni provvedimenti rivolti ·a1d accrescere il valore moltiplicativo degli investimenti, ,co,nsistenti essenzialme·nte in aumenti dei redditi di lavo1 ro• (eliminazione ,delle discriminazio 1 ni salariali regiona.li, miglio,ramento dei trattamenti pensionistici). Gli elementi propulsivi sono valsi a mantenere elevato il tasso di sviluppo della produzio·ne (il reddito 'nazion·ale, in,fat,ti, ha co,ntinuato a crescere al tasso del 5 per .cento circa all'·anno, in termini reali) ma non sono stati sufficienti per assicurare un·a ripresa 1degli investimenti, per cui la composizione del red,dito nazionale moistra tuttora un peso dei consumi assai m1aggiore e u·n 1 peso degli investimenti minore di quanto non avvenisse nel 1963, anno di inizio, della crisi. In questa situazione, il tentativo ,delle autorità di ,co,n,trollare l'equilibrio dell'eco,nomia servendosi p•revalentemente degli strumenti ·del ,controllo ,monetario, ha incontrato diffi,coltà crescenti. Al,loTché il problema princip 1 ale era quello di stimolare una ripresa degli investimenti, la politica mo,netaria si rivelò inefficace; gli investimenti, almeno· ,quelli de1 settoire privato, non se,mbravano attratti dal fatto che le possibilità di finanziamento, fossero migliorate, cosa comprensibile ·dal mo-mento· 1 cl1e la 1 do·manda intern.a continuava a ristagnare e il grado, -di utilizzazione ·degli impian,ti restava piuttosto basso. Più di recente, altri eventi, maturati nei m,ercati finanziari intern 1aziotnali, hanno, pro·vocato un eso,do cresoente di capitali verso l'estero· e rischiano di capovolgere la situazione della bilancia -dei pagamenti; 1di fronte a ·questa ulteriore minaccia, ,l'effi8 1;3biiotecaginobianco

· Revisionisrno per l'econontìa cacia de,lla politic 1a mon.etaria di ,cui il 1 paese dispone sembra a.ncora più dubbia. Il paese rischia in tal modo· di trovarsi ancora un.a volta di fronte ad eventi che gli stru,menti disponibili non oo,nsento,no di fronteggiare. Sul fronte internai, il 1969 è iniziato sotto buoni auspi·ci. Nei primi mesi dell'anno se·mbra che l'eco,nom.ia abbia finalmente cominciato a ·dare consistenti segni ,di ri,p,resa. Sono· gli eventi maturati sul fronte dei ra·pporti finanziari con l'estero che minacciano di rendere ,la ripresa più contrastata di qu1 ar1to si p,otesse inizialmente sperare. In questa situazione, il problema ,della politica eco1 no·mica di p·eri1odo b,reve risulta quanto mai attuale. L'economia italia11a nel 1968. La ori,si economica ha avuto inizio nell'ormai lontano 1963. Ufficialmente, la ripresa ha avuto inizio nel 1965; ma, da allora, l'e·conomia italiana si è trascin,ata piuttosto stancam.ente lungo la via di un'esp•a1 nsione lenta, sostenuta da.Ile esportazioni, caratterizzata da una do1m.an 1da interna stagn·ante. Solo nei primi mesi del 1969, stan•do ai reso,conti più recenti, sembra che finalmente abbia preso avvio un nuovo decollo. Il 1968 viceve'rsa è ,stato ancora un anno • • gr1·g10. Nel coirso del 1968, il reddito nazion·ale lordo, misurato a prezzi costanti è aumentato quasi del 6%. Un buon risultato, se non si dovesse notare che, ,come era accaduto anche negli anni p·recede·nti, quest,o risultato è dovuto prevalentemente all'aiccrescime·nto de1'le esportazioni (oltre il 15%) e solo in misura m·olto modesta all'espansione ,ctegli investimenti (appena il 3% ). Ancoira una volta, l'Italia h.a tratto vantaggio, almeno sotto il protìlo immediato e di pe·riodo breve, •dal fatto· ,di essere un'economia intensamente aperta agli scambi co·n l'estero, caratteri,sti,ca questa che negli anni in cui la do·manda interna ristagna, consente ,alla no,stra industria di esp,andere le vendite sui mercati esteri, avva1e11•d'O'Sdi canali commerciali ormai sald·a·mente stabiliti. Il :rallentamento de,gli investimenti me·rita 1qu.al,che ,commento. A ·p·rim,a vista, ·potre·bbe sembi;are •che la battuta di arresto ·del 1968 sia stata mino 1 re di quel che le cifre sintetiche ,denun,ciano. Infatti, an,che· se gli investimenti nel lo,ro com,plesso sono cresciuti appena ,del 3%, gli investimenti fissi sono ,cresciuti viceversa ·del 7,4% ;· è stata la oaduta .delle scorte a ridurre la ,cifra glob1 ale ad un v,alore così mo·desto. Tuttavia, una anali,si sia pu-re frettolosa dell'anda9 B1biiotecàginobianco

Augusto Graziani 1nento 1degli investimenti fissi per settore e per tipo di beni lascia inte,ndere che non si può anco,ra parla,re ·di ripresa vera e propria nei settori direttamente ,pro,duttivi. L'aumento• degli investimenti fis,si è dovuto in 1 prevalenza a ,due vo.ci: costruzioni (so1 prattutto residenziali) e mezzi di trasporto. Sviluppo assai pi4 lento hanno registrato inve·ce gli investimenti in im;pianti e:macchiniari (app,ena il 2,5 % ), mentre le opere pub·bliche, che nel 1967 avevano realizzato un aumento vigoroso, sono addirittura lievemente diminuite. Si deve quindi concludere che il 1968 è stato un anno nel quale gli investimenti hanno segnato il passo, anche se vi è stata un,a ripresa nell'attività edilizia. Nel settore ·degli impianti e ma·cchinari, che è il settore dal qu.ale di1 pendono il progresso ·e l'efficienza dell'ap·parato in,dustriale del paese, il flusso di investimenti in termini reali è stato ancora inferiore al livello raggiunto nel 1963. Un quinquennio non è dunque stato sufficiente a rip•o·rtare l'economia al ritmo di accumulazione raggiunto in ,precedenza. Il ristagno degli investimenti ha fatto sì che an,che l'o·ccu·p1 azione rimanesse sostanzialmente stazio-naria. Il setto,re dei servizi è stato l'unico ad accrescere la p,ropria ·dom.an1da di lavoro, men,tre l'occupazione nell'in·dustria non ha subìto grandi variazioni, e nel settore agricolo si è avuta una ripresa dell'esodo in misura co·nsistente. A sua volta, la stazionarietà della doman,da di lavoro ha fatto· sì che anche i s,alari subissero a:umenti solo modesti. Nell'ind.ustria i salari contrattuali sono saliti solo del 4%, quelli di fatto p•oco di più. I risultati di q,uesta situazione emergono chiaram.ente dai resocon,ti della co,ntabilità nazionale. Nel settore in,dustriale, il reddito da lavoro dip·en,dente m.edio per o,ccupato è cresciuto, nel 1968, del 7,1 % mentre il prodotto medio per occupato è cresciuto del 7,5. Nel settore delle in,dustrie manifa,tturiere, la differenza è an•cora più sensibile: il reddito medio per oc·cup·ato è cresciuto del 5,3%, mentre il pro1dotto medio del lavoro è cresciuto del 7,2%. Risulta con chiarezza da queste cifre che i salari non hanno compiuto nel 1968 grandi p1 rogressi. Non si può desumerne tuttavia che la distribuzione ,d-elreddito· si sia modificata a favore dei redditi di impresa, dal mo,mento che nel corso dell'anno si è verificato un aumento no·n trascurabile ·degli oneri so1ciali. Infatti, nell'insieme del- . l'economia, la distrib,uzione d-el reddito fra lavoro dipendente e altri redditi, l'unica distinzione che le statistich.e ufficiali contemplano, è rimasta sostanzialmente invariata. L'evoluzione del reddito e la sua distribuzione fra red,diti di lavoro e redditi di imp,resa contribuisco·no a spiegare l'andamento 10 Bibiiotecaginobianco

·' ., / · Revisionisnzo per l'econoniia della domanda di consumi. A questo scopo, occorre concentrare l'attenzione so1p,rattutto sull'andamento dei redditi nel settore industriale. Nel corso del 1968, l'occupazione nell'in,dustria e cresciuta ap,pena dello 0,9% (mentre l'anno .precedente aveva registrato un aumento del 3,3 %), e la distribuzione del reddito si è modificata a svantaggio dei red,diti ·di lavoro (mentre nel 1967 il movimento era stato a danno ,dei redditi di impresa). Nell'ambito ,del setto,re indu- · striale, i] reddito· disponibile delle famiglie lavo,ratrici è quindi aume11tato in mist1ra molto mo·desta. Non ,deve quindi destare meraviglia se anche ,la doman 1da di consumi è cresciuta di poco nel ,corso del 1968. Mentre nel 1967 i consumi privati interni erano cresciuti quasi :del 7%, nel 1968 !'·aumento è stato di poco su.perio·re al 4%. Vale la pena di notare che fra i co,nsumi che hanno registrato una espansione più lenta, si trovano anche i generi alimentari ( +2,7%), mentre, in connessione •con l'espansione d·ell'edilizia reside·nziale, si è avuto uno sviluppo -più m,ar1cato dei consumi connessi co1 n l'abitazione. D·ata la scarsa pressione della domanda globale, non vi è da meravigliarsi se il livello dei prezzi è risultato sostanzialmente stabile. I prezzi all'ingrosso sono· aumentati, nel corso del 1968, solo dello 0,4%. I prezzi al consumo sono cresciuti dell'l,4%, ma tale aumento è dovuto in gran parte all'aumentato costo dei servizi, il cui prezzo è cresciuto ,del 3,5%. Infine, l'a·ccrescimento veloce delle es-portazio,ni, accop·piato al rallentan1ento nella doma.nda interna, ha assicurato un aumento vistoso nel saldo attivo cl.ella bilancia commerciale. Sia il saldo per movimenti ·di merci che il saldo per scambio di servizi è risultato attivo nel corso dell'intero anno, cosicché il saldo p,er p1artite corre11ti è p.assato da 1,5 a 2,6 milia·rdi di dollari. I risultati com,plessivi della bilan,cia dei pagamenti sono risultati meno brillanti anche se pienamente so·ddisf-a,centi, se si tiene conto anche dei movimenti di capitali. In.fatti sia il 1967 che il 1968 sono stati caratterizzati d.a marcatissimi movimenti di capitali in uscita. Nel 1967, le esp·ortazioni di ·ca,pitali erano state ,di circa un miliardo di dollari; nel 1968, avevano su·p-era.to il miliardo e 700 milioni; nel 1969, secon·do alcune . p•revisioni, potrebbero raggiu~gere i due miliar.di ,di do1ilari. È così acca,duto che, mentre il saldo att,ivo delle partite corI'enti è cresciuto, fra il 1967 e il 1968, ·di oltre un miliardo di dollari, il s·ald10comp1lessivo della bilan.cia dei pagamenti è aumentato di soli 300 milion!i di dollari, e potrebbe, nel corso ,del 1969, m.utarsi facilmente in un saldo passivo. 11 Bibiiotecag inobianco

Augusto Graziani Il :problema della bilancia dei p•ag,amenti n,on va sottovalutato. Tutti ricoirdano che ne1 1963 f.u proprio Io siqt1ilib,rio nei co·nti con l'estero •che in·dusse le autorità a .pren.dere i pro 1 vve·d,imenti restrittivi di cui l'economia italiana sente tuttora le .conseguenze. Un'economia -come quella italian·a, .a1 perta ,agli scambi con.l'estero, deve necessariamente tenere in ,equilibrio la p:ro-pria bilan,cia dei pag,amenti; i ,limiti entro i quali è po,ssibile p-re·servare questo equilibrio rap-presentano· •anche i limiti entro i quali è p,ossibile .avvia.re una politica di espansione continuata -che in·cida con serietà sulle strutture economi1che -del paese. Se oggi l'equilibrio della bila.n·cia dei pagamenti è com,promesso dai movimenti di ca1 pitali, è op·portuno rendersi co.nto dei motivi di ta·le fenomeno e dei possibi 1 li mezzi per farvi fronte. I n1ovimenti di capitali. Gli spostamenti bruschi di capitali finanziari rappresentano per il nostro p·aese un fenomeno relativamente nuovo. L'inse.rimento del mercato finanziario italiano nei mercati finanziari o·ccidentali ra·pp,resenta l'atto finale dell'integrazio.ne progressiva del p,aese nel b1 lo·cco dell'economia euro,p·ea. Mentre i movimenti di merci e di lavoratori so·no un fatto consoli,dato ·ormai da non pochi anni, i · movimenti -di capitali hanno comin,ciato ad as,s.umere proporzioni rilevanti solo in epoca più re1cente. Questo ha richiamato l'attenzione su un -elemento ch1e er•a stato dimenticato a partire dalla caduta del sistema aureo, e cioè che la bilancia ·dei pa,gamenti di un paese p•uò essere messa in serio pericolo non solo dai movimenti di m.erci ma an·che d·ai movimenti speculativi ,di capitali a breve termine, movimenti che vengono stimolati dalle differenze fra i tassi di rendimento vigenti sulle varie piazze o ad,dirittura cl.alla as.p•ettativa di sva1 lutazioni o rivalutazioni delle p·arità ufficiali. La bilan 1cia ·dei p,agamenti italiana si è trovata coi11volta in una situazione di questo genere, in p1a•rte co·me ris·u.ltato di una situazione •comune a tutti i paesi europei, in parte come conseguenza di situazioni p•ro.p•rie 1dell'economia italiana. Gli eventi esterni .sono stati raipp,resentati dalla politica restrittiva cond.otta dalle .a-utorità moneta.rie degli Stati Uniti ne·l co·rso del 1968, e in pa-rti1colare nella seconda metà dell'anno. La carenza ,di li,qui'dità determinatasi sul mericato della moneta statunitense ha in·dotto le banche americane ad esp·an.dere la pro 1 pria attività sui 12 Bibiiotecaginobianco

/ Revisionismo per l'economia m·ercati finanziari europei, a,llo sco·po di rastrellare la liquidità che non era più reperibile sul mercato finanziario interno. Per la prima volta nel secondo dop,oguerra, la stretta integrazione fra mercati finanziari ha fatto sì che la po1 litica restrittiva adottata dalle autorità mo,netarie venisse p,arzialmente frustrata dalle importazioni di capitali. L'interv·ento delle banche americane sui mercati valutari euro'pei ha p1 rodotto un repentino e maricatissimo aumento dei tassi di interesse, che a sua volta ha in,dotto le banche euro,pee a collocare in misura crescente la p1ropria liq,ui.dità in obbligazioni emesse da im,prese statuniter1si o per conto di esse. Quale è stato il co1 mportamento delle autorità monetarie italian•e di fronte a questa situazione? Per intendere pienamente il significato -dei provvedimenti che si sono s,uoceduti ,da un ann,o a questa parte, o·ccorre fare un passo indietro, per illustrare in ,che m.odo le banche italiane siano venute a trovarsi ,progressivamente inserite nei mercati finanziari europei, e in particolare nel mercato dell' eu.rodollaro. Nel secon·do ,dopo·guerra, le banche italiane non avevano grande scelta nelle possibilità ,di i1 mpiegare la p,ro,p,ria liquidità. In pratica, la liquidità che non trovava imp-ieghi presso il settore ,priv·ato, veniva interamente impiegata nell'acquisto di buo·ni del Tesoro, al punto che le emissioni di buoni del T'esoro venivano regolate mensilmente a seconda ,dello stato, ·di li,quidità de-Ile azien:de di cre,dito. Questo sistema venne a mutarsi in p•arte allo:11ché,nel 1960, le autorità monetarie consentirono alle banche italiane di impiegare parte della liq.uidità dispo 1 nibile· n·el mercato dell'euro·dollaro. T'ale mercato aveva preso vita nel 1956, allo•r1ché la Banca Po.polare Sovietica, volendo evitare di ·d-epositare le proprie disponibilità in .dollari ·presso ban1che statunitensi, aveva cominciato .ad effettuare depositi in ·dollari presso ban.che britanniche. Altre ban1c·he euro,pee seguirono• p,resto l'·esemp,io ·a1ccettando depositi in dolla.ri, cosicché venne a ,c;rearsi una rete .di depositi in dollari e nacque un mercato del credito a breve termine in ·dollari, avente ad oggetto fondi che circolavano esclusivam•ente fra ban.che euro,pee. Il mercato ,degli eurodollari risultava •ovvia·mente assai attraente per le banche italiane, tutte le volte in cui i tassi di interesse su questo mercato risultavano superiori al tasso di interesse sui buoni del Tesoro. Erano gli anni del m,ira1 co1o economico, la bilan,cia dei pa•gamenti ·era attiva, e le disponibilità di valuta straniera non sc.arseggiavano. Fu allora che le banche italiane ottennero di a.ccedere anch'esse al mercato •dell'euro.dollaro, sia p1 ure .su autorizzazione dell'istituto di emissione. 13 Bib_iol tecàginobianco

Augusto Graziani Al tempo stesso, come conseguenza necessaria di questi provvedimen ti, si rese necessa.ria u.na modifica al regime di emissione dei buoni del Tesoro. A partire dal 1962, si stabilì infatti eh.e le emissioni mensili non sarebbero più state fissate in misura tale da assorbire esattamente la liquidità delle banche, bensì i~ misµra da so.ddisfare il fabbiso,gno di cassa ·del Tesoro. In tal modo, il Tesoro· si assicurava la p•ossibilità di collocare presso il sistema bancario l'amm.ontare di buoni che le esig.enze di cassa rendevano di volta in volta necessario, e al tem1po stesso si rendeva possibile alle banche di collo·care il su1pero di liquidità in im1 pieghi esteri più lu,crosi. S01 pnavvenuta la crisi, le autorità monetarie, per fare fronte alle crescenti esigenze di finanziamento •delle imprese pubbliche, autorizzarono le banche di credito ordinario a tenere nei p1ro·pri portafogli obbligazioni emesse dagli Istituti spe·ciali ·di cre•dito in misura sem:p·re m.aggiore. A suo tem•po, fra il 1964 e il 1965, questo provvedimento era sembrato utile alla situazione immedi,ata e privo di pericoli. Da un lato esso consentiva alle im,prese •pubbliche di finanziarsi senza immettere nei mercati ·di borsa ·già depressi ammontari eccessivi di obbligazioni; ,dall'altro consentiva di collocare utilmente la liquidità delle aziende di credito, che non trovava i1n.pieghi alternativi presso il settore 1 privato. Naturalmente, questi provvedimenti avevano avuto le loro conseguenze, in quanto, una volta immessi nei portafogli delle aziende di credito ammontari cospicui di titoli a red·dito fisso, le autorità monetarie si erano trovate costrette ad esten,dere a questi titoli la politica di stabilizzazio11e dei corsi che per tradizione veniva effettuat,a rispetto ai buoni del Tesoro. In tal modo, negli anni ,più re·centi, il pano•rama del sistema finanziario italiano si 1presentava alquanto mutato, in quanto le banche di credito ordinario, abbandonata la co,ndotta tradizion.ale che consentiva loro di acquistare solo buoni del Tesoro come alteirnativa agli impie 1 ghi p·resso il settore privato, presentavano una varietà di impieghi assai m,aggiore, potendo esse procedere all'acquisto di titoli a red,dito fisso a medio termine, e potendo altresì utilizzare le proprie 1disponibilità in valuta straniera dirett,amente nei mercati finanziari e.uropei. D'altro canto, le autorità monetarie si trovavano vincolate in misura ancora più rigida ad effettuare una politica di . stabilità nei confronti del corso ·dei titoli a re·ddito fisso. Gli eventi verificatisi nei m-ercati finanziari internazionali negli ultimi anni hanno messo seriamente in crisi questa politica, che p·areva basata sul presu1p,posto implicito. di ·un isolamento del mercato finanziario italiano dai mercati finanziari mondiali. Il r•astrel14 Bibiiotecaginobianco

Revisionisn10 per l' econon1ia lamento crescente di liquidità da parte delle banche statunitensi e l'aumento progressivo dei tassi di interesse sul mercato de1 gli eurodollari hanno prodotto ,co,me naturale conseguenza un aumento vorticoso delle esportazioni ,di capitali italiani, esportazioni che hanno finito ,col peggio 1rare sensibilmente la situazione -della bilancia dei pagamenti. Le esportazioni di capitali, come è noto, non rappresentano una novità per il nostro p·aese. Il gran-de flusso di capitali in uscita è cominciato ormai da diversi anni, srpinto inizialmente dal timore di progressive n·azionalizzazioni ne.I settore dell'in,dustria, rafforzato p,oi, nel corso della crisi, dai timori ,di svalutazione della lira, alimentato semrp1re -dal ,desiderio di evadere il fisco. Ma, anche se le espo.rtazioni di caipitali finanziari ra•p1 p·resentano una componente. consueta del qua,dro economico italiano degli ultimi cinque anni, non si 1 può negare che esse abbiano assunto nel ·primo se·mestre dell'anno in ·corso un andamento ancora ,più celere; cosa che trova spiegazione nel fatto che alle motivazioni precedenti, si è aggiunto un nuovo incentivo costituito ,dalla ,possibilità di investire fondi sulle 1 piazze estere a tassi di remunerazione assai più elevati di quelli interni. Gli a1tri paesi euro 1 pei hanno reagito a questa situazione facendo in mo·do che i tassi ,di interesse aumentassero an·che sui mercati interni, in modo da offrire agli speculatori finanziari occasioni di investimento non troppo diverse da quelle offerte dal mercato statt1nitense. Per le autorità italiane, la via da seguire in questa guerra dei tassi ,di interesse non è stata altrettanto facile, in quanto un aumento violento dei tassi di interesse avrebbe significato un abbandono della 1 politica di stabilità del corso dei titoli a red,dito fisso, politica seguita forzosamente negli ultimi anni, e al tempo stesso una ulteriore depression.e dei mercati di borsa che avrebbe reso ulteriormente .difficile il fina1 nziamento alle imprese in-dustriali. Per questa ragione, le autorità mo,netarie hanno tentato, almeno in un pri,mo mom.ento, di combattere l'esodo di capita.li mediante provvedimenti che non provocassero un aumento brusco dei tassi di interesse. ln questa linea di azione, si è stabilito che le aziende di credito dovessero gradualmente liqui,dare le proprie posizioni di credito nei confronti delle banche estere e che l'acquisto da parte di residenti in Italia di quote di fondi comuni di investimento esteri venisse a·ssoggettato a-d autorizzazione preventiva del Ministero 1del Commercio estero. In tal modo, almeno le esportazio,ni di capitali effettuate in via ufficiale, sia da parte delle banche che da parte di privati investitori, sono state frenate. • 15 Bi~Iiotec·aginobianco

Augusto Graziani Questi .provvedimenti non sono tuttavia risultati a.deguati, e, sia pure gradualmente, le attività mo•netarie h·anno do·vuto · accedere all'idea di consentire un aumento dei tassi ,di interesse anche sul mercato interno. I p,assi in questa direzione sono stati assai guardinghi, e di portata nel co,mplesso limitata. ~n un. p·rimo m.omento, si è stabilito ·che a 1 p1 artire dal ,mese di ma,ggio·, le emissioni mensili di buoni .del Tesoro, ad esclusione· di quelle destinate a co,prire riserve obbligatorie ,delle ba·nche, venissero effettuate a tassi di interesse variabili. In tal mo,do si è intro,dotta la possibilità di manovrare i tassi di interesse, ·anche se la massa di titoli ai quali tale possibilità si ap1 plica rap·p1resenta solo una percentu·ale modesta delle emissioni totali. In secon,do luo·go si è stabilito un aumento dei tassi di interesse che le b·an,che di .credito ordinario corris.pondono sulle a.ntici1 pazioni ottenute ,dall1 a Ban,ca ,d'Itali,a. In tal m.o,do, si è inteso scoraggiare la tendenza delle banche a indebitarsi presso l'istituto di emissione per reimpiegare ,sui mercati esteri i fondi così otte.nuti. Infine, a 1 p·artire ·dal mese di lu·glio, si stabilì ·che an.che le operazioni di risconto eccedenti un certo ammontare consideirato normale, venissero effettua te al tasso del 5 %, a,nziché al tasso ufficiale del 3 ,5 % . Con questo ultimo 1 p·ro,vvedi,mento, l'aumento· ,del tasso di sconto è stato sanzionato di f.atto. Non si p·uò neg,are che su questo. terreno le autorità monetarie si siano mosse ·co·n cautela, allo scopo di evitare ulteriori cadute di· borsa, e di non pro1 vocare movimenti eccessivi nel valore dei titoli posseduti d,alle .aziende di credito. Ma 1 non si può nemmeno ignorare il fatto· c·he questo atteggia 1 mento, che per un verso, pare ispirato a pru,denza, •per l'altro ra1 ppresenta •una 1 p,rova del fatto• C'he di fronte alla crisi che ha colpito il mercato fin:anziario· internazionale le autorità si sono trovate co·n le mani leg.ate proprio a causa dei criteri di azione se.guiti negli an.ni precedenti. Nel 1964 e 1965 era parsa soluzione 1 provvi,denziale ,quella di consentire alle b.anche di credito ordinario di intervenire direttamente nel mercato dei titoli a red,dito· fisso; ora questa politica rivela i suoi inconvenienti, in qua,nto, ir1 presenza di una crisi internazionale, le auto,rità mon-etarie italiane so·no nella im,po,ssibilità di adeguarsi ai p,rovv-edimenti presi dalle b,anche centrali .de,gli altri paesi, che hanno tutte rialzato sensibilmente i ·pro•pri tassi ,di sco,nto. Il p·roblema ,della rigidità dei tassi di interesse nel mercato· finanziario italiano è stato già sollevato nel p.assato. Più volte si è osservato che, mentre i tassi di interesse a lungo termine dovrebbero essere tenuti non tro·ppo alti al fine di fa,vo·rire gli investimenti 16 Bibiiotecaginobianco

' Revisionismo per l'economia a lunga scadenza, viceversa i tassi di interesse a breve termine .dovrebbero presentare un·a certa flessibilità per controllare la domanida di consumi, specie· ,nel setto,re ,delle vendite a rate. La politica mo,netaria italiana è stata viceversa semp·re imp·ro·ntata ·ad •una sostanziale rigidità .dei tassi 1di interesse, e le ten·denze degli ultimi anni, con l'in,gresso delle banche nel mercato dei titoli a reddito fisso e la saldatura istituita in tal modo .fra mercato dei fon,di a breve e me,rcato dei fondi a lungo· termine, ha determin·ato una crescente sclerotizzazione ,dei tassi idi interesse. I provvedimenti ultimi raippresentano tentativi ,di battere una ,direzione opposta. Ma prima ,che nel nostro paese si :possa instaurare una autentic·a politica dei tassi di interesse, molto ca.m,mino ,dovrà essere percorso a ritroso; e fino a. c·he questa revisione no•n sarà co·mpiuta, sarà 1difficile evitare che l'a1talena dei mercati :fina,nziari internazionali esp-onga il paese a violenti movimenti di capitali. L'im.portanza di questo· pro·blema non va sottovalutata. L'econo1mia italiana è un'eco-nomia aiperta agli scambi con l'estero, con una .propensione alle im·p·ortazioni piuttosto elevata. Ogni aumento della do,m.anda globale si riflette quin,di immediatamente in un aumento idi imp·ortazio·ni c·he ,mette in pericolo l'e,q·uilibrio della bilancia dei ·pag,a.menti; oigni elemento che aggrava la situazione dei nostri conti ·con l'estero compromette direttamente le stesse possibilità •di espansione ,dell'economia. Gli eventi più recenti hanno mostrato che i mercati occidentali sono integrati non solo per quanto riguarda i movimenti di merci, ma anche rispetto ai movimenti ,di -ca.pitali fin·anziari a breve termine. Poiché i movimenti di capitali ,possono mettere a re·pentaglio· l'equilibrio, dei conti con l'estero non meno dei movimenti di merci, essi vanno controllati con attenzione no:n mino·re. È questo un nuovo problema con il quale la politica monetaria ,deve misurarsi; e poiché }''obiettivo del controllo dei movimenti di capitali si aggiun·ge agli altri della piena occu1 pazione e .dell'equilibrio dei mo·vimenti ,di -merci, è necessario indivi,duare un nuovo strumento che le auto,rità moneta·rie possano ma·novrare a questo sco·po. Le manovre del tasso di sconto sono state per lunga tradizione accantonate dalle nostre ,autorità monetarie, ohe hanno preferito regolare la liquidità 1delle banche con pro·vvedimenti di co·ntro1lo diretto. È ve·nuto o:ra il mo1 mento di rispolverare questo antico e tradizionale strumento ·di •po,litica economica; ed è un vero peccato .che proprio la politica monetaria seguita nell'-ultimo quinquennio renda difficile rimetterlo pronta- • mente 1n uso. 17 Bibliotec · Jinobianco

Augusto Groziani I problemi della ripresa. Il dilemm·a che si presenta oggi alla politica economica italiana ap·p·are adesso con chiarezza. Da un lato si ,deve auspicare una ripresa ,della doman,da globale·, una accelerazione cl.egli investimenti in,dustriali, specie nel settore privato .che è quello• che stenta -di più a risvegliarsi, e una ripresa della spesa pubblica, che nel 1968 ha segnato il passo; il che richiederebbe una ·politica di espansione monetaria per fornire all'econo 1 mia la liquidità necessaria. Ma al tempo stesso le condizioni della bila.ncia dei pagame·nti possono imporre in qualsiasi momento un aumento dei tassi di interesse al fine di scoraggiare l'uscita di capitali e incoraggiare il rientro di ca·pitali ,da altre piazze. È evidente che -di fronte a questa situazione la politica mo,netaria si trova a.clun bivio: o continuare sulla via della es,pa·nsione della liqui1dità, a costo di ribassare ulteriormente i tassi di interesse e stimolare l'eso 1do di capitali; o preoccuparsi della bilancia dei ,pagamenti, provocare un rialzo dei tassi di interesse e correre il rischio 1di rallentare l'espansione dell'economia. Ovviamente non si ·può preten,dere ohe la politica monetaria svolga funzioni contrastanti, di espansione e ,di freno al tempo stesso. Quello che ci si p·uò e ci si deve chiedere è piuttosto se no·n sia definitivamente pass,ato il tempo in cui si poteva considerare la politica monetaria come l'unico strumento di politica economica, da usare come rimedio contro qualsiasi male. Ormai da molto te.mpo· e da più parti si è andato osservan-do che mentre· gli altri paesi per regolare l'equilibrio -di breve perio,do dispongono di uno strumentario ricco e diversificato, il nostro paese deve accontentarsi della sola arma del ·controllo monefario, arma che per di più è rozza e indiscriminata. Il controllo· della domanda globale, in linea ,di principio, può essere effettuato variando la misura dell'imposizione fiscale·, o 1dosando i flussi ,di spesa pubblica, o anche controllan.do la liquidità dell'econo:mia. Ciascuno di questi strumenti p1 uò essere variamente utilizz,ato, a seconda delle finalità specifiche che le autorità si p·ropongono di ra-ggiungere. Se si impone una politica restrittiva, le im,poste possono essere aggravate nel setto·re dell'imposizione diretta o in quello dell'im,p·osizione indiretta, così come i flussi di liquidità posso·no essere controllati in mo·do da ri- ,durre la domanda ·di consu,mi (a.cl esempio limitando il credito ,alle ven·dite rateali) o comp,rimendo la domanda di beni strumentali (razionando il credito alle imprese). Nel no,stro paese, sembra che nessuno di questi strumenti sia disponibile. La spesa pubblica 18 Bibliotecaginobianco

.. Revisionisn10 per l' econo111.ia passa attraverso una macchina rugginosa e il suo flusso si accresce o si riduce nei momenti più imprevedibili, senza che si possa stabilire con chiarezza in c1 he misura essa possa essere tempestivamente rego1 lata dagli organi di governo. L'imposizione fiscale è gravemente rigida nel settore delle imposte ,dirette, dove l'evasione sistematica è tale da rendere assai incerta la corrispondenza fra manovra delle aliquote e variazioni -del gettito; 11.elsettore dell'imposizione indiretta, il fisco grava prevalentemente su g,eneri di la1 rgo consu1no, che rendono difficile l'appesantimento del prelievo, quan.do questo si rivela necessario. Nel cam·po degli oneri previdenziali, i primi esperimenti sono stati fatti negli anni più recenti, ed è difficile stabilire in che misura si possa contare su questa manovra come strumento veloce, e soprattutto co•me strumento non esclusivamente a senso unico. La stessa politica monetaria nel nostro paese rappresenta uno strumento poco flessibile. Pe·r una serie di circostanze strutturali, il sistema finanziario italiano è estremamente poco diversificato, e si basa sostanzialmente sull'attività delle banche di credito ordinario; sono le banche che forniscono credito alle imprese e al consumo, sono le banche che offrono credito a breve termine e, negli ultimi anni, anche cre·dito a medio e lungo termine. Ciò significa che risulta impossibile, nel nostro ·p·aese, esercitare una manovra selettiva della liquidità: t1na restrizione creditizia, a1d esem,pio, fa cadere al tempo stesso consumi e investimenti, in quanto limita il credito sia alle attività produttive c1 he alle vendite a rate. Fino a questo momento, la politica di breve ,periodo è stata effettuata unicamente attraverso la manovra moneta·ria. Questo strumento è stato criticato più volte per la sua rozzezza come freno e per la sua inefficacia come stiimolo; ma, bene o male, ha servito allo scopo. A·desso viceversa è venuto il momento in cui le cose si sono complicate al punto in cui non è più tecnicamente possibile servirsi •di uno, strumento solo. Poiché i problemi da affrontare, sempre nel campo della 1 politica di ,periodo breve, sono almeno .due, piena occupazione e equilibrio della bilancia dei p·agamenti, è necessario che anche gli strumenti disponibili siano due. Poiché l'unico strumento che può essere utilizzato per regolare i movimenti di capitali è costituito dalla politica monetaria e dal controllo dei tassi di interesse, occorre che il controllo della piena occupazione. venga effettuato mediante uno strumento ,diverso, a.cl esem·pio con lo strumento della spesa pub,blica. Quando si dispone di uno strumento solo, si possono affrontare simultaneamente due problemi 19 . Bibliotecaginobianco

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