Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

Angerio Filangieri Alla data del censimento 1961, i Comuni inferiori a 5.000 abita.nti appartenenti alle cinque regioni del Mezzogiorno erano 1219 ed ospitavano . una popolazione di circa 3.000.000 di persone; è facile, dunque, rilevare l'importanza di questo patrimonio, che sta in gran. parte cadendo in rovina. Qualora non si intervenga teinpestivamente a ridargli vita, per la sola sostituzione di esso con un equivalente numero di vari urbani lo Stato dovrà preventivare, nel Mezzogiorno, circa 2.500 miliardi, oltre ad un costo elevatissimo in opere generali di urbanizzazione. Come diremo, non per tutti i centri di collina appare conveniente un intervento urbanistico. Per molti di essi, nondimeno, il problema va esaminato come una concreta alternativa ai caotici agglomerati urbani; come un contributo a ridare, ad almeno una parte della popolazione, sedi che abbiano un senso ed una dimensione umana; come una economia per la collettività. Naturalmente, non tutte le varie migliaia di miliardi risparmiati nel settore urbanistico-edilizio possono ascriversi ad una economia netta. Una parte dei costi che si sarebbero dovuti sostenere all'interno delle metropoli, andrebbero invece destinati a migliorare le comunicazioni fra i centri minori, intermedi e grandi ed a creare, anche in questi centri, quei servizi civili senza i quali non è pensabile una soluzione come quella prospettata. Il problema ha una componente urbanistica ed una di politica edilizia, ma in Italia, fino ad oggi, il secondo aspetto ha quasi sempre ignorato il primo. Le leggi in materia di costruzioni (edilizia popolare, cooperative, incentivi all'edilizia privata), insensibili ai problemi di localizzazione, mirano infatti a favorire: a) esclusivamente le costruzioni nuo~e; b) prevalentemente l'edilizia di tipo urbano. Lo Stato si disinteressa, quindi, completamente delle strutture ur• banistiche da esso stesso promosse con l'erogazione di così imponenti incentivi settoriali. La sola influenza sulle strutture è se mai di tipo negativo, in quanto volutamente si abbandonano alla loro sorte tutti gli abitati minori e le preesistenze di quelli maggiori. Nessuna meraviglia, quindi, se i Piani Regolatori comunali, che oltre a correggere tendenze spontanee devono vincere anche le pressioni determinate dagli incentivi statali, abbiano una nascita ed una vita così difficili. È chiaro che la strutturazione degli insediamenti umani rimane compito .dei Piani Territoriali e dei Piani Regolatori, ma le scelte di questi non avranno l'effetto desiderato se non saranno affiancate da un meccanismo di incentivi, diretto nello· stesso senso. Per esempio nel caso 94 BibliotecaGino Bianco

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