Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

Argo111enti ·pante, tuttavia, è il quadro legislativo entro il quale seguita ogni giorno a disgregarsi la terra. Si direbbe che il legislatore sia il più accanito alleato delle condizioni ambientali fisiche per condannare alla immobilità assoluta questi territori e per precludere ogni evoluzione tecnico-sociale. Nessun tipo di impresa o di conduzione è stato, infatti, risparmiato dalla nostra paternalistica e contraddittoria legislazione agraria: - L'inoperanza dell'art. 846_ del codice sulla « minima unità colturale » seguita a consentire che, per compravendita o per successione, a ciascuna generazione ogni pezzo di terra si frammenti fra tutti gli eredi maschi e femmine. - La stessa -sorte subiscono anche i terreni in affitto, da quando la legge 28 marzo 1957, n. 244 ha consentito che alla morte del titolare subentrino « tutti gli eredi » e non uno solo. - Né la situazione è molto diversa per le « colonie parziarie », anche se queste fanno parte di regolari aziende costituite, poiché è facile - valendosi di una interpretazione ad litteram dell'art. 1639 del Codice - lasciar confondere questi due così diversi contratti. - La frammentazione delle unità produttive è, inoltre, dovuta I . . anche all'istituto del « subaffitto », che, non es,sendo considerato più una grave inadempienza contrattuale (L. 5 aprile 1945, n. 156),· lascia a ciass:ui:io la libertà di fa~e la terra oggetto di spartizione con terzi estranei, senza più· alcun rischio di decadenza dal diritto di proroga del contratto. - La legislazione sulla proprietà contadina, quella che avrebbe dovuto dare nuove unità fondiarie vitali all'agricoltura, ha invece, distribuito in Italia circa 2 n1,ilioni di ettari con una ampiezza media di soli 2 ettari per ogni operazione. Anche considerando che fra tali superfici vi siano un po' di terreni irrigui e arrotondamenti di proprietà già esistenti, questi interventi appaiono. in stridente contrasto con le direttive del Piano Mansholt. - Anche istituzioni del tipo delle « banche della terra», cui gli agricoltori desiderosi di· emigrare potessero vendere i loro terreni ad un equo prezzo, avrebbero potuto dare un contributo concreto alla ricomposizione fondiaria,_ ed invece sono ancora assenti. Pertanto, fino a che la situazione fondiaria è - di fatto e di diritto - così solidamente bloccata, è ridicolo mostrare di dar credito ai vaghi discorsi sulla impresa, sulla cooperazione e sulla ristrutturazione; discorsi inutili sui quali, a scopo evidenten1ente dilatorio, vengono dirottate le discussioni sul futuro della collina. 89 BibliotecaGino Bianco

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