Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

Argo111enti tecipazione dei singoli settori produttivi alla formazione del reddito regionale, così come risulta dalla coerenza fra gli obiettivi regionali e la loro verifica a livello di « area economica». Nell'ambito, infine, della dimensione settoriale, si deve verificare il ruolo che le singole zone possono effettivam·ente svolgere nell'economia regionale, nel rispetto dei vincoli imposti dalle situazioni particolari e dalle disponibilità del paese. Riguardo all'agricoltura, perciò, si tratta di ripartire fra le singole zone di una Regione gli obiettivi di produzione che la Regione stessa si è visti assegnati come corrispettivo del suo contributo settoriale al complesso sistema economico. Questi obiettivi, a loro volta, diventano vincoli da_ rispettare per l'insieme delle zone, unitamente alle caratteristiche delle risorse naturali disponibili o acquisibili, alla posizione re-- lativa di ognuna di esse nei riguardi dei mercati dei prodotti e dei fattori produttivi, al peso dei costi di trasporto ecc. Infine, la competitività delle diverse zone nei confronti di questi elementi e l'obiettivo, interno ad ognuna di esse, di rendere 1nassi1no il prodotto netto agricolo, sono i criteri che possono condurre, in termini di efficienza, alla determinazione dell'assetto produttivo dell'agricoltura. Da quest'ultimo, fra l'altro, diviene possibile ricavare il saggio di emigrazione del settore agricolo e le esplicite esigenze di interventi per la formazione di nuovi- posti di lavoro nell'area economica, al netto delle emigrazioni verso le altre aree e le altre regioni. 4. Se si tengono presenti gli scopi di natura politico-sociale dell'intervento pubblico, è chiaro che una localizzazione delle risorse economiche così determinata risponderebbe solo ad un criiterio di efficienza. Bisogna però sottolineare che tale criterio viene inserito nell'ambito di obiettivi regionali alla cui definizione hanno contribuito scelte di natura politica, espresse dalla collettività ai vari livelli. Comunque questo processo non vieta alla singola comunità locale di svolgere una sua funzione, formulando proposte alterinative e correttive al fine di mutare i pesi attribuiti aHe diverse zone nel precedente disegno di sviluppo. Una impostazione pienam.ente democratica della programmazione deve, cioè, ammettere un procedimento iterativo, in cui di volta in volta vengono provati e· valutati dalla collettività, a tutti i livelli, i costi dell'imposizione di alcuni vincoli. In questo senso, un primo aspetto del piano zonale potrebbe ess.e~e quello della formulazione di controproposte che, come tali, saranno tanto più accettabili quanto più inserite esplicitamente nella problematica settorial 1 e e regionale. In questa impostazione, tra l'altro, ha cer71 BibliotecaGino Bianco

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