1 Antonio Duva sempre si adattava completamente alla realtà meridionale di cui doveva però farsi mediatrice la dirigenza locale». (M. FORTUNATO, Le ACL/ nel Mezzògiorno, « Critica Meridionale», aprile 1969). È difficile negare fondatezza a queste affermazioni: meraviglia perciò notare che di esse ben poche tracce è possibile ri.tro~are non solo nel dibattito congressuale di Torino, ma anche - per esempio -· in quello precongressuale di Napoli, del giugno scorso, che si ap1re con una introduzione,. appunto, di Ma:ria Fortunato rica1cante, in modo quasi totale, - se si eccettua· una brevissima digressione sulla Tealtà economica e sociale napoletana - la relazione che sarà tenuta qualche giorno dopo da Labor al Conwes 1so Nazionale. Né alcun impegno concreto sui problemi di Napoli e del Mezzogiorno può essere dedotto dalla mozione conclusi-va che ribadisce soltanto il carattere di « componente del movimento operaio delle ACLI e la loro volontà di autonomia motivata dalla consapevolezza di avere una vocazione politica distinta e diversa da quella dei partiti». Eppure assai significativo potrebbe essere il ruolo delle ACLI nel Mezzogiorno, e in Campania in particolare; basti considerare la potenzialità e la capillarità dell'organizzazione che - pur nei limiti indicati - esplica un'azione sociale considerevole in settori essenziali, dalla coopeTazione agricola alla istruzione professionale (l'Ente Nazionale per l'istruzione professionale delle ACLI - l'E.N.A.I.P. - nella sola provincia di Napoli ha svolto, l'anno scorso, 60 corsi oui hanno preso parte olt,re 1000 allievi). Sottrarre questo complesso di iniziatiive ad ogni intento strumentale, di natura 1deologica o elettorale, può rappresentare un elemento positivo per lo sviluppo della società .meridionale. E anche per un altro aspetto, di natura più generale,. può risultare importante l'azione delle ACLI. La vita politica in Campania - come ha affermato il giovane delegato napoletano MiglieHa, intervenendo a Torino - dà luogo « ad un quadro fortemente desolante. La solerotizzazione dei partiti della maggioranza e delle opposiziond, il distacco ~ria essi e 1a società civile, che oggi vengono denunciati, trovano in Campania, più che altrove, una drammatica e puntuale conferma». È -. in altre parole - la grande questione del rinnovamento della classe· dirigente meridionale, neUa rappresentanza politica e negli Enti locali, e soprattutto del suo costume civile. L'autonomia delle ACLI, la loro scelta per l'unità sindacale possono costituiTe occasioni preziose per dare un contributo efficace alle forze democrattche che da tempo operano in questa diirezione. Purché, beninteso, la astratta ricerca di un'alternativa « global•e »- non sottragga le A,CLI ad un impegno quotidiano di cambiamento di quella realtà meridionale che, nel· bene come nel male, è il risultato anche della loro presenza. Purché, cioè, il « modo nuovo di fare politica» ceroato dalle ACLI, da. Vallombrosa a Torino, non igno:rii un chiaro e concreto confironto con i vecchi problemi della Campania e del Mezzogiorno. ANTONIO DUVA 58 BibliotecaGino Bianco
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