Il sindacato nuovo • monito che il nuovo sindacato unitario non sarà « l'interlocutore ·comodo ·che qualcuno si attende ». · Sarebbe indubbiamente grave, per tutta la democrazia italiana, se l'unità sindacale dovesse creare « interlocutori comodi » per chicchessia. Il « sindacato nuovo » non deve essere, dunque, un « interlocutore comodo ». Ma è auspicabile che sia un interlocutore responsabile. Da questo punto di vista il congresso della CGIL ha offerto uno spettacolo di luci e di ombre. Le luci sono state rappresentate prima di tutto dagli applausi scroscianti che l'assemblea ha riservato ai rappresentanti della CISL e della UIL. Applausi importanti, perché non facevano parte ·della « scenografia » del congresso, ma esprimevano il sincero entusiasmo della «base» della CGIL per l'unità· sindacale. Ci sembra, anzi, che l'aspetto più importante del congresso sia stato proprio il ruolo di primo piano che, in esso, hanno recitato i « delegati di base ». La critica serrata che molti esponenti della periferia hanno condotto all'eccessiva burocratizzazione dei quadri dirigenti, l'insofferenza espressa nei confronti della « tutela » dei partiti, la fiducia nel processo unitario: sono tutti elementi importanti perché hanno avuto il merito di vincere molte delle cautele contenute nella relazione del segretario generale Novella, spingendo il congresso verso traguardi che fQrse non erano stati previsti e che certamente non tutti auspicavano. Il socialproletario Vittorio Foa, il socialista Piero Boni ed il comunista Bruno Trentin, cioè gli « uomini chiave » del « nuovo coriso » all'interno della CGIL, hanno avuto, cosi, in congresso, piu alleati di quanti non sperassero di trovarne. Ed è stato relativamente facile per loro ottener.e che il congresso proclamasse l'immediata incom.patibilità tra cariche sindacali e mandato parlamentare. Per effetto di questa decisione Agostino Novella, Renato Degli Esposti e Luciano Lama - tutti comunisti - lasciano il loro scanno a Montecitorio, mentre il socialista Giovanni Mosca, avendo optato per il Parlamento, è stato es-eluso da ogni incarico sindacale. Non altrettanto facile è stato, però, ottenere il disi•mpegno dei sindacalisti dagli incarichi di partito. Su ,questo punto le resistenze di Novella sono state notevoli anche se, aHa fine, lo stesso Novella ha dovuto accettare che il congresso sancisse l'immediata incompatibilità: con gli incarichi esecutivi nei partiti, delegando al Consiglio Generale il compito di fissare, entro i!' primo semestr·e del 1970, l'incompatibilità tra incarichi sindacali e appartenenza alla Direzione dei partiti. Tra le « zone d'ombra» va invece collocato il rifiuto, opposto 39 .. BibliotecaGino Bianco
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