Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

·' Il sindacato nuovo l'intervento di Di Vittorio rimane un documento estremamente coraggioso di denuncia del ruolo subordinato che i sindacati svolgevano nei confronti dei partiti. Il grande sindacalista di Cerignola affermò testualmente che « .. .i sindacati non possono essere la cinghia di trasmissione di nessun partito» perché « ciò contrasta con gli stessi interessi dei lavoratori e costituisce un attentato all'unità dei sindacati». Di Vittorio terminò il proprio intervento proponendo al Congresso di impegnare tutti i comunisti italiani ad osservare questo principio. Ma il suo appello non fu raccolto dal PCI. Né poteva essere altrimenti: tutto lo schieramento sindacale italiano era rigidamente ancorato ai partiti di cui, come si è detto, rifletteva anche storicamente Ie vicende. D'altro canto, gli stessi ,quadri direttivi del movimento sindacale consideravano la propria presenza nei sindacati come un mandato da assolvere per conto del partito. Inoltre, la mancanza di una visione pluralistica della società faceva individuare nei partiti, nel Parlamento e nel Governo gli unici « centri di potere » del paese. In base a questa considerazione - certamente arretrata - della società, i sindacalisti ritenevano di dover difendere all'interno ,dei sindacati la linea e l'influenza ideologica dei partiti e, all'interno dei partiti, gli interessi dei lavoratori. In realtà, proprio questo duplice ruolo dei sindacalisti è stata la causa principale del peso relativamente modesto che i sindacati hanno avuto in Italia, dal dopoguerra ad oggi. Essi hanno, infatti, cam-minato « a rimorchio » dello sviluppo economico del paese, limitandosi a condurre una azione quasi esclusivamente « rivendicazionista », impostata - prevalentemente - sulle battaglie salariali. È mancata, nei sindacati, una « strategia delle riforme», ossia una visione globale dei problemi del paese, nella quale innestare l'azione sindacale. Perciò i sindacati si sono bensì preoccupati dei problemi « salariali » degli statali, ma trascurando sempre i problemi della riforma burocratica; hanno sostenuto le· rivendicazioni, giuste o no che fossero non ha importanza, dei metalmeccanici del triangolo industriale, ma non hanno posto con sufficiente energia e concretezza il problema del superamento degli squilibri tra una categoria e l'altra ,di lavoratori e tra una zona e l'altra del paese. Si è detto, non senza ragione, che lo stesso atteggiamento negativo assunto dai sindacati nei confronti della politica di piano, risponde ad una concezione ottocentesca della funzione delle organizzazioni dei lavoratori. È stato, comunque, un atto di rinuncia. Ai sindacati, questo è chiaro, non si poteva chiedere la « resa » nei 37 BibliotecaGino·Bianco

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