Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

Giulio Picciotti - ha detto Piccoli - di fine déll'unità politica dei cattolici .. Vorrei chiarire che il problenia è posto male e comunque in ritàrdo rispetto a posizioni che sono già state anipiamente chiarite. Presenta per noi primaria importanza il problema dei nostri rapporti col mondo cattolico. Ma vale per essi ancora oggi l'intuizione di Sturzo. La DC è un partito laico, aconfessionale, di ispirazione cristiana, non è il partito dei cattolici. La fede religiosa è a monte di queste scelte: può esserne la preniessa e ne è anche, a nostro avviso, una condizione risolutiva. Ma la politica, l'arte di governare le cose terrene, ha un'area tutta sua dove ci s,i divide e ci si incontra al di fuori dei legami della convinzione di fede ». Quale è invece la prospettiva delle ACLI? Il problema dell'insufficienza dei partiti si risolve per Labor « sperimentando sempre nuove forme di autogoverno e di coordinamento delle forze sociali popolari »; e « creando sintesi nuove e diverse », nelle quali assumerebbe un ruolo nuovo il movimento operaio, che riscopre il « valore della sua autono1nia storica». Ma quando si scenda al fondo dell'impostazione laboriana, il movimento operaio si identifica - ed è questo il punto centrale - nei due grandi gruppi, quello marxista e quello cristiano. Gli anni '70, secondo Labor, esigono dal movimento operaio « una corretta impostazione del dialogo tra componenti di origine e tradizione diversa: un dialogo - e qui è citato il cardinale Konig - che non può essere soltanto teorico, ma deve essere anche pratico, svolgendosi sulle cose buone e riducibili al bene ». Se si fa salva l'aspettativa dell'evoluzione del partito comunista, i partiti hanno consumato la rottura. con la società civile di cui le ACLI rivendicano per sé la rappresentanza. Ma anche qui il discorso non è chiaro: esse, cioè, rivendicano una fetta di potere corrispondente alla loro forza, rappresentativa della parte di lavoratori cattolici da essi organizza ti, oppure si propongono come forza che risponde globalmente alla domanda politica della società tutta, alla quale i partiti non avrebbero risposto? I documenti e gli interventi degli esponenti della maggioranza laboriana nel dibattito spingono verso quest'ultima interpretazione. Limitata la rappresentatività dei partiti, escluso il loro peso nei sindacati attraverso l'autonomia, le incompatibilità e l'unificazione, il più ampio spazio politico verrebbe ad essere gestito dal sindacato nel campo economico e dalle ACLI in quello sociale. La loro .azione non sarebbe limitata comunque a questi due settori. Lo spazio amministrativo degli Enti Locali, « spartiticizzato », come 30 BibliotecaGino Bianco

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