Giulio Picciotti del « coHateralismo ». Nel momento infatti in cui si denunciano i partiti perché « hanno preteso di occupare - come ha detto Labor - la società, di espropriare la società di quote rilevanti di po- . tere », e si afferma che « il neocapitalismo non può essere l'ipotesi di sviluppo della società italiana », si è rr1olto più in là dello scambio di accuse tra lavoratori cattolici e partito di cattolici. Labor è partito dalla constatazione dell'attuale crisi del rapporto partiti-società, sul cui recUJpero da pairte dei partiti ha espresso il più profondo scetticismo. Questa crisi - ha affermato in· sostanza Labor - lascia inevasa una domanda di partecipazione po~ litica che può essere colmata da una iniziativa delle forze sociali: sindacati e organismi come le ACLI, purché esse acquistino credibilità conquistando una assoluta autonomia rispetto ai partiti incapaci e contestati. Una volta autonomo e unitario, il sindacato non avrebbe difficoltà all'assunzione di un riapporto con le ACLI come la più grossa formazione che agisce sul campo sociale e non sindacale: tra sindacato e ACLI, insomma, potrebbe avvenire una distribuzione di ruoli e di poteri, di scambi e di deleghe. Si tratta di un disegno molto vasto, dai contorni ancora non ben definiti, che darebbe un ruolo nuovo alle ACLI, diverso da quelli che l'organizzazione è venuta assumendo dalla fondazione, 24 anni or sono, e che sono stati successivamente: il rafforzamento della corrente cattolica nel sindacato unitario uscito dal Patto ,di Roma (alla rottura di questo nel '48), il sostegno anche organizzativo alla nascita della CGIL e successivamente della CISL, l'appoggio alla DC nel mondo del lavoro, fino alla proposta avanzata alla DC dal precedente Congresso acHsta di una convergenza autonoma (che avrebbe, afferma Labor, esaltato il carattere popolare del partito), offerta che, condizionata ad una scelta in terna del partito tra forze modera te e forze innovatrici, venne ,dalla DC rifiutata. Oggi le ACLI rivendicano un potere diretto, che finora non hanno potuto gestire in proprio, e pongono sotto accusa il partito di 1naggioranza relativa: la DC, afferma Labor, si è ridotta ad << un esercizio del potere che finisce per coincidere con l'ordinaria amministrazione ». In questa responsabilità addossata tutta alla DC, c'è il fallimento della strategia delle ACLI; ma ecco che da questo fallimento nasce « la riscoperta dell'autonomia della società civile nei riguardi delle forze politiche » e quindi la nuova richiesta di potere, nel nome, appunto, di quella società civile. · È questo un discorso sul pluralismo proprio di una società avanzata, ricca di articolazioni, di centri di formazione di volontà 28 BibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==