Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

Giorgio La Malfa 4. Una conseguenza i,mportante che discende dall'analisi delle ca.use del persistere della disoccupazione nel nostro paese riguarda la nozione di full employment gap di cui oggi si comincia a fare uso. Sul significato di questa misura quando l'insufficienza dell'occupazione dipenda da,lla domanda aggregata si è detto più sopra. Ma anche quando si atitribuisca - come sembra giusto nel caso dell'Italia - a condizioni di carattere strutturale i'insufficienza dei posti di lavoro, è pos.sibi 1le fare uso deHa nozione di full employment gap. In questo caso, tuttaviia, esso non sarà più misurato dalla elas.tioità della di1soccupazione rispetto alla domanda aggregata, così come si fa negli Stati Uniti 5, ma più semplicemente - così come si faceva ad esempio nello Schema Vanoni (anche se Ie cifre erano assai sottostimate) - moltiplicando il numero dei posti di lavoro da creare per il fabbisogno medio di capitale per operaio. Questa stima del fabbisogno di capitale per raggiungere la piena occupazione, o, come si potr.ebbe chiamare, il capacity gap per paesi con disoccupazione per così dire strutturale, inon è certamente facile a caJlcolarsi; tuttavia, esso dà una misura teoricamente corretta della distanza che ci separa dalla piena occupazione. Ma ciò che è importante rilevare è che la creazione di un potenziale produttivo capace di assorbiTe l'eccesso di manodopera esistente in un dato momento richieda, non una generica domanda di risorse, ma una accumulazione di capiitale e quindi, nella misura in cui si voglia effettuare ta1 le accumulazione ad un tasso superiore ail tasso di cresciita ,del capitale che il sistema economico spontaneamente tenderebbe a generare, richiede sic et simpliciter la rinuncia al consumo delle risorse che debbono .essere accumulate per la creazione di posti di lavoro. Mentre, quindi, nei casi in cui 1 la disoocupazione dipende daM'insufficienza della domanda complessiva, qualsiasi spesa, ,dalle spese di costruzione di beni di capitali, alle spese 5 In effetti la novità portata nella politica economica degli Stati Uniti dai consiglieri economici di Kennedy e in p1 rimo luogo da Okun (sì veda la sua memoria nei Papers and Proceedings of the American Statistica! Association del 1962), è stata di avere calcolato in modo abbastanza soddisfacente l'elastidtà del tasso di disoccupazione rispetto alla domanda aggregata. La stima è che tale elasticità è pari a circa - 1 h, il' che vuol dire che per portare il tasso di disoccupazione dal - poniamo - 6% al 5% è necessaria una espansione della domanda aggregata di circa il 3%. Ciò significa che la domanda aggregata deve espandersi piuttosto rapidamente per portare a delle riduzioni marcate nel tasso di disoccupazione. Tale modesto effetto della domanda sul tasso di disoccupazione è dovuto a tre ordini di cause: le variazioni cicliche del numero di ore lavorate da ciascun operaio, le variazioni cicliche della produttività per operaio e infine la dipendenza del tasso di partecipazione delle forza-lavoro dalla domanda di lavoro. 14 BibliotecaGino Bianco

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