Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

La politica di piano in democrazia bile. D'altra parte, poiché vi è da dubitare che l'elasticità della domanda -di lavoro •rispetto a,l salario sia molto alta - né del resto s,arebbe possibile ridurre se non in proporzione molto modes,ta il livello dei salari reali - è sostanzialmente necessario considerare il livello della occupazione come determinato dalle caratteristiche del patrimonio di beni capi·tali oggi esistente nel nostro sistema economico. Un aum,ento della domanda può dare luogo ad aumenti dell'offerta in termini rea.ili solo nella misura in cui esistano margini di capacità sottoutilizzata, come avviene nelle fasi recessive e come in particolare è avvenuto nel biennio 1964-1965. Il fatto che le difficoltà a rag.giungere la piena occupazione provengano dalla insufficienza della capacità produttiva, piuttosto che ·dailla mancanza .di una adeguata domanda aggregata, è ovvio speciailmente a chi guardi le condizioni deHe regioni meridionali. È però frequente r.itrovare, nelle analisi dei problemi economici del paese e soprattutto nelle discussioni su aspetti e problemi particolari, delle affermazioni che implicitamente postulano una diversa analisi di questo problema, e cioè una sos,tainzia:le convinzione che il problema italiano sia un problema di domanda aggregata. Il Convegno di Napoli, specialmente nell'intervento dell'on. Granelli 4, ha messo in luce questa opinione secondo la quale la cura della disoocupazione richiede un adeguato stimolo alla domanda più che una specifica politica di accumulazione del capi tale. E se è possibile avanzare qui un'ipotesi sul perché persistano queste due differenti analisi delle cause della sottoccupazione italiana, essa è che una parte degli osservatori ha una conoscenza molto indiretta delle effet- .tive condizioni del Mezzogiorno e della disponib1lità di capitale pro-capite nelle regioni meridionali. Del resto, se si fa -riiferimento alle condizioni delle regioni settentrionali negli anni 1966-1968, è concepibile che si abbia 1 la impressione che un aumento di domanda stimolerebbe l'offerta di beni. Questa conclusione sfortunatamente cessa di essere valida per il sistema nel suo compiesso, quando si consideri ll!Ila espansione della domanda quantitativamente rilevante e quando siano .stati riassorbiti i margini di capacità produttiva inutilizzata creata.si nella recessione ,del biennio 1964-1965. 4 Cfr. anche il resocori to del discorso stesso su « Il Popolo » dove si dice: « L'alternativa tra manovre della domanda, con le priorità della piena occupazione~ e problemi di struttura dei meccanismi produttivi è una falsa alternativa deformata dalla tradizione polemica sulla politica dei redditi. In effetti questi aspetti del processo di sviluppo si intersecano a vicenda e 'tocca al piano affrontarli in modo unitario ». 13 BibliotecaGino Bianco ··

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