Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

I , ' LETTERE AL DIRETTORE Lo scrigno chiuso di Foggia Caro Direttore, il fermento che in quest'ultimo periodo di tempo ha pervaso le popolazioni della provincia di Foggia, fermento che conosce tuttora il suo momento di maggiore tensione con l'occupazione dei pozzi di metano del subappennino, mi induce a scriverle questa lettera. Lo· spunto per questo discorso lo offre ancora una volta il Gruppo dei Meridionalisti pugliesi (al quale aderii già n1olti anni addietro) con il documento n. 19, redatto da Vittore Fiore Nicola D'Amati !vlario Dilio Sandro Mandriota Gaetano Pinta e Pasquale Satalino, che prende le mosse da un invito a tutte le forze politiche e sindacali della provincia a presentarsi con univocità di intenti e non più divise. Il Gruppo, a questo proposito, si vuol porre « come un tentativo di 1nediazione, come cemento tra forze che nel teatro delle battaglie meridionaliste si presentano divise» (Vittore Fiore ad un incontro organizzato dal Comune di Foggia il 21/6/1969). Questo naturalmente significa portare la discussione su un campo di richieste reali e possibili. Perché chiedere (come hanno fatto i sindacati) per la sola Puglia 40.000 posti di lavoro a'll'anno per 10 anni, significa impostare una politica di sviluppo in termini affatto generici, epperò illusori. 40.000 posti di lavoro all'anno, infatti, equivalgono a 500 miliardi di investimenti. E se dovessimo moltiplicare tale cifra per tutte le altre regioni e tener conto degli investimenti infrastrutturali collaterali, non è chi non veda la impossibilità reale della richiesta. Tanto da ingenerare sospetti di malafede politica, nel senso di creare una copertura per continuare a versare nell'andazzo clientelistico e trasforwzistico, per cui si fa l'insediamento dove c'è il tizio che lo impone, senza· tema delle conseguenze (mancanza di infrastrutture che si creano appositamente, magari a scapito di popolazioni ugualmente bisognose pronte alla ricezione dell'insediam.ento), perché, come diceva Giovanni Russo, vince sempre chi ha più santi in paradiso. E allora si ripeterà quanto è già avvenuto a Brindisi o a Taranto: a Taranto nella siderurgia e a. Brindisi nella petrolchimica sono stati investiti centinai.a di miliardi. Le esigenze di questi grandiosi insediamenti richiedono l'arrivo à Brindisi e. Taranto della materia prima per via mare. Il prodotto lavorato, cioè l'acciaio e i prodotti chimici, sempre via mare torna nel Nord d'Italia e di Europa per essere trasformato in manufatti nelle varie industrie. In Puglia, cioè, vi sono delle enormi fonti di materia prima che però viene sfruttata altrove. Nei due citati stabilimenti (con oltre 600 miliardi di investimenti) abbiamo una occupazione di appena 7.000 unità. Un rapporto investimento-lavoratore che è vicino ai 100 milioni. 126 BibliotecaGino Bianco

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