Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

·' I 1neridionalisti pugliesi , Anche in agricoltura (il solito punto dolente dell'economia meridionale) il Gruppo non ha 1nai mancato di precisare il suo motivato punto di vista. In un apposito documento, elaborato in occasione della pubblicazione del progetto di legge sul « Piiano verde numero 2 », nel dicembre '65, da Ton1-maso Morlino insieme a Decio Scardaccione, Car,lo Ajello, Luigi Cavazza e Orlando Montemurro, questi esperti dimostrarono che, così come formulato, il cosiddetto piano verde, lungi dal giovare al Mezzogiorno, che non riusciva ad utilizzan1e i fondi messi a disposizione, finiva per beneficiare le regioni del Centro Nord: « è necessaria una differenziazione di incentivi tra Nord e Sud perché interventi uniformi ed incentivi allo stesso livello si risolvono a favore delle zone più mature e, quindi, dei grossi proprietari che in esse operano »: differenziazione degli incentivi previsti dal piano, quindi, e finanziamento per l'irrigazione, senza la quale, nel Mezzogiorno, e particolarmente in Puglia, è inutile parlare di piani di trasformazione, siano essi zonali o più vasti. La trattazione dell'annosa questione agricola tornerà, ancora, in quasi tutti gli altri documenti successivi sulla Puglia, nei quali si porranno, essenzialmente, i problemi delle strutture, dell'industrializzazione e della commercializzazione. All'inizio del 1968 il Gruppo ha diffuso un nuovo documento (l'undecimo della serie) sulle « prospettive della politica meridionalistica » che, non a caso, venne definito (vedi su « La Voce Repubblicana» del 24 gennaio l'articolo di Giovanni Cervigni) un vero e proprio «•pro-- gramma di governo per il Mezzogiorno», nel quale una parte importante è dedicata alla cosiddetta contrattazione programmata e ai cosiddetti blocchi di investimenti. Ricordato che, sinora, nel Mezzogiorno, quell'embrione di potere regionale che è rappresentato dai comitati per la programmazione non si può dire che abbia dato gran prova di sé, il documento denuncia che il rischio che lo slogan: « le industrie nuove al Mezzogiorno » faccia sottovalutare il fenomeno di slittamento verso il Nord di tradizionali industrie meridionali (impoverendo anche il tessuto 1 tradizionale del Sud) e il pericolo che il principio delll'unJità di comando in politica econo1nica giochi a favore del CIPE, ma a danno del Mezzogiorno, almeno sin tanto che non si provveda ad « eliminare per sempre gli equivoci delle cosiddette aree depresse ». Né il Gruppo mancò di prendere posizione ferma1nente critica sulla proliferazione incessante delle aree e dei nuclei di sviluppo industriale, retaggio di vecchi campanilismi, purtroppo coonestati, come sempre accade in pieno periodo elettorale, da senatori looali della DC. E veniamo agli ultimi cinque documenti, usciti in questi ultimi 121 ·BibliotecaGino Bianco

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