Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

' / 1 meridionalisti pugliesi nando con alcune riserve e suggerimenti in materia di società finanziaria in agricoltura, di politica montana, di riduzioni tariffarie per trasporto di prodotti, di turismo, di formazione umana, di posizione degli Istituti speciali di credito e riguardo al pericolo (da evitarsi) di un nuovo dualismo, nel Sud, tra zone ricche e zone povere. Sempre nel 1965, in giugno, venne elaborato un altro documento preparato dall'urbanista Marcello Fabbri (autore, tra l'altro, di Linea jonica ed. « Basilicata ») sullo sviluppo economico della regione pugliese nel più vasto ambito meridionale. In questo documento vennero definiti compiti e funzioni dei « poli », delle aree e dei nuclei di sviluppo industriale, agricolo, turistico e rilevate le difficoltà di procedere ad un coordinamento delle diverse iniziative, in quanto ogni « consorzio » compilava il proprio piano con rigide delimitazioni territoriali e con la possibilità di formulare soltanto ipotesi per ciò che attiene all'ambiente regionale ed interregionale: carenza, questa, che ha suscitato e suscita tuttora distorsioni campanilistiche e paternalistiche che si risolvono a danno di una visione organica delle prospettive di sviluppo regionale. E, quindi, si prese ferma posizione contro l'estensione della « Cassa » al Centro-nord, giudicata una vera e propria incoerenza rispetto alla politica meridionalista. Sulla questione del « polo industriale di sviluppo », proposto dalla CEE, l'ntervento del Gruppo (gennaio '67) si dimostrò quanto mai demistificatore di tanti allarn1ismi e di tanti incensamenti, curando di rendere partecipe l'opinione pubblica della portata e della effettiva dimensione, dell'importanza e dei limiti del progetto dell'Italconsult 12 • 12 Al convegno socialista di Taranto « Il Mezzogiorno degli anni '70 » del 1967 così affermava Ruggero Ravenna nella sua rela:mone (ora in Mezzogiorno e triangolo industriale, ed. Lacaita, 1967) su lo sviluppo del Mezzogiorno e la politica regionale europea; « Voglio citare la critica di fondo espressa dal Gruppo dei Meridionalisti pugliesi che, dopo aver sottolineato come il progetto CEE per il 'polo di sviluppo' sia stato approvato da più di due anni, ricorda di aver ' già espresso in un suo precedente documento la propria p•reoccupazione per il fatto che i piani predisposti dalla mano pubblica e dalla iniziativa privata per il Mezzogiorno non abbiano tenuto in alcun conto il progetto comunitario. Il Gruppo ribadisce la propria convinzione che dovrebbe essere proprio una iniziativa strutturata come quella del polo che è stata avallata e garantita dalla stessa comunità europea, a rappresentare l'occasione propizia per il definitivo decollo dell'industrializzazione meridionale, e pugliese in particolare, nell'ambito di una coerente programmazione che guardi organicamente a tutte le regioni italiane'. Noi non vorremmo che la voce dì questo Gruppo fosse isolata e non per la parte che riguarda la rivendicazione in Puglia delle iniziative, ma per la richiesta di una visione organica dello sviluppo meridionale e la esigenza di elaborare un programma globale che si richiami alla dimensione regionale europea». Già Pasquale Satalino aveva ricordato in « Realtà del Mezzogiorno» (dic. '65) e ne « Il Mezzo~iomo e le Comunità europee» (febbraio '66) come il polo pugliese 119 · Bib.lioteca.Gino Bianco

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