Alfonso Marrese Il primo documento risale al 1965 e si riferisce al rilancio dell'attività della « Cassa ». Le proposte alternative (punto per punto, articolo per articolo) furono discusse, in varie tornate, insieme ai parlamentari di Puglia e Basilicata (che, per la pri1na. volta,. si riunivano assieme) e da questi recepite, come anche dai componenti della « commissione speciale » che, fatte proprie certe tesi ivi contenute, le presentarono ai due rami del Parlamento, nel corso della discussione sulla legge 717 (vedasi, a tal riguardo, l'articolo di Pasquale Satalino che sta ne « Il Mulino» n. 152 del 1965). Nel docun1ento si ribadì, con fermezza, che il Mezzogiorno costituisce « l'unica vasta area di sottosviluppo storicamente configuratasi come grave ostacolo alla effettiva unificazione economica del nostro paese »; si tratta, cioè, « di un grande problema a sé », da non confondersi con la questione degli « altri squilibri regionali e delle zone depresse del Centro-Nord ». Particolare attenzione è, quindi, dedicata ai rapporti tra politica mer,idionalistica e progra1n1nazione economica generale. Tra l'altro, è posta in rilievo l'esigenza di un effettivo coordinamento fra spesa ordinaria e spes.a straordinaria da realizzarsi nel quadro del piano globale di sviluppo del Mezzogiorno. Dopo la richiesta di elevare la percentuale delle quote di riserva degli investimenti delle amministrazioni ordinarie e delle aziende a partecipazione statale, il primo documento si soffermò sui rapporti da stabilire tra organi centrali e regioni, termi~ cui si cominciavano ad elaborare i primi piani territoriali, di Taranto, a cura della Tekne, e di Brindisi, a cura della Cegos, ognll!Ilo dei quali partiva da ip otesi dif- formi e programmava l'intervento industriale senza tener conto dell'intera realtà re-- gionale. Presero posizione contro lo scoordinamento Michele Cifarelli, Gius eppe Bar- tolo, Vittorio Chiaia, Tonino Cirielli, Nicola D'Amati, Nicola Damiani, Vincenzo Fiore, Rino Formica, Giuseppe Giacovelli, Giuseppe Giacovazzo, Vito Late rza, Mosè Locoratolo, Giovanni Masi, Enzo Minchilli, Pasqua.le Satalino, Decio Sca rdaccione, Attilio Scarciglia, Biagio Starita e Vittore Fiore. Anche a quel tempo risale la « lettera aperta al ministro Colombo» di Vittore Fiore, apparsa su « Mondo economico», scritta a caldo dopo uno dei tanti deludenti convegni che si tenevano allora nel Mezzogiorno, in cui la classe dirigente sollecitava insediamenti industriali empiricamente. F. Ventriglia, a seguito di questa l ettera, an- nunziava sulla stessa rivista che il Ministerò dell'Industria dava il via alla programmazione regionale in tre regioni: Umbria, Puglia e Basilicata (solo la Puglia non ottemperò a questa disposizione). Successivamente, sul filo di quella tradizione, va ricordato il primo convegno nazionale sulla programmazione regionale (1959) che i meridionalisti baresi organizzarono nell'ambito della Fiera del Levante, che ebbe come relatore Alessandro Molinar,i e coordinatore l'on. Emilio Colombo, allora mi- nistro dell'industria (vedi Piani regionali e sviluppo economico, quaderno di « Civiltà degli Sca1 mbi » ed. Laterza, introduzione di V. Apicella) dove ancor oggi è utile rileggere i contributi, fra gli altri, di Della Porta, Gaetani d'Aragona, Cifarel li, Troisi, Massacesi, Di Nardi, Galloni, Chiaromonte e Novacco. 118 BibliotecaGino Bianco
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