Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

I meridionalisti pugliesi trapporsi ai partiti ed alle altre istituzioni, ha cercato di svolgere una democratica funzione come « gruppo di pressione» per portare un vero e proprio attacco alle chiuse economie comunali, allo scarso aggiornamento tecnico e alle carenze degli elementi conoscitivi, tentando, soprattutto, di superare il forte distacco fra partiti e società civile, cultura e ambiente. Data dal 1965 una svolta nell'ambito del Gruppo: ci si rende conto, cioè, che, ad onta dell'a1npiezza e specificità dell'informazione, nonostante la vasta divulgazione dei temi ed una abbastanza qualificata partecipazione, i nodi di fondo continuano ad erger.si come ostacoli e i partiti tradizionali non riescono a venirne fuori, prigionieri dei soliti gruppi di potere. Data da allora il tentativo di stabilire un contatto diretto con la base che, in un certo senso, allarmò le forze politiche. Con questa nuova impostazione il Gruppo non intese colpire il ruolo dei partiti e dei sindacati, bensì sollecitarne l'indispensabile funzione ai fini della formazione culturale e civile dei cittadini: una nuova impostazione culturale con la quale si riprendeva un discorso sempre vivo nel Mezzogiorno, dove gli intellettuali sono sempre stati un gruppo illuministico e la base è sempre andata per suo conto 7 • È stato a Bisceglie che questa difficile operazione di sensibilizzazione ha avuto inizio con la « tavola rotonda» sul tema dello « sviluppo economico e sociale del Comune nel quadro della programmazione economica regionale », svoltasi tra Marcello Fabbri (dell'INU), Decio Scardaccione (allora presidente dell'Ente Riforma di Puglia), Rino Formica (del PSI), Michele Cifarelli (del PRI), Sandro Fiore (del PCI) e Nicola Damiani (della DC); moderatore Vittore Fiore 8 • Questo tentativo di sottrarre i problemi della popolazione alle impostazioni dall'alto, portandoli al diretto contatto con la realtà della 7 Un meridionalismo maturo, quello del Gruppo, così come rilevò Piero Ottone sul « Corriere della Sera» (14-4-1968),che non riduce le soluzioni a pure espresslioni economiche. Parlando di Bari e di Aldo Moro (Il moderno statista), Ottone riportava il discorso sul veochio clientelismo, per nulla debellato, anzi rinvigorito, e le nuove forme di dominio quali si esprimono attraverso il potere industriale, nella misura in cui la Grande Industria (privata e pubblica) ha fatto il suo ingresso sulla scena pugliese. « Si scopre pertanto~ scriveva Ottone - che l'industria non basta: che la redenzione del fi'lezzogiorno non è un'operazione puramente economica. Occorre un altro ingrediente perché essa diventi reale. I meridionalisti cli Bari, quali Fiore, Dillo, Satalino ... cercano di interpretare il disagio della regione. Essi hanno lanciato lo slogan audace del 'nuovo nemico'. Dice Fiore: 'Ieri, i1 nemico era 'il blocco agra.rio. Oggi lo è la grande industria che si insedia qui per rimanere un fenomeno esterno all'ambiente ' ». s Gli atti sono stati pubblicati dall'editore Lacaita col titolo « Comune e Programmazione ~>. 115 ·BibfiotecaGino Bianco

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