Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

Alfonso Marrese per molti anni una funzione catalizzatrice di energie culturali, il dissidio Croce-Salvemini, per alcuni anni, è-al centro del dibattito culturale, nell'ambito del gruppo antifascista e dei giovani 3 ; ed è a questa tradizione di crocianesimo critico che va, poi, ricondotto lo studio di Michele Abbate su Croce e la crisi della società italiana, nel quale si valuta l'opera crociana alla luce della storia del nostro paese, ricostruendone il pensiero in rapporto alla realtà politica, sociale, culturale italiana del suo tempo. Ma tutta questa attenzione trova il suo sostrato nella lezione del meridionalismo critico che, « squarciate le nebbie del passato, lo sfrondò della retorica e delle esercitazioni provincialistiche sulla grandezza meridionale di un tempo». La nuova cultura regionale, sorta come opposizione al fascismo, nacque proprio cOn il meridionalismo che « si riattaccava all'illuminismo settecentesco, a Galanti, ad una cultura riformatrice: nacque con il liberalismo di Carano-Donvito, con il radicalismo liberoscambista e antiprotezionista di De Viti-De Marco, con le indagini storiche sul Risorgimento e sul brigantaggio di Antonio Lucarelli, con il socialismo rneridionalista di Salvemini e di Tommaso Fiore. Ecco, senza le battaglie (anche politiche) di questi innovatori (ai quali vanno aggiunti il pedagogista cattolico Giovanni Modugno e il repubblicano Pier Delfino Pesce) che mantennero vivi i contatti con la cultura italiana e i movimenti più progressisti ed attivi del loro tempo, per cui la cul,tura regionale diveniva, in tal modo, nazionale; senza l'apporto personale, di alto valore, di costoro, « non si spiegherebbe come la cultura umanistica potesse uscire dalle vacue astrazioni, in cui una tradizione retorica e 1nunicipalistica (espressione del blocco agrario) l'aveva confinata, e compiere un primo sforzo1 per diventare cultura di una società nuova, di una convivenza umana » (Vittore Fiore). Il Gruppo dei Meridionalisti, proprio nel solco di questa tradizione, ha fatto suoi i temi di denuncia e di revisione dei maestri rendendosi conto che la loro azione risulterebbe sterile senza la rimozione di quei mali endemici, che ancora oggi rappresentano l'ostacolo fondamentale per una ordinata vita civile nei co1nuni meridionali e per l'inizio di 3 Buoni testimoni sono, a tal riguardo, C. L. Ragghianti che nel suo Disegno della Liberazione italiana si sofferma diffusamente sull'antifascismo democratico pugliese e le vivacissime discussioni che si svolsero tra il leader T. Fiore e i suoi esponenti, fra i quali Ernesto De Martino, Fabrizio Canfora, Michele Cifarelli, Domenico Loizzi, Vincenzo e Vittore Fiore, Mario Melino, con Benedetto Croce a Bari; e Ugo La Malfa che, in una sua «testimonianza» su Tommaso Fiore, definisce Bari come « una delle città più vive ... nel lungo, appassionato periodo della lotta antifascista» (vedi « La Rassegna Pugliese», 1967). 112 BibliotecaGino Bianco

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