Nord e Sud - anno XVI - n. 115 - luglio 1969

·' Recensioni mettono bene in luce il comune orientamento di una parte della storiografia europea tra i due secoli, ad identificare la cultura occidentale come una cultura tipicamente «urbana», della quale la città è allo stesso tempo - come nota Martinotti - il principale prodotto materiale e la forma di sistema sociia1e predominante. Con siouro senso dei limiti del proprio Javoro, l'Autore lascia sulle soglie della sua indagine una valutazione puntuale dei contributi de La città antica, La città greca e Medieval Cities ai singoli rami della storiografia in cui cia~cuna opera si colloca, per sottolineare invece i modelli di ainaHsi sociologica che i vari autori impiegano, anche se non sempre lucidamente, nella propria ricerca. Le pagine indubbiamente più riuscite sono quelle dedicate al lavoro di Fustel de Coulanges ed a,I libro di Pirenne sulla città medievale; mentire per il Glotz sarebbe stato forse auspicabile un approfondimento maggiore sull'adattamento dei suoi 1stru1nenti concettuali alle realtà problematiche suscitate dalle più circoscritte fonti greche su cui lo s,torico lavorava. D'altra parte, bisogna tener presente che se è certamente corretto riannodare le origini della riflessione sociologica sulla città ad un certo tipo di storiografia tra i due secoli, valutare gli strumenti •logici impiegati da uno storico (perché, sia ben chiaro, di opere storiche si tratta pur sempre) prescindendo - anzi, mettendo metodologicamente tra parentesi - l'esame dei concreti discorsi ricostruttivi operati, attraverso quelle categorie, su fonti ben dete~minate, è lavoro asiSai rischioso. Il ricorso ad un procedimento di questo genere era imposto a Martinotti dalla necessità di tracciare una rapida storia di modelli logici: ed è tutto suo merito averlo fatto senza abbandonarsi ad accostamenti fuorvianti o a pericolose illazioni. Con l'analisi delle teorie di Weber e di Simmel (del primo vengono presentate pagine da Economia e Società, del secondo da Die Grossstadt), il lavoro raggiunge comunque approdi più sicuri. Forse il quadro di questa epoca sarebbe stato più completo allargando l'esame ad aJltri momenti del pensiero tedesco, iii cui ricordo avrebbe esaurito più compiutamente il panorama delle riflessioni sulla città nella cultura europea di matrice posthegeliana: ma anche nei lirniti della descrizione offerta da Martinotti, il disegno appare condotto con mano sicura; ed anche, su alcuni punti, in notevole e felice indipendenza di giudizio dal Martindale, che pure è, doverosamente, tenuto presente in tutto il corso del lavoro. Completano questa parte pagine del Christaller (da Die Zentralen Orte in Siiddeutschland) e di Mortara (da La popolazione delle grandi città italiane), una novità, quest'ultima ·- come sottolinea Ma1~tinotti - rispetto aille consuete rassegne italiane di sociologia urbana. Ma il momento più felice del lavoro resta, con ogni probabilità, il secondo dedicato all'analisi del sorgere della sociologia urbana del tessùto sociooulturale della società americana, dai «precursori» fino a tutta la scuola di Chicago. Le pagine dedicate ad illustrare i lavori di cui sono raccolti i brani nella ·~econda parte deM'antologia (A. F. Weber, Wilcox, Howard, Park, 109 .Bibl·iotecaGino Bianco

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