.. Recensioni bico attingeva largamente. Ma -essa segnò pure un avvicinamento a GioHtti di una parte degli intellettuali e della cultura politica, in genere accesamente ostili allo stati'Sta di Dronero. L'esempio della «Voce» è indicativo: Prezzolini aveva salutato con favore il ministero Giolitti del marzo 1911 per il suo programma, che appariva quasi salveminiano, basato sulla riforma elettorale e tributaria. Lo scoppio della guerra mondiale e il problema del nostro intervento, cui gli uomini della generazione di Albertini furono nella stragrande maggioranza favorevoli, modificarono radicalmente questa situazione e si ebbe, così, un ritorno violento antigioHttiano. Croce sembrò trasferire contro gli interventisti accesi lo stesso atteggiamento polemico rivolto prima contro il costume dei giovani. L'antiministerialiJsmo di Albertini - come quello di Amendola e di tanti altri fautori dell'intervento ~ si era già profilato alla fine del 1912, in relazione alle prospettive di conflitto italo-austriaco, « diventato ormai inevitabile». Le radici fondamentali della lotta antifascis 1 ta di Albertini vanno cercate nel suo atteggiamento morale: la concretezza umana delle idee, la critica alla perdita del senso della realtà. I temi della lotta antifascista possono essere rintracciati, come ha osservato opportunamente il Melograni, nell'antigiolittismo di Albertini (non bisogna però dimenticare che se per alcuni l'antigiolittismo approdò poi all'antifascismo, per aLtri approdò al fascismo) nel liberalismo economico, nel decentramento amministrativo, nella aspirazione ad un profondo ril]Ilovamento della società, nello stesso puntare sul ceto medio come fondamentale forza di centro e antifascista contrapposta alla plutocrazia prima giolittiana e ora fascista. Infatti, era sitato un tema costante della cultura politica antigiolittiana non socialista la contrapposizione del ceto 1nedio al blocco giolittiano fra socialismo e plutocrazia. E non è forse un caso che invece il giolittiano Salvatorelli individuasse in alcuni settori del ceto medio la matrice sociale del fascismo. Chi scrive queste righe ha dato ailtrove un giudizio sull'attività politica di Albertini nel 1919-'26, basato sulla contraipposizione fra i suoi aspetti conservatùri (negati-vi) ed i suoi aspetti antifasctsti (positivi). La contrapposizione pecca di schematismo e queste lettere forniscono qualche elemento capace di illuminare meglio la questione. Fino alla marcia su Roma il problema della legalità - specie di costante nella condotta di Albertini di questi anni - ebbe una sua chiara e piena giustificazione politica: contenere nell'alveo liberale le due violente spinte, ver-so sinistra e verso destra, che tendevano ad uscire dall'alveo stesso. Dopo la conqui,sta del potere da parte fasdsta - e più ancora dopo il delitto Matteotti - l'esigenza della legalità diventò politicamente controproducente, dato il carattere radicale impresso •allora da Alberitini alla lotta antifascista. · Per ottenere lo scopo nel periodo 1919-'20,soprattutto nei mesi successivi alle elezioni generali del 1919, secondo Albertini occorreva spostare a siniistra l'equilibrio del ministero, soprattutto chiamandone a far parte i riformisti, 101 · BibliotecaGino Bianco
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