Nord e Sud - anno XVI - n. 114 - giugno 1969

Eniilio Nazzaro ternazionale. Si pensi, per lin1itare il nostro esame ai soli paesi del Mercato comune europeo, che in alcuni Stati gli oneri sociali sono integralmente o quasi posti a carico della collettività, m·entre in altri - ad esempio nel nostro - sono sopportati prevalentemente dalla produzione: con l'ovvia conseguenza che in questi ultimi paesi il mondo produttivo viene a trovarsi in una evidente situazione di inferi.orità concorrenziale. Valgano a dimostrare il vero i risultati di un'indagine svolta dall'ISVET sui salari e sul costo del lavoro riferiti all'anno 1966: data la retribuzione lorda uguale a 100,00, il costo del lavoro gravato di oneri sociali è - per i petrolieri: in Italia 144,37, in Belgio 127,40, in Olanda 125,50, in Francia 144,91, in Germania 119,19; - per i chimici: in ItaHa 145,76, in Belgio 129,28, in Francia 143,02 (non si hanno dati relativi all'Olanda e alla Germania) - per i metalm,eccanici: in Italia 145,35, in Belgio 129,66, in Olanda 125,28 (non si hanno dati relativi aHa Francia e alla Germania). Si aggiunga che la situazione italiana non accenna a migliorare: recentemente il presidente dell'IRI Petrilli, illustrando il bilancio dell'Ente per il 1967, ha dichiarato che, sia per il gruppo IRI, sia per il complesso dell'industria nazionale, l'anno in questione ha segnato un aumento del costo del lavoro per unità prodotta. Nelle aziende del gruppo l'aumento è stato de11' 11% , più del doppio cioè di quello registrato nel 1966. Tuttavia esso non appare legato soprattutto ai meccanismi automatici dei contributi e de11a scala mobile; in altri termini non è la risultante di continui miglioramenti salariali, ma una conseguenza dell'accresciuto peso degli oneri sociali. Dai dati della relazione del consiglio di amministrazione risulta infatti che all'incremento del1'8,1 % della retribuzione si è aggiunto un incremento degli oneri sociali pro capite del 20,3%. In conseguenza della situazione delineata, i produttori italiani, anche se spinti dall'esigenza di non subire l'influenza diversificatrice degli oneri sociali in un mercato con livelli salariali molto vicini ad un livello pie-- namente concorrenziale, potrebbero non essere più in grado di assorbire le tensioni registrate dalla voce « costo del lavoro» nell'aumento dei prezzi. E l'equilibrio costi-ricavi finirebbe lentamente col deteriorarsi, incidendo direttamente sui profitti. E poiché il livello dei profitti influenza direttamente quello degli investi1nenti, potrebbe anche darsi il caso - con il danno facilmente immaginabile - che si manifesti (in un momento in cui il deteriorarsi del rapporto costi-ricavi richiederebbe tra l'altro una politica che attraverso maggiori investimenti cerGhi di compensare con l'aum-ento della produttività la flessione dei livelli dei profitti) la tendenza alla diminuzione degli investimenti e al semplice aumento dello sfruttamento della capacità produttiva. 92 BibliotecaGino Bianco

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